Ori and the Will of the Wisps è il sequel di Ori and the Blind Forest, titolo di Moon Studio pubblicato da Microsoft, uscito su Nintendo Switch, PC e Xbox One. Proprio il primo titolo ha ottenuto lodi sia da parte dei videogiocatori che dalla critica di settore, tanto da essere nominato spesso tra i metroidvania migliori di questa generazione. Ovviamente un successo di questa portata non poteva appartenere ad una sola performance, perciò le avventure del piccolo Ori hanno fatto ritorno sulle piattaforme Microsoft. Ebbene l’11 marzo 2020 arriva e, nonostante debutteranno a breve videogiochi con V maiuscola, il videogioco in analisi ha saputo ritagliarsi un certo spazio tra i titoli attesi dai videogiocatori.
Una storia che risuona leggera
Ori and the Will of the Wisps riparte esattamente da dove si era interrotto il predecessore: una nuova vita ha fatto capolino dal guscio rotto del suo uovo. Si tratta di Ku, cucciolo femmina di gufo, che purtroppo, nonostante i molti sforzi, non riesce a volare a causa di un problema all’ala destra. Fortunatamente Ori si ricorda di una vecchia piuma della madre morta dell’amica, che una volta rammendata alla bene e meglio sull’ala offesa, le permetterà di volare liberamente. Ahimè se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo e una tempesta improvvisa divide i due amici, libratesi in un volo di prova. A questo punto, ormai separati, precipitano nelle terre di Niwen, un tempo assai rigogliose ma ormai destinate ad essere consumate dalla corruzione chiamata Declino. Partirà un lungo viaggio per ritrovare Ku e salvare Niwen, dove non mancheranno nemici e insidie da superare.
Il videogioco sfrutta, come il predecessore, una narrativa leggera, quasi evanescente, che racconta gli eventi proposti in maniera diretta senza ghirigori inutili. Naturalmente non mancano scene che posso far sgorgare qualche lacrimuccia, ma ci sarà spazio anche per altre dal mood più positivo. Inoltre, questo nuovo capitolo approfondirà anche la storia del mondo di gioco, fornendo nuove informazioni sul suo passato, anche tramite alcune quest secondarie. Di conseguenza, per quanto detto finora, non stupisce che vengano trattate tematiche come l’amicizia, l’amore o la speranza. In conclusione, non si avrà tra le mani la migliora storia del mondo videoludico, ma sicuramente un esempio di come necessità fa virtù. In effetti questo prodotto riesce con poco a trasmettere veramente molto grazi proprio alla naturalezza e alla leggerezza con cui l’azione si svolge a schermo.
Le dimensioni contano?
Come si può immaginare, ogni sequel viaggia su di una linea sottile tra la fedeltà al proprio passato ed un processo di rinnovamento del vecchio. Si può dire che sotto quest’ottica il videogioco abbia fatto abbastanza centro. L’ultimo lavoro di Moon Studios riesce a bilanciare il successo di alcune meccaniche del prequel con la capacità di smussare gli elementi meno riusciti. Imparando dagli errori del passato, Il videogioco mette in pratica la formula del “bigger is better”, ottenendo un risultato più vario e vasto rispetto al primo titolo della serie. Chiaramente l’essenza generale da metroidvania non è stata stravolta, anzi si è fatto tesoro degli insegnamenti di altri titoli senza perdere una propria identità. In primis si fa sfoggio di un level design ottimo, che regala aree intelligentemente connesse tra loro e zone raggiungibili con determinate abilità, introducendo così anche del backtracking non assai invasivo.
L’esplorazione sarà uno dei focus del gioco, che spingerà il giocatore a far tesoro delle capacità meccaniche e delle abilità acquisite al fine di raggiungere specifiche zone. Può capitare di imbattersi in una sensazione per la quale non si riesce a comprendere pienamente se non si può raggiungere quello specifico punto per propria mancanza o del personaggio. Tuttavia, con pazienza, testardaggine e pensiero laterale, si riesce a superare ogni difficoltà che è possibile affrontare in quel momento. A favorire tale spirito avventuriero vi è anche un nuovo sistema di salvataggio, che abbandona quello manuale del primo titolo, mantenendo i Pozzi dello Spirito. Inoltre, sfrutta una funzione di autosalvataggio, la cui frequenza dei salvataggi è proprio ciò che facilità e incentiva l’esplorazione. Segue che questo titolo propone un livello di difficoltà più basso del predecessore per le prime fasi, raggiungendo però picchi più ostici per i neofiti nelle ultime ambientazioni.
La curiosità va premiata
La curiosità del giocatore nel raggiungere ogni anfratto della mappa permetterà di ottenere nuove abilità, celle di energia o vitali e di sbloccare missioni secondarie e sfide particolari. Quest’ultime si dividono in: Prove dello Spirito, sostanzialmente delle prove a tempo, e templi del combattimento. La seconda categoria consisterà in degli scontri contro più ondate di nemici, che premieranno il giocatore con slot aggiuntivi per le abilità passive rispetto ai tre di partenza. Segue che tutti i contenuti “secondari”, inseriti da Moon Studios, sono da intendersi come elementi, quasi indivisibili, facenti parte di un unico insieme. Le stesse missioni secondarie, “ingredienti” complementari alla quest principale, vengono sfruttate in parte per approfondire la “lore” generale del mondo di gioco. In sostanza l’ottimo risultato si manifesta in una durata assai soddisfacente, infatti, dedicandomi al tutto con un certo spirito di completismo, mi sono avvicinato moltissimo alle venti ore di gioco.
Il vento del cambiamento
L’aspetto che ha subito più cambiamenti è il sistema legato alle abilità, che propone una maggiore personalizzazione delle capacità di Ori. Nello specifico si abbandona la classica progressione su più alberi del primo capitolo, ed ora ogni abilità, detta anche frammento dello spirito, potrà essere rinvenuta nelle aree di gioco più nascoste oppure acquistata da uno specifico “venditore”. I Frammenti dello Spirito si dividono in passivi e attivi. I primi agiscono sulle caratteristiche/capacità del protagonista (il danno, la salute, il triplo salto…) e devono essere equipaggiati negli slot introdotti sopra. I secondi sono invece strettamente legati ai combattimenti e possono essere sfruttati solamente tre alla volta, anche se è possibile sostituire quelli selezionati con altri attraverso un menu a ruota. L’impossibilità di usarli tutti contemporaneamente può sembrare una scelta limitante, tuttavia si rivela interessante dato che spinge il giocatore a sperimentare build diverse per adattarsi sia nei combattimenti che nelle sezioni platform e più esplorative.
Un altro elemento che ha giovato di qualche cambiamento è il combat system, il quale si scopre più profondo e vario di quello del prequel, nonostante rimanga secondario all’esplorazione. Visto che sono aumentate le capacità offensive del protagonista, per controbilanciare gli sviluppatori hanno previsto una maggiore varietà dei nemici. Un aspetto tutt’altro che da sottovalutare dato che, per avere la meglio su tutti, sarà fondamentale imparare i loro pattern d’attacco e punti deboli. Non sono esenti dallo stesso ragionamento anche le boss fight, presenti in maggior numero rispetto a Ori and the Blind Forest, che potranno essere superate senza troppa difficoltà con la giusta strategia ed una buona reattività. In effetti il giocatore potrebbe essere messo alle strette più che da un singolo nemico, più forte degli altri, dagli scontri con nemici multipli.
Colori in movimento
Naturalmente uno dei tratti distintivi dei lavori di Moon Studios è il comparto estetico incredibile, addirittura in questo ultimo capitolo mostra picchi migliori dei già ottimi risultati del predecessore. I nuovi paesaggi di dell’ultimo lavoro di Moon Studios ripropongono una formula già collaudata, osando leggermente di più e ottenendo in alcuni punti risultati più attraenti e definiti. L’uso alternato di colori caldi e freddi regala ambientazioni più chiare in un caso e più scure in un altro, dagli acquitrini spettacolari ad ambienti bui e sotterranei. Ognuno di essi prende forma come un disegno, seppure fantastico per certi aspetti, coerente e logico con il resto del prodotto.
Come in Ori and the Blind Forest, l’ottima colonna sonora nasce dalle cure di Gareth Coker, che ci ha regalato dei pezzi musicali che lasciano il segno. Tutte le musiche si inseriscono in maniera convincente con il resto sound design, andando ad enfatizzare l’azione in corso senza mai essere eccessivamente invadenti. Risulta riuscita, più nello specifico, l’alternanza tra i brani scelti nelle varie fasi degli scontri con un boss, sottolineando anche il cambio di scena.
Purtroppo, come si sa, la perfezione non esiste e si può incappare in piccole problematiche tecniche, riscontrate nelle nostre ore gioco. All’interno della redazione abbiamo provato il titolo in seguito alla classica patch day one, che a quanto pare non ha risolto del tutto i difetti riscontrati. Sia in tutte le versioni Xbox One, provate da più redattori, che in quella PC, provata dal sottoscritto, siamo incappati in qualche momentaneo freeze nel passaggio tra un’area e l’altra. Inoltre, su PC ho riscontrato un particolare bug durante il caricamento di un salvataggio specifico. Tuttavia, nessuna di queste problematiche ha vanificato in maniera significativa l’esperienza di gioco neanche sulle piattaforme meno potenti.
Conclusioni
Purtroppo le mancanze riscontrate portano Ori and the Will of the Wisps leggermente distante dall’eccellenza. I problemi tecnici e un bilanciamento della difficoltà non proprio equilibrato( caratteristica che può scoraggiare molti nelle fasi finali) accompagnano altri aspetti dalla realizzazione ottima. Moon Studios ha svolto diligentemente il compito di equilibrare, all’interno di questo sequel, le novità e lo stile che ha pesantemente caratterizzato il precedente titolo. Ciò che ci si trova tra le mani rimane un metroidvania di tutto rispetto, non originale ma sicuramente assai solido, che conferma il team di Moon Studios come uno di quelli più degni d’attenzione sulla piazza. In conclusione il titolo, considerando anche il suo inserimento fin dal day one nel catalogo di Xbox Game Pass, rimane sicuramente un must have per i possessori di piattaforme Microsoft e un videogioco da giocare anche solo per cultura videoludica.