Nintendo é la Apple e la Disney dei videogame, capace di sfornare prodotti universali ed idee interessanti, o addirittura geniali che hanno rivoluzionato il mercato e il modo di intendere l’intrattenimento interattivo. Questo assunto, però, dopo gli elogi spesi per nei confronti di “Super Mario Odissey” nella rubrica Art Avenue, non sarà sufficiente per non farmi essere particolarmente critico nei confronti della casa giapponese per un’invenzione che nelle sue caratteristiche si é dimostrata abbastanza controversa, meritando un approfondimento mirato tutto suo.
Questa presa di posizione deriva, come ovviamente avrete capito dal titolo, dall’annuncio dell’imminente uscita di Nintendo Labo. Ma che cos’é questa nuova invenzione della casa di Mario? Facciamo un po’ di ordine. Nintendo Labo si basa su una serie di costrutti dalle componenti in cartone per andare a formare tute da robot, canne da pesca, pianoforti, in cui inserire poi i propri joy-con e lo stesso Nintendo Switch per un’esperienza ancora più interattiva di quanto la nuova console in solitaria possa offrire.
Ovviamente un’invenzione del genere potrebbe risultare suggestiva per dei bambini abituati ad attività consumistiche accentuate ed ammetto che tutto ciò ha anche affascinato me, inizialmente. Poi però ci ho riflettuto su e mi sono chiesto quanto risulti necessario un simile sistema Non si sta forse un attimo eccedendo nella spinta al consumismo questa volta?
Gold!
Quando mi viene da pensare all’oro, non posso fare a meno che canticchiare una famosa canzone degli Spandau Ballet; “Gold”, appunto. L’esplosività con cui viene nominato il minerale nel pezzo, seppur il testo parli d’altro nell’insieme, l’ho sempre trovata il mezzo giusto per caratterizzare lo stupore e la bella suggestione che crea da sempre nelle persone.
L’oro, quindi, é il punto di riferimento, probabilmente più famoso, da cui parte tutto il consumismo fin dai tempi antichi. Un materiale non prettamente fondamentale, dunque, alla sopravvivenza che però fa bene all’anima delle persone istintivamente e può essere scambiato commercialmente. Ma perché citare l’oro in un articolo su Nintendo Labo?
Beh, il motivo é semplice. Fondamentalmente, nel tempo, siamo passati da un consumo di materiali non strettamente necessari che però emozionano in maniera spontanea e che si possono dimostrare utili alla sopravvivenza, a roba non strettamente necessaria pompata però emotivamente in maniera artificiosa tramite la pubblicità e l’onda della spinta consumistica troppo accentuata. E tra quest’ultima categoria rientra proprio Nintendo Labo, in cui la pubblicità di lancio é davvero da manuale del pubblicista.
Le difficoltà concettuali nell’accettare un’offerta simile da parte mia sono legate a più perplessità. Un prodotto di cartone dato in mano a dei bambini, non propriamente molto razionali, può essere esposto a davvero non trascurabili e decisivi incidenti domestici che potrebbero rovinarlo in un batter d’occhio.
L’usura precoce da utilizzo, oltretutto é dietro l’angolo con un’oggettistica composta da del materiale di base così, pur manifestando una certa complessità nella composizione interna delle componenti e la buona idea delle forme di cartone per i controller, che non la rendono propriamente un prodotto fai da te. Funziona abbastanza bene invece il fatto che il cartone possa essere colorato per creare dei modelli interattivi personalizzati. Una grande idea, senza dubbio. Non c’é dubbio che non sia giusto ignorare, tutto sommato, l’idea che c’é dietro all’offerta e la sua capacità di personalizzazione, visto che entusiasmerà sicuramente i più piccoli, ma spendere per entrambi i kit toy-con ben 150 euro, con questi pesanti malus da dover valutare, forse é davvero troppo.
Qualcuno sicuramente avrà da manifestare il suo dissenso in questo senso, rispetto alla mia idea, visto che, per esempio, anche i puzzle sono fatti di cartone, eppure sono accettati eticamente nell’essere venduti anche a centinaia di euro. Ma anche qua il problema é concettuale e legato a una deformazione eccessiva dell’elemento consumistico, quindi le carte in tavola non cambiano molto, e il tutto sembra un vicolo cieco buio in cui la strada é irrimediabilmente sbarrata.
La gente paga troppo per del semplice cartone anche in questo caso, ed anche questa volta si ha a che fare con un metodo realizzativo del cartone dall’impronta industriale come la stampa e la divisione in particolari pezzi, non proprio da fai da te, che però non ne giustificano i prezzi elevati… In quanto trattasi ovviamente di cartone, un materiale comunissimo e a bassissimo costo.
Insomma, Nintendo Labo é la plateale dimostrazione, almeno da questo annuncio ufficiale, di come si stia abbandonando il senso di valore istintivo genuino delle materie prime e del senso di logica utilitaristica in modo troppo spinto. Un abbinamento coadiuvato da una ricerca esasperata di roba concettuale da consumare avidamente, tramite la persuasione della pubblicità, e la noia di paesi ricchi che hanno sempre avuto tutto.
Fortunatamente, però, questa disamina sul prodotto eufemisticamente non troppo lusinghiera, a quanto pare, non é l’unica ad essersi manifestata tra il pubblico, e già sono nati dei piccoli gruppetti di protesta tra i vari videogiocatori. Per me a ragion veduta. E i motivi di tali lamentele si possono ravvisare soprattutto, ma non é una sorpresa, ovviamente nella controversia già trattata del cartone messo a disposizione per l’iniziativa venduto a prezzi non confacenti.
Ma non tutto é perduto, ed é probabile che la stessa società di Kyoto possa tornare sui propri passi e rivedere le carte in tavola, magari proponendo Labo, dopo il lancio, con componentistica di plastica e in abbinamento con un gioco dedicatogli, a un prezzo accessibile di 80 euro, se proprio si deve commercializzare in qualche modo. La speranza, in questo senso é abbastanza forte, sottolineata anche dalla serietà di una società che storicamente tiene ai suoi clienti. Bollini come il seal of quality o lo slogan Nintendo difference, infatti, non sono stati propriamente coniati a caso, a dimostrazione di tutto ciò. Un elemento senza dubbio di vanto che però deve continuare ad essere difeso e mantenuto ovviamente nel tempo.
In ogni caso é giusto segnalare come tra la fine della presidenza Iwata e l’inizio di quella di mister Kimishima, Nintendo sembra essersi trasformata in una vera e propria tigre del mercato che ha virato in maniera decisa verso una svolta commerciale consumistica più accentuata.
La ditta infatti sta tempestando di spot pubblicitari la televisione e internet (personalmente era dai tempi del Nintendo 64 che non vedevo una pubblicità Nintendo così insistente), si é incanalata nella scia del successo delle statuette della linea Skylanders tramite la produzione degli Amiibo, ha inserito elementi di composizione hardware non proprio eccelsi all’interno dei suoi Joycon, come dimostrato da chi li ha aperti riscontrando qualche problema e adesso sta producendo una linea componibile di “giocattoli” dal materiale di scarsa resistenza per cui i motivi di acquisto legati alla qualità e all’utilità dettata dalla durata non sono propriamente presenti.Potrebbe essere un piccolo campanello d’allarme, quindi, come no, per le sorti della reputazione di Miyamoto e co.
Arrivati a questo punto, non ci resta che attendere quelle che saranno le prossime mosse della società giapponese, pur volendomi esprimere in una previsione in termini di vendite future del prodotto, anche per vedere in maniera giocosa se riuscirò a vederci giusto. Per quanto riguarda le vendite, dunque, credo che la summa della spinta consumistica elevata dei nostri tempi, la sicura pubblicità su larga scala di Nintendo, l’impegno lavorativo costante dettato dall’epoca moderna da parte dei genitori che si impegnano poco con la prole e infine la prospettiva di avere degli arnesi che fungono da mimesi ed immersione che fanno più di un occhiolino ai bambini, farà esplodere le vendite inizialmente.
Vendite che dopo il boom iniziale caleranno vistosamente, fino ad azzerarsi velocemente, pur alla fine non costando proprio nulla a Nintendo, che guadagnerà comunque davvero tanto denaro con uno sforzo veramente molto contenuto. Un “fallimento” che verrà delineato dal fatto che dopo la vendita da sold out dei primi due kit di toy-con legati a Labo, alla nuova fornitura di altri kit la risposta non sarà per nulla la stessa con grande probabilità.
La domanda fondamentale in questo senso é questa: quante centinaia di euro sono disposti a spendere i vari genitori, visto che Nintendo Labo si divide in 2 kit, almeno temporaneamente (per poi probabilmente allargarsi, se andrà bene), per dei semplici pezzi di cartone componibili? Onestamente non credo molti nel tempo, confermando che la proposta, l’offerta ludica, ha già vita breve, anzi brevissima, fin da adesso.
Per chiudere, sembra proprio un’offerta che nella sua debolezza di base, legata alla modestissima qualità delle materie prime, venduta a prezzi davvero ingenti, sia proprio progettata per fare il massimo in brevissimo tempo e a perdita zero per poi spegnersi. Una tattica che non ritengo congrua verso il consumatore da parte di un’azienda del calibro di Nintendo.