Tutti i videogiocatori più o meno navigati avranno sentito parlare almeno una volta di Okami, forse persino della sua remastered in HD avvenuta già nel 2012. Ma considerando l’uscita di una nuova remastered per tutte le piattaforme (stavolta supportante il 4K) è impossibile non parlare nuovamente di uno dei capolavori videoludici più riconosciuti, per motivare sia i neofiti che i non a percorrere (o ripercorrere, appunto) quel fantastico viaggio che è Okami. Vediamo più in dettaglio di cosa parliamo:
COME OKAMI, C’È SOLO OKAMI.
Innanzitutto, va detto che Okami è un titolo pressochè unico nel suo genere. Vi ritroverete a dover salvare il mondo, come avrete fatto altre volte…salvo per il fatto che stavolta non userete un ragazzo prescelto di un remoto villaggio, non userete un omone rabbioso che incanala la collera per distruggere ogni nemico che gli si parerà davanti, non potrete creare il vostro eroe preferito. Per stavolta, il vostro eroe sarà Amaterasu (la Dea del sole secondo la religione scintoista), che sarà però in versione Lupo. Ebbene sì, un Lupo bianco senza nemmeno il dono della parola.
E questa sarà forse una delle scelte che vi accorgerete essere tra le più azzeccate riguardo un character design.
Il silenzio di Amaterasu sarà però smosso e condito dal piccolissimo Issun, il vostro baldanzoso compagno di viaggio grande quanto il vostro naso, autodefinitosi pittore itinerante, e che si unirà a voi nell’imparare a padroneggiare il Pennello Celestiale, la vera arma di Amaterasu.
Esatto, non bastava spiazzarvi un po’ dandovi come protagonista un lupo muto: come se non bastasse, la sua arma principale è un pennello. Se qualcuno pensa che non sarà un gioco come tanti altri già provati, quel qualcuno è sulla strada giusta.
PENNELLO GRANDE, GRANDE PENNELLO
Forse meglio chiarire subito che il pennello sarà una delle cose che più amerete in Okami, e che più vi faranno sorridere davanti all’inventiva e alle miriadi di opzioni che questa meccanica vi offrirà. Vi abbiamo detto che è un’arma, ma ad essere precisi va un po’ visto come un Coltellino svizzero divino: con questo pennello potrete combattere, ma potrete anche far fiorire ciò che è appassito, potrete dare fuoco o inondare, creare alberi o bombe dal nulla…e sì dai, in realtà tra le tantissime altre cose che potrete fare, potrete ANCHE tagliare i vostri nemici e ciò che vi circonda, ancor meglio che con una sopracitata spada. Alla fine la spada c’è davvero, ed è tutto in uno: comodo no?
“Dipingere” è molto semplice: con un tasto si blocca il tempo, e da lì vi si stenderà davanti una pergamena in cui potrete usare il pennello, che andrà ad influire su ciò che vi sta attorno. Per esempio, se notate un nemico che vi sta per balzare alle spalle, ed è troppo tardi per schivare, non è mai troppo tardi invece per bloccare il tempo e cercare di intercettarlo con il potere del pennello. Questo renderà terribilmente divertente il combat, per quanto raramente durante il corso della storia esso riesca a costituire una vera e propria sfida.
Ma attenzione, il pennello non servirà solamente per combattere: con esso risolverete pressochè ogni enigma o problema, sarà il vostro strumento perfetto per aiutare gli abitanti del mondo di Okami a risolvere i loro piccoli e/o grandi problemi, che abbiano problemi col pescare o che abbiano smarrito un oggetto.
Forse ora iniziate a capire il paragone con il coltellino svizzero.
“MOTHER TO US ALL”
Vi chiederete chi sia da affrontare e perchè, a questo punto. Sapete che dovrete utilizzare nientemeno che la dea del Sole e della vita stessa, sapete di dover utilizzare un pennello come arma (ma non solo), e sapete che avete un compagno di avventure grande quanto un insetto. L’unica cosa che non vi abbiamo spiegato, è che dovrete cercare di contrastare una maledizione che grava su nientemeno che tutto il vostro mondo, causata da un demone: Orochi. Come molti immagineranno dal nome, anche non conoscendo a menadito la mitologia scintoista, Orochi è un serpente (ad otto teste), che ogni anno chiede in sacrificio una giovane ragazza ai villaggi nipponici. O meglio, chiedeva: dopo un’infinità di angherie e sacrifici umani, gli eroi Nagi (umano) e Shiranui (un lupo che vi ricorderà qualcuno) riescono a sconfiggere Orochi e sigillarlo per sempre. O almeno, lo sarebbe potuto essere, se qualcuno dopo 100 anni non lo avesse liberato dal suo sigillo riportando la maledizione allo stato originale, e dandovi il compito di salvare nuovamente, si spera in maniera definitiva, la sfortunata terra giapponese che era in pace ormai da un secolo.
L’aspetto del sollevare il mondo e gli abitanti dalla maledizione è a dir poco fantastico ed appagante. Vi ritrovete, con ogni probabilità, a passare lentamente dal concentrarvi verso i nemici e verso i combattimenti, a cercare chiunque sia in bisogno d’aiuto, che sia per una decorazione, un trasporto, una ricerca. Dare ristoro alla terra maledetta vorrà dire occuparvi di qualsiasi sfaccettatura, che sia un problema relativo a una persona, ad un animale o all’ambiente, e noterete poco a poco l’enorme differenza coi vostri stessi occhi anche a livello grafico grazie all’enorme impatto ambientale apportato, passando talvolta da un paesaggio a volte infernale, ad uno che potremmo definire per contrapposizione Paradisiaco. E avrete tanta, tanta gratitudine da parte di tutte le forme di vita.
Questa gratitudine sarà, in realtà, quantificabile anche con una risorsa chiamata “Praise”. Questo concept è favoloso: incarnate un dio, che 100 anni fa ha salvato il mondo e da allora è scomparso, e che alla riapparsa della maledizione ancora non si è fatto vivo. Le persone saranno scettiche, ed avranno bisogno di rinnovata fiducia per credere nuovamente in voi, fiducia che conquisterete appunto aiutandole, e facendogli capire che siete e sarete sempre dalla loro parte. Da qua avrete la sopracitata “Praise”, la loro Fede, (oltre ad altre ricompense materiali) che potrete utilizzare per potenziare alcuni lati di Amaterasu, come la quantità di inchiostro utilizzabile o la vita massima.
Ergo, per arrivare al massimo dei vostri poteri, tutti dovranno credere in voi, dovrete essere lo stendardo del popolo, umano e non.
Mica male. Inoltre la quantità e la qualità altissima di contenuti secondari, variegati a puntino, vi terrà impegnati piacevolmente e non in maniera forzata come succede spesso alle componenti secondarie di molti titoli odierni. Provare per credere.
UNDICI ANNI NON BASTANO A FAR INVECCHIARE AMMY
Come avrete capito, le componenti secondarie di Okami risultano essere incisive sul feeling di gioco quasi quanto la storia principale e ciò che è relativo ad essa. Questa è uno dei maggiori motivi per cui, al di là della scelta grafica ben lontana dal realismo e di conseguenza meno atta a sentire il peso degli anni, Okami riesce ad invecchiare benissimo. Aonuma si è espresso innumerevoli volte sull’importanza che ha avuto la loro intenzione di creare un mondo coeso, in cui si fatica a distinguere il secondario dal principale, in cui si avverte la volontà di aver ricercato con cura un’identità e un ordine al mondo di gioco, durante la produzione del pluripremiato Zelda: Breath of the Wild (Gioco dell’anno ai Game Awards, e acclamato dalla maggioranza della critica come possibile miglior gioco di sempre del suo genere). Ed Okami, a distanza di undici anni, rimane uno dei titoli più coerenti con questa filosofia di game design. Sentirete che anche qua il mondo è unico, tutti sono abitanti dello stesso posto anche se vivono in villaggi diversi, tutti ricercano la pace, la semplicità nelle loro vite, e la spensieratezza. Ma non le hanno, chi per l’uno e chi per l’altro motivo: voi dovrete aiutare in questa ricerca del benessere, ottenendo una sensazione di appagamento alle stelle anche se il premio dovesse essere un involtino di riso o un cosciotto di pollo. L’importante spesso non sarà il premio, ma cosa dovrete fare per ottenerlo. Al termine della storia, Ammy e Issun saranno un simbolo di un’esperienza troppo grande per essere descritta con le sole parole, e il solo pensare a loro vi farà chiedere un po’ perchè Okami non sia al pari dei classici Disney nelle culture popolari. Potremmo spoilerare svelando il perchè di queste parole volutamente un po’ sbilanciate, ma vi consigliamo fermamente di scoprirlo giocandolo.
Questa remastered, col suo unico difetto di non avere ancora una volta una traduzione italiana (ormai è ben noto che è oltretutto esistente e facilmente reperibile sul web, segno di una certa pigrizia o negligenza su questo aspetto), ripropone Okami al suo meglio, mascherando ulteriormente i suoi undici anni portati, di base, già divinamente. Praticamente totale l’assenza di bug, resa grafica eccellente (supportato il 4K, sostanzialmente unica vera modifica apportata rispetto alla precedente remastered), audio come sempre magico e immersivo all’ennesima potenza.
Okami è di gran lunga uno dei titoli a meritare più a pieni voti un’altra chance per essere accolto dal pubblico più calorosamente che nel passato, confermandosi un capolavoro che ancora oggi dimostra di avere un che di immortale. Speriamo che sia la volta buona, per meritocrazia se non per altro.