Paradise Lost, è l’ultima opera di PolyAmorous Games e All in! Games, è già tentare di inserirlo in una categoria videoludica risulta essere davvero un’ardua impresa. Si potrebbe inserire il titolo nella categoria dei Walking Simulator ma per farlo dobbiamo fare uno sforzo non indifferente in quanto in Paradise Lost l’interazione che il giocatore ha è davvero minima, probabilmente ai minimi storici.
Piccola premessa storica
Tralasciando la categorizzazione di questa esperienza videoludica – ecco questa forse è la giusta definizione – per introdurci al meglio alla storia narrata da Paradise Lost bisogna fare qualche precisazione:
Ci troviamo in Bassa Slesia, precisamente nel sottosuolo della regione polacca, e siamo all’inizio degli anni ‘60 di un universo alternativamente distopico. Per calarci meglio in questa storia bisogna fare delle precisazioni e anche un piccolo sforzo di immaginazione. Torniamo durante la Seconda Guerra Mondiale e proviamo ad immaginare che gli Stati Uniti d’America siano volutamente rimasti neutrali durante tutto il conflitto mondiale. La Germania, messa alla strette dalla Russia, decide di applicare e completare il Progetto Gigante – principalmente mettere in salvo l’elite del Reich in bunker sotterranei per poi bombardare con armi atomiche i confini nemici – ma anche nei sotterranei, per vari motivi che non è mia intenzione spoilerare a chi sarà intenzionato a giocare a Paradise Lost, la situazione degenera. Fatto questo recap pseudo storico possiamo introdurci nella trama di questo gioco.
Una trama intrigante
Ci troviamo nei panni di Szymon, un ragazzino che ha perso tutto e si ritrova completamente solo al mondo con una foto che ritrae sua madre, uno sconosciuto ed un luogo all’interno di un Bunker nazista non troppo distante dalla sua posizione iniziale.
La narrazione si sviluppa quasi totalmente su questo filone, e noi letteralmente accompagneremo Szymon nella sua discesa all’interno del bunker ed in quello che gli sviluppatori, anche con il nome dei cinque atti in cui è diviso il gioco, hanno inquadrato come l’elaborazione di un lutto. La trama è decisamente ben scritta e storicamente accurata nonostante la distopia storica dovuta alle premesse citate in precedenza. Sicuramente lo storytelling è il fulcro di tutta questa esperienza videoludica e in questo gli sviluppatori non hanno assolutamente sbagliato nulla, la trama è avvincente seppur sviluppata con molta pacatezza e l’epilogo sarà davvero sorprendente, profondo e pieno di significato.
Parliamo di “gameplay”
Come dicevamo ad inizio articolo, non si può propriamente parlare di gameplay quando si descrive Paradise Lost in quanto l’interazione che il giocatore ha nei confronti del mondo è davvero ai minimi storici; Pad alla mano si potrà principalmente camminare, aprire porte, azionare leve e premere pulsanti ed oltremodo, ad esclusione del camminare le altre azioni saranno davvero sporadiche e totalmente guidate e prive di qualsivoglia difficoltà.
Comparto Tecnico
Per quanto riguarda il lato tecnico di Paradise Lost le cose da dire non mancano. Nonostante il gioco sia stato prodotto di recente e siamo a conoscenza dello scarso budget a disposizione dagli sviluppatori per la realizzazione del titolo, l’ottimizzazione è insoddisfacente infatti spesso è capitato, nelle sessioni di gioco, di vedere cali di framerate tali da far bloccare il gioco e addirittura crash del software in concomitanza con i salvataggi automatici o immediatamente dopo scene di intermezzo. Inoltre graficamente il gioco sembra un po’ “indietro”. Oltre al fatto che spesso incappa nel fastidioso pop up delle texture degli oggetti nell’avvicinamento ad essi il dettaglio e la risoluzione di queste ultime non è puramente in HD. Tutt’altro di quel che viene mostrato dai trailer pre rilascio.
Una nota positiva è sicuramente il comparto audio che risulta essere adeguato e rende il viaggio si Szymon più immersivo e coinvolgente. Il rumore dei passi che rimbomba nelle stanze grandi, il rumore dei suoi passi nella neve o nell’acqua che riecheggiano aumentano notevolmente il senso di desolazione e solitudine intrinseco nella trama di gioco. Unico neo da segnalare, spesso durante la discesa di scalinate l’audio è afflitto da un bug che non riproduce il suono della discesa degli scalini.
Conclusioni
In conclusione possiamo definire Paradise Lost come un esperimento videoludico differente, un tentativo di andare oltre determinati schemi e pregiudizi andando anche ad affrontare temi abbastanza forti come l’abbandono, il lutto e le sue varie fasi di accettazione con una modalità di approccio al giocatore decisamente fuori dagli standard. Apprezziamo lo sforzo fatto PolyAmorous Games in questo senso ma speriamo vivamente di poter godere di questo tipo di esperienze con titoli più curati nella forma è un po’ più interattivi.
Paradise Lost è disponibile per PlayStation 4 ( retrocompatibile su PlayStation 5) su Xbox One (retrocompatibiltà garantita su Series X/S) e PC ( via Steam e GOG)
Versione Provata: Xbox One