Nel 2015 i ragazzi di Vile Monarch partecipano alla prima edizione dell’ amJam, un evento che si svolge presso la città polacca di Katowice, aperto agli sviluppatori indipendenti, dove l’obiettivo è creare il miglior gioco possibile in sole 48 ore. Il tema del concorso è “ Questo pappagallo non c’è più”, basato sul celebre sketch del pappagallo morto dei Monty Python. Arrivano secondi, ma il loro prototipo vince il premio del pubblico. Nasce in questo modo Oh…Sir! The Insult Simulator, il simulatore di insulti, che riscuote un certo successo e da semplice archetipo diventa un gioco vero e proprio, sbarcando sui dispositivi mobili, PC e console.
A distanza di un anno il team polacco ritorna con uno spin-off, dando vita a Oh…Sir! The Hollywood Roast, che presenta le stesse dinamiche del primo ma vede come protagonisti celebrità e personaggi del mondo dello spettacolo. Attraverso un buon numero di citazioni cinematografiche, parecchio sarcasmo ed un po’ di cattiveria vediamo cosa offre questo gioco. La versione testata è quella per PS4.
L’obiettivo di Oh…Sir! The Hollywood Roast è semplice: bisogna ideare l’insulto migliore ed “arrostire” l’avversario, colpendolo nel profondo della sua sensibilità per diminuire la sua barra dell’orgoglio e batterlo, come in qualsiasi picchiaduro. Lo scontro però è solo verbale, non c’è nulla di fisico.
I “guerrieri” disponibili rappresentano le parodie di personaggi di fantasia come Dirty Potter (pistolero che ha scoperto di avere poteri magici ed è un incrocio tra il mago di Hogwarts e Clint Eastwood) o attori veri e propri come Marilyn Nomore, ossia Marilyn Monroe. Menzione speciale per The Greasy Wizard (Gandalf), stregone maniaco ricercato per vendita di fuochi d’artificio illegali.
Acting class.
Per prima cosa, se siete dei novizi e non conoscete come funzionano gli scontri, dovrete passare per il tutorial e frequentare un corso di recitazione: l’insegnante è Marilyn Nomore, che in questo caso diventa Marilyn Morphineus (Matrix), vestendo i panni di nostro mentore che ci spiegherà le basi del combattimento.
Ogni partita mette a disposizione una serie di parti del discorso, che andranno assemblate rispettando i vincoli grammaticali (pena la perdita di una piccola quantità di orgoglio), formando così una o più frasi semplici: il risultato andrà a comporre il periodo finale, che rappresenta l’insulto con cui battere l’avversario. Bisogna quindi tenere a mente cosa abbiamo già selezionato e cosa può servirci: visto che il combattimento si svolge a turni di 15 secondi e le parole selezionabili sono in comune con il nostro avversario, può capitare di aver iniziato una frase ma rimanere scoperti del complemento o del soggetto di cui si ha necessità, perché una volta scelte, le parole spariscono per finire nella nostra frase o in quella del nemico. Fortunatamente, ogni personaggio possiede un paio di locuzioni che l’avversario non può vedere, poste in basso a sinistra, che rappresentano una sorta di ancora di salvezza. Le stesse sono anche intercambiabili una volta per round, generandone di nuove in maniera casuale. Il giro termina quando entrambi hanno pronunciato il “roast” e nel nuovo ci saranno altre parole disponibili. Esiste anche la possibilità di mettere in pausa il proprio elaborato, per poter riordinare le idee e continuare nel turno successivo. Nel caso in cui non si riuscisse a completare una frase per mancanze sintattiche, si perde il turno, totalizzando zero punti.
Il punteggio delle frasi, quindi il danno che verrà inflitto, è determinato da vari fattori, quali la complessità del costrutto, la ripetizione di un termine già utilizzato in un round precedente (la cosiddetta combo) oppure lo sfruttamento del punto debole dell’avversario, visto che ogni personaggio ne ha uno e stuzzicarlo farà guadagnare più punti: Dirty Potter se la prenderà a morte se cercherete di sminuire la sua virilità, mentre Marilyn Nomore darà di matto se parlerete di rughe e plastiche facciali. Quando l’ingiuria partorita sarà di nostro gradimento, potremo premere cerchio ed attaccare il nemico. Vince chi riuscirà ad azzerare per primo l’orgoglio dell’altro.
Like a cherry on top of a disgusting insult cake
L’ultima freccia a nostra disposizione è il Comeback: si tratta di un contatore che si riempirà ad ogni insulto ricevuto, aumentando la sua potenza, e potrà essere utilizzato come chiusura del nostro “roast”. Ogni celebrità ne possiede 3 originali, ed a seconda della potenza della barra, verrà pronunciato quello migliore. Utilizzando il comeback, arriverà un rinforzo peculiare a darci sostegno, vedremo così comparire Frodo piuttosto che l’elfo domestico Dobby. Un ottimo sistema per completare un periodo ed infliggere danni considerevoli.
Se il combattimento dovesse terminare in pareggio, si andrà al Cliffhanger, una sorta di spareggio, dove l’insulto migliore consumerà subito la barra dell’orgoglio chiudendo istantaneamente la partita.
Career, single scene, multiplayer.
Terminato il tutorial, il gioco mette a disposizione la partita veloce, il multiplayer locale ed online e la modalità carriera.
La carriera è strutturata in 5 incontri, ognuno dei quali presenta dei mini obiettivi che se soddisfatti faranno guadagnare dei “Golden Parrots” (riferimento a Monty Python), utili per guadagnare i comeback più potenti. Non sarà semplice assemblare un singolo “roast” da 25 punti o terminare l’incontro con una certa percentuale di orgoglio rimasto, e conquistare tutti i 15 parrots è un impresa che richiederà del tempo. Completare la carriera sbloccherà di volta in volta nuovi personaggi, come Wisecrack (un Deadpool con lo scudo di Capitan America ed il Martello di Thor) o Chop Sue E. (un incrocio tra Lucy Liu e Chun-Li di Street Fighter).
Gli stage prendono spunto da film famosi, dal Signore degli Anelli ad i western di Sergio Leone, ed ognuno metterà a disposizione frasi inerenti alla pellicola cui si ispira, oltre a quelle standard.
Are you the one? The star that ends career with his bare roasts?
Se amate il cinema Americano ed apprezzate Bojack Horseman, potreste amare anche questo titolo. Non solo per le innumerevoli citazioni con cui gli sviluppatori hanno infarcito il gioco, ma per la cattiveria, il cinismo e l’irriverenza con cui vengono dipinti attori e situazioni tipiche dello star system. Le povere gemelle Olsen non sono mai state così brutte, non guardatele per troppo tempo perchè potreste contrarre una brutta malattia, mentre Harvey Weinstein vi sta aspettando per un’intervista su un divano letto. Insomma l’umorismo c’è e funziona discretamente bene.
Tecnicamente il gioco presenta una grafica semplice e stilizzata, che fa il suo dovere in una produzione simile senza ovviamente rubare l’occhio. Carine le musiche che accompagnano gli scontri, non certo memorabili.
Completare il tutorial e la carriera, almeno agli esordi, vi porterà via un paio d’ore scarse, mentre una volta comprese pienamente le meccaniche non dovreste impiegare più di quaranta minuti per vincere i 5 incontri. Discorso diverso se s’intende terminare la carriera con la globalità dei personaggi, centrando anche tutti i mini obiettivi presenti nelle singole missioni.
Il grado di sfida, visto che il gioco è completamente in inglese, non è da sottovalutare e capiterà di dover ripetere una battaglia diverse volte prima di avere la meglio. Buone notizie per i cacciatori di trofei: ce ne sono 21, di cui 4 di bronzo, 8 d’argento, 8 d’oro ed il Platino finale.
Oh…Sir! The Hollywood Roast è un titolo bizzarro, che riesce a divertire per la sua originalità e l’ironia che lo contraddistingue, malgrado un gameplay limitato che a lungo andare porterà un continuo ripetersi delle stesse azioni, finendo per annoiarvi. Nonostante le perplessità iniziali, una volta finito il tutorial ed iniziata la modalità carriera ho decisamente cambiato idea, ritrovandomi letteralmente “incastrato” in questa folle corsa all’insulto più fantasioso, volendo ad ogni costo vincere tutte le battaglie. Visto il prezzo contenuto (€ 4,99) vi consiglio di provarlo, soprattutto se cercate un’esperienza che esuli dai giochi convenzionali. Se avete già provato il primo Insult Simulator, statene alla larga perchè questo seguito poco aggiunge all’originale.
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