Quello dei CRPG (Classical Role-Playing Game) è un panorama costellato da poche ma importantissime perle del nostro passato – e presente – di videogiocatori amanti del genere. Quando parliamo di questo genere è impossibile non citare clamorosi esempi quali Baldur’s Gate II e l’indimenticabile Planescape: Torment, forgiati dalle sapienti mani dei mitici ragazzi della Black Isle, durante quella che tutti definiscono come epoca d’oro dei CRPG negli anni ’90. Il genere ha poi avuto picchi di più alta e bassa popolarità negli anni, fino ad approdare ai giorni nostri rispolverato ma mai snaturato, nelle iterazioni di Pillars of Eternity e Divinity: Original Sin (giusto per citarne alcuni).
“Perchè questa premessa?”, vi starete chiedendo. Perchè ai ragazzi di Owlcat Games, sviluppatore di Pathfinder: Kingmaker, è spettato un arduo compito: quello di rinvigorire un genere che di per sè gode di una piccola nicchia di appassionati, se confrontato al mirabolante panorama videoludico moderno. E vi assicuro che questi ragazzi ci sono riusciti benissimo.
Un marchio, una garanzia
Se siete fra quelli che hanno rollato 1 su “Conoscenze: Storia”, Pathfinder è un gioco di ruolo pen & paper, diretto concorrente di Dungeons & Dragons (famose a capì). Owlcat Games, con il suo Pathfinder: Kingmaker, ha voluto riportare sui nostri schermi, la più completa e sofisticata esperienza rispetto alla sua controparte cartacea. Certo, vantare un marchio come quello di Pathfinder non è cosa da poco, e il rischio di snaturare l’opera originale, sopratutto se trasportata su PC, è elevatissimo. Ma è qui che lo sviluppatore ha lavorato egregiamente.
Benvenuti nelle Stolen Lands
Inizializzando una nuova partita di Pathfinder: Kingmaker, il gioco ci consentirà di creare l’eroe che desideriamo tra la vasta gamma di core classes che Pathfinder ha a disposizione. La schermata di Creazione del Personaggio è suddivisa in 7 pagine, consultabili cliccando sulle relative voci in alto: Ritratto, Razze, Classi, Skills, Abilità, Personaggio e per ultima un riepilogo di tutte le nostre scelte. Solo alcune Classi, come il Chierico, hanno ha disposizione più “pagine” di personalizzazione, fatto dovuto alle loro particolari abilità. Partiamo dal presupposto che se non sapete cosa giocare o se non siete avvezzi al sistema, il mio consiglio è quello di leggere accuratamente le abilità di tutte le Classi, disponibili nella schermata di creazione del personaggio (consultabili anche nell’enciclopedia in gioco). Questo è il primo e più importante step che dovremo superare, prima di inoltrarci nell’avventura. Pathfinder: Kingmaker vanta ben 14 classi giocabili, più le relative sottoclassi (3 per ogni classe) e le famose classi di prestigio, sbloccabili nel corso dell’avventura previo il raggiungimento di alcuni obiettivi (come l’assegnazione di alcuni talenti e abilità durante la crescita del personaggio).
Anche le razze a disposizione sono in gran numero e sono finemente realizzate secondo i dettami classici di Pathfinder. Vestiremo i panni del classico ed intramontabile Nano Chierico, quelli bisunti di un Mezzorco Barbaro, o un pò più “sofisticato” Gnomo Alchimista? Potrete combinare la Razza e la Classe che preferite, così come personalizzarne l’aspetto e le abilità. Quest’ultime riflettono in tutto è per tutto ciò che il vostro personaggio è capace di fare, nel combattimento come nelle interazioni sociali e nell’esplorazione del mondo di gioco. Quindi avremo valori consigliati diversi da classe a classe, ma nulla ci vieta di costruire un Guerriero con 10 di Forza e 18 di Intelletto. Non sarà di certo utilissimo in combattimento, ma la scelta sta a voi. Inoltre, cliccando una qualsiasi delle classi, avremo un resoconto livello per livello dell’intera crescita del personaggio, così da avere un’idea ben precisa delle sue capacità, aiutando anche i più indecisi o chi non conosce il sistema, a familiarizzare meglio con lo stesso. Infine, il gioco ci viene in contro offrendoci ben 5 personaggi pre-generati, così da darci un’idea delle caratteristiche e abilità che meglio sfruttano le sue competenze.
All’Avventura
La nostra avventura si svilupperà nelle sconfinate distese delle Stolen Lands, una terra selvaggia e contesa, che non ha ancora trovato un eroe degno di colonizzarla. Vagando per queste terre e avendo a che fare con i vari NPC che le popolano, si ha la sensazione di trovarsi intorno ad un tavolo con un abile Dungeon Master. Le sfide sono numerose e ben caratterizzate, e le missioni hanno difficilmente un’unica risoluzione, come si conviene ad un titolo del genere. Potremmo ritrovarci nel bel mezzo di un conflitto tra Mite e Coboldi cercando di sostenere una delle due parti, provare a fare da contrappeso nelle trattative o fregarsene bellamente lasciandoli al proprio destino.
Il nostro personaggio è uno dei tanti avventurieri arrivati nella Città di Restov, rispondendo alla chiamata di Jamandi Aldori e del sindaco Ioseph Sellemius, per mettere su una spedizione destinata a conquistare le Stolen Lands. Dopo un breve prologo che funge da tutorial, verremo catapultati in quello che potremmo definire un open world su scacchiera, dove la mappa del mondo scandirà i nostri movimenti da una parte all’altra della regione. E’ da qui che accederemo alle tantissime locations tutte da esplorare, finemente dettagliate e scolpite su Unity Engine, che caratterizzano il mondo di Pathfinder: Kingmaker. Enormi foreste fatate, castelli in rovina, caverne oscure e fiumi tempestosi sono solo alcune delle zone che potrete esplorare, il tutto con una colonna sonora d’eccezione.
Un’esperienza Pen & Paper
Tutto ciò è condito dalle classiche Prove di Abilità (Ability Check), che ci permetteranno di persuadere un nemico dal proprio obiettivo, portare dalla nostra parte un antagonista, scalare un dirupo scosceso o semplicemente cacciare, cucinare e fare un turno di guardia. Questi sono solo esempi, e non rendono giustizia ai complicatissimi algoritmi che lo sviluppatore ha appuntato per rendere quest’esperienza quanto più vicina possibile alla sua controparte cartacea. Infatti, grazie ad una UI pulita e senza fronzoli, nella parte in basso a destra dello schermo è possibile tenere traccia di qualsivoglia tiro di dato effettuato, che sia per i danni o per una prova di abilità. Questa feature è estremamente utile, sopratutto per scoprire cos’è andato storto nella prova o nel tiro per colpire, optando magari per tattiche diverse. C’è da dire però, che una volta presentata una prova di abilità, il gioco selezionerà il personaggio del vostro roster più adatto ad affrontarla, lasciandovi però l’opportunità di selezionare il pg che preferite. Questo sistema automatizzato rende molto più fluido lo scorrere dell’avventura, sopratutto quando incorreremo nei “Libri di Testo”.
Questi sono in tutto è per tutto delle interazioni testuali simili a quelle già viste in Pillars of Eternity. Si tratta di una delle feature più brillanti di Pathfinder: Kingmaker, riuscendo a catturare la nostra attenzione grazie alle magnifiche descrizioni, mantenendo alta la tensione di gioco. Un libro apparirà sullo schermo e ci racconterà la scena, un pò come funziona al tavolo con un Dungeon Master. Che i nostri personaggi siano lì per seguire delle tracce di una creatura o stiano cercando di salvare dei soldati dalle fiamme, avremo l’opportunità di esibirli in alcune prove di abilità. Il successo o il fallimento della prova determineranno l’esito della scena, il quale raramente risulterà identico. Ma ricordate, come dice il buon Nicola DeGobbis di Need Games e Master d’eccezione: è divertente anche fallire.
“Tirate iniziativa”
Ah, che soddisfazione, che gaudio quando al tavolo la voce del Master risuona con un perentorio “Tirate iniziativa”. Anche in Pathfinder: Kingmaker, ogni battaglia è scandita inizialmente dal classico tiro d’iniziativa, che corrisponde a quanto rapidamente i personaggi e i nemici reagiscono all’inizio dello scontro, stabilendone l’ordine dei turni. Il combattimento è strategico a turni, ma in tempo reale, con la possibilità di mettere in pausa la battaglia in qualsiasi momento, con la semplice pressione di un tasto. Questo sistema ci permette di aggiustare le tattiche al momento del bisogno, impartire particolari ordini ai nostri compagni in un delicato momento della battaglia e così via. Ma come in ogni GDR che si rispetti, non è necessario combattere ogni battaglia. Anche quando l’asticella della tensione si alza pericolosamente e l’odore dello scontro è nell’aria, è possibile parlamentare con alcuni nemici, cercando un modo per farli desistere dallo scontro o, addirittura, portandoli dalla nostra parte. Ciò non avviene, ovviamente, per gli incontri casuali che scandiranno i nostri movimenti sulla mappa di campagna, ma il gioco ci propone la possibilità di eluderli, con un certa percentuale di successo o meno. Un buon avventuriero sa quando è il caso di battere in ritirata o desistere dallo scontro, sopratutto se le risorse sono limitate.
Quando un duro scontro ha messo a dura prova la nostra tempra e l’affaticamento prende il sopravvento, non c’è cosa migliore che riposarsi. E’ la prima regola del buon avventuriero! Scegliete un buon posto dove metter su un accampamento e decidete quanto tempo desiderate che i vostri pg riposino. Questo aspetto è importante nell’economia di gioco, perchè permette di risanare alcune ferite, recuperare le risorse giornaliere (come magie e abilità di classe) e far interagire i nostri personaggi fra loro. Ebbene sì, ogni riposo sarà scandito da una breve e simpatica scenetta fra i personaggi intorno al fuoco, intendi a parlare fra loro. Prestate attenzione a quel che hanno da dire, e imparerete di più sulla loro personalità! I nostri compagni non mancheranno mai di dirci la propria o, addirittura,di battibeccare fra loro, rendendoci più avvincente lo scorrere dell’avventura. Questa è una piccola ma grande innovazione, che regala momenti di serenità, prima di tornare al duro lavoro dell’avventuriero.
To Tame a Land
Se tutto ciò non vi basta, Pathfinder: Kingmaker ha ancora una freccia nel suo arco. Dopo aver terminato il Prologo, avremo accesso alla gestione della Baronia. Il gioco quindi prende una piega completamente diversa, reclamando regioni, costruendo insediamenti, completando missioni con i nostri emissari e così via. Insomma, diventa in tutto e per tutto un gioco di strategia! Questa componente strategica calza a pennello con la struttura GDR. Non saranno poche le occasioni in cui, in qualità di Baroni, verremo richiamati a prendere decisioni di carattere etico-morale, supportando una causa piuttosto che un’altra, o preferendo un’alleanza rispetto ad un’altra. La gestione della Baronia richiede pianificazione e dedizione, favorendo edifici che forniscono bonus determinati, inserendo i personaggi giusti nelle posizioni di potere, sfruttando alcuni eventi a vostro favore potenziando così quelle statistiche che renderanno la vostra Baronia grande agli occhi di tutti i territori confinanti. Una cattiva pianificazione, porterà al collasso la Baronia, ponendo fine prematuramente alla partita. In ogni caso, è possibile evitare questo aspetto di gioco, lasciando all’IA la gestione, concentrandovi su ciò che preferite.
Conclusioni
Pathfinder: Kingmaker è un GDR classico dal sapore moderno, che sa stupire per la quantità e qualità di contenuti. Sin dal primo approccio con il gioco, delle Stolen Lands si percepisce un mondo vivo, che reagisce ad ogni nostra azione e decisione. Si ha la sensazione di essere nelle mani di un buon DM che non prevarica mai, ma che ti accompagna pian piano nell’avventura, regalando momenti di meravigliosa tenerezza e altri di affascinante mistero. La narrazione è piuttosto lenta ma mai banale, e si sposa bene con il sistema free-roaming che il gioco propone, anche grazie alla componente strategica della Baronia, che apporta notevole longevità. La scrittura è d’eccezione, certamente frutto della collaborazione con il grande Chris Avellone, regalandoci dialoghi e descrizioni degne dei migliori libri fantasy. Il mondo di gioco è stato magistralmente replicato in Unity Engine, offrendo un incredibile dettaglio, dagli interni agli spazi più aperti, alle luci fino le caverne più anguste ed oscure. Il gioco non è esente da bug, anche se si tratta di errori di minore entità (solo una volta mi è capitato un crash del gioco, in più di 100 ore). In definitiva, Pathfinder: Kingmaker è un titolo nuovo che strizza l’occhio al passato dei grandi del suo genere, che riesce ad immergere ed immedesimare dal primo all’ultimo minuto di gioco. Non siamo di fronte all’ennesimo GDR degli ultimi anni, ma davanti ad un’opera d’arte tutta vivere e giocare. L’acquisto è d’obbligo per ogni amante del genere, ma mi sento di consigliarlo anche a chi vi si approccia per la prima volta ed è in cerca di un titolo ostico che sa regalare enormi soddisfazioni.
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