Julian Gollop, uno dei creatori dei primi videogiochi appartenenti alla serie XCOM, nel 2019 ha deciso di dar vita ad un suo lontano cugino, Phoenix Point. Il videogioco in questione è stato sviluppato dal designer assieme ad un team, Snapshot Games, sicuramente di dimensione inferiori rispetto a Fireaxis, attuale curatrice di XCOM. Ecco perché, per tentare di realizzare al meglio la propria visione, gli autori sono ricorsi ad una campagna di crowdfunding che avuto un buon successo. Tuttavia, dopo un lancio un po’ burrascoso il team di sviluppo non si è dato per vinto e ha continuato a supportare il proprio prodotto con alcuni contenuti aggiuntivi. La versione comprendente il gioco base e i DLC, denominata Phoenix Point: Year One Edition, dopo essere arrivata su PC e Stadia, si prepara a sbarcare nel corso di quest’anno anche su console.
Resistere è l’unica via
Tutto comincia in maniera assai familiare, con un virus, chiamato Pandoravirus, che comincia a diffondersi a macchia d’olio, piegando una nazione dopo l’altra. A differenza, però, di un certo 19 di ormai amara fama, il virus del gioco non uccide l’ospite, anzi ne provoca una profonda mutazione che lo porta a diventare una creatura mostruosa priva di umanità. L’ultima speranza che separa il genere umano dall’estinzione è il progetto Phoenix Point, un gruppo paramilitare istituito precedentemente dagli sforzi di più nazioni. Tuttavia, i nostri eroi, in assenza del loro capo sparito in circostanze misteriose, sono ormai allo sbaraglio. Nel 2047 tutto ciò che rimane sono un aereo, una manciata di soldati ed una singola base attiva. Sarà proprio compito del giocatore, riportare il Progetto Phoenix Point ai fasti di un tempo, raccogliendo risorse, attivando nuovamente le basi abbandonate, espandendole con nuove strutture, reclutando nuove forze e sradicando le minacce nemiche.
L’esplorazione del mondo attraverso il Manticore, il veicolo aereo sopracitato, sarà fondamentale. Infatti, ampliando il proprio raggio d’azione, il giocatore potrà realizzare gli obiettivi descritti in precedenza e al tempo stesso incontrare i superstiti della razza umana. Quest’ultimi si sono raggruppati principalmente in tre fazioni che, sebbene si oppongono tutte alla minaccia aliena, presentano ideologie completamente diverse su come salvarsi. I Discepoli di Anu sono un gruppo religioso al limite della setta che crede che il virus non rappresenti in toto qualcosa di negativo, ma una possibilità di evoluzione. In effetti, l’esposizione limita alla nebbia prodotta dal Pandora genera delle mutazioni che non comportano la perdita del senno. Tuttavia, il limite tra l’evoluzione e la trasformazione in creature nel corso dell’avventura si dimostrerà più labile di quello che può sembrare. La fazione di Synedrion crede che la tecnologia sia la chiave per affrontare la minaccia aliena, mentre l’ultimo gruppo, New Jericho, è guidato da Tobias West che è convinto che lo sforzo bellico e la non contaminazione con il virus sia l’unica strada per la salvezza.
Tra i carboni ardenti…
Per prepararsi al meglio ad una missione, è necessario esplorare la mappa, così da scoprire nuovi insediamenti e recuperare risorse in punti specifici. Quest’ultime consentono sia di fabbricare l’equipaggiamento necessario ai soldati che costruire varie infrastrutture all’interno delle basi attive, ognuna con funzioni diverse. Ad esempio, esse permettono di ripristinare i punti salute e resistenza dei soldati oppure offrono la possibilità di catturare le creature nemiche, paralizzandole con opportune armi per poi vivisezionarle o trasformarle addirittura in cibo. Tuttavia, alcune di queste strutture, le loro funzioni, particolari ricerche ed unita militari non saranno sempre disponibili, ma si potranno ottenere solo se una delle tre fazioni sopracitate sarà disposta a condividerle.
Di conseguenza la cura dei rapporti diplomatici con le diverse fazioni avrà sicuramente un grande impatto sull’esperienza di gioco. In effetti, qualora si riesca ad ottenere il grado di cooperante per uno dei gruppi di superstiti, allora questo condividerà con noi parte delle sue ricerche del relativo “albero scientifico” ed alcune classi militari peculiari. Nel caso in cui si ottenga addirittura il grado di alleato per una fazione, si avrà accesso automaticamente in toto al loro sapere scientifico. Per aumentarne il consenso, strettamente legato ad un sistema di punti che variano in base alle azioni del giocatore, bisognerà svolgere delle specifiche attività.
In sostanza sarà necessario completare delle missioni del tipo salvare un singolo insediamento dall’attacco dei Pandora, distruggere le colonie di quest’ultimi e/o scegliere la giusta linea di dialogo nelle scene “testuali” proposte. Ad ogni modo, anche se accontentare una fazione può voler dire scontentare un’altra, è possibile mantenere un atteggiamento abbastanza equilibrato. Tuttavia, ciò si traduce in una progressione più lenta dei progressi scientifici anche se possibilmente più completa rispetto a chi privilegi pesantemente un singolo gruppo. È il caso della mia partita, nella quale sono riuscito a mantenere per molte ore lo status di cooperante per tutte le fazioni e solo successivamente sbloccare lo status di alleato per la fazione di Synedreon. In questo caso ho ottenuto la totalità delle ricerche militari e non di questa fazione senza rinunciare ad alcune di quelle degli altri gruppi.
Diverso è meglio…
Gli agenti Phoenix si dividono in 3 classi, ossia soldato pesante, d’assalto e cecchino, alle quali si aggiungono quelle peculiari delle fazioni, ognuna con abilità e attrezzature uniche. Inoltre, ogni unità presenta valori iniziali per tre statistiche, incrementabili fino ad un valore massimo e associate alle caratteristiche del singolo. La Forza determina gli HP e la capacità massima dell’inventario, la Velocità influenza il movimento del soldato, mentre la Volontà agisce sul suo “morale”. A ciò si aggiunge un sistema di abilità, le cui singole componenti attive o passive potranno essere sbloccate una volta che un personaggio ha raggiunto il giusto livello.
Nello specifico si tratta di abilità peculiari per ogni classe con l’ulteriore possibilità di sbloccare, una volta raggiunto il giusto livello del personaggio, una seconda classe e ibridarla con quella iniziale. In questo modo si ottiene l’accesso alle abilità legate alla nuova specializzazione, creando ibridi dalle maggiori possibilità d’azione. Ovviamente per aumentare il livello di un soldato sarà necessario fargli acquisire esperienza sul campo di battaglia. Attenzione però, l’aumento di livello non sarà l’unica condizione per sbloccare le varie abilità dato che ognuna presenterà uno specifico costo in punti , utilizzabili anche per migliorare le statistiche descritte in precedenza.
Nel mezzo dell’azione
L’azione in Phoenix Point è regolamentata da una struttura di base comune a molti giochi simili e in primis alla serie di XCOM. All’atto pratico ogni soldato disporrà di un tot di punti azione grazie ai quali potrà svolgere qualsiasi azione, dalle più basilari fino a quelle più peculiari. Addirittura ogni tipologia di arma presenterà il proprio costo in punti azione sia se si decide di sparare che di mettere in guardia il personaggio. Perfino il movimento di un soldato presenta un costo in punti azione che sarà strettamente dipendente dalla distanza percorsa e dalla statistica Velocità del personaggio. A queste azioni più classiche, si aggiungono alcune abilità del singolo che comportano anche loro un costo in punti azione oltre ad uno in punti volontà.
In maniera differente quasi tutte le abilità attive richiedono un costo solamente in punti volontà che si rivelano quindi uno strumento efficace per aggiungere maggiore flessibilità al gameplay. Ad esempio, non mancheranno occasioni di spendere punti per aumentare la distanza percorsa da un soldato o ridurre il numero di punti azione richiesti per sparare o mettersi in guardia con un’arma. Tuttavia, non si tratta di una risorsa infinita e consumarli tutti vorrebbe dire esporre i propri uomini allo status di panico, attivabile a seguito di determinate azioni nemiche. Nel caso in cui si verifichi ciò, il soldato afflitto dallo status si muoverà in maniera indipendente, spesso esponendosi ai colpi dei nemici e saltando addirittura due turni. Per far sì che i punti volontà si rigenerino, si potrà attraversare apposite aree durante le missioni, far riposare il soldato saltando il turno oppure in alcuni casi uccidere i nemici.
Prendi la mira e spara
Uno degli elementi che contraddistingue la creatura di Julian Gollop è l’abbandono delle percentuali di successo di un colpo in favore di un sistema di mira totalmente diverso. Quando si è in procinto di sparare, appariranno a schermo due cerchi concentrici che descriveranno l’area che il proiettile colpirà. Il primo indica che tutti i colpi partiti dall’arma impatteranno sicuramente nell’area descritta dalla figura, mentre il secondo, più piccolo e contenuto nel primo, sta a indicare che solo la metà dei proiettili colpirà la sua area. In alternativa sarà possibile anche selezionare l’opzione di mira libera che consente al giocatore di controllare tramite il mouse la direzione del “mirino”. In questo modo sarà possibile colpire in maniera più diretta una delle parti del corpo del bersaglio, come ad esempio la testa oppure un braccio. Un’opzione davvero interessante soprattutto se si considera che colpire una specifica parte del corpo non solo diminuirà la salute generale del nemico, ma anche una barra della “vita” associata al punto colpito.
Nel caso in cui la barra di una specifica parte del corpo si esaurisca, ogni colpo diretto nuovamente in quel punto causerà danni maggiori. Inoltre, colpire fino a ridurre a zero la barra di salute di alcune parti del corpo può comportare un malus. Ad esempio, colpire ripetutamente una gamba può ridurre la mobilità dell’unità ferita mentre esaurire la barra di salute di un suo braccio può far sì che non sia più in grado di utilizzare la sua arma o lo scudo. Se si decide di sfruttare questa meccanica a proprio vantaggio, bisognerà tenere conto sia della mira libera che della caratteristica per cui il “mirino” di ogni arma descrive cerchi concentrici diversi dagli altri. In questo modo il successo di un colpo non dipende solo dalla distanza del bersaglio, ma anche dall’arma con cui si spara. Insomma, si tratta di una piacevole meccanica che riesce a dare maggiore tatticismo e personalità ai combattimenti del gioco.
Missioni
Come in parte già anticipato, il giocatore all’interno di Phoenix Point affronterà una serie di missioni piuttosto “classiche”. Ad esempio, dovrà eliminare tutti i nemici di una certa area, recuperare delle risorse in punti specifici o proteggere i civili e l’integrità delle strutture di un insediamento attaccato dai Pandora. Tra queste missioni, risultano particolarmente fondamentali quelle che prevedono la distruzione di un insediamento nemico, che sia una cittadella, un nido oppure una tana. Le missioni associate a questi obiettivi condividono la medesima struttura, ossia quella di uccidere specifici bersagli, respingendo gli attacchi delle altre creature che le difendono. Nel caso del nido, l’insediamento più piccolo, si dovranno individuare e uccidere tutte le sentinelle delle uova. Per quanto riguarda la tana, invece bisognerà uccidere l’Incubatrice, una grande creatura immobile ma con un’enorme salute. Infine, nelle cittadelle Pandora bisognerà abbattere uno Scilla, creatura dall’enorme salute, mobilità e potenza.
Alle missioni descritte fino ad ora, se ne aggiungono altre legate ai due DLC che presentano una struttura identica a quelle del gioco base. Tuttavia, i contenuti aggiuntivi inseriscono nuove tipologie di nemici, i Puri e gli Abbandonati, più alcune cutscene che approfondiscono “la lore” dietro al mondo di gioco. Infatti, una volta completate specifiche missioni si verrà a conoscenza di retroscena riguardanti alcune attività delle fazioni di sopravvissuti. Magari non si è davanti alla stessa quantità e qualità degli intermezzi offerti ad esempio da Xcom 2, ma contribuiscono alla creazione di uno specifico contesto di gioco. D’altronde questo genere di giochi si concentra assai spesso maggiormente sull’offrire un gameplay interessante e funzionale piuttosto che sulla narrativa.
Grafica
L’estetica di Phoenix Point si presenta in maniera abbastanza coerente, dando vita ad un mondo fatto di contrasti in cui l’umanità e il suo futuro sono appesi ad un filo. Di conseguenza ad ambientazioni che testimoniano una presenza umana assai viva se ne alternano altre in cui una nuova flora e fauna, al limite dell’horror, ha preso totalmente il sopravvento. Purtroppo, nonostante la presenza di questi contrasti, è assai visibile una certa povertà di dettagli e ripetizione di asset e di elementi di design di alcune ambientazioni. Perfino, alcuni elementi nello scenario che forniscono copertura a soldati alleati e nemici sembrano essere posizionati seguendo tre o quattro patern ripetuti nel tempo.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, posso affermare che i bug riscontrati dalla community al momento del lancio del gioco non si sono verificati nella mia partita. L’unico che ho riscontrato si è verificato in due occasioni e si è trattato di un temporaneo blocco del gioco tra un turno di un soldato e quello del successivo. Diversamente ho riscontrato spesso dei tempi di caricamento piuttosto lunghi quando ho caricato un salvataggio precedente oppure al completamento di una missione. Ovviamente situazione ancora più amplificata dal fatto che inizialmente avessi deciso di installare il gioco su hard disk invece che su ssd.
Conclusioni
Phoenix Point si rivela un videogioco un poco ambivalente che alterna meccaniche interessanti e più personali ad elementi da migliorare o smussare, come ad esempio il design degli ambienti. L’intelaiatura generale del prodotto prende forma dal sentiero tracciato dalla serie XCOM, anche se è presente il tentativo di modellarla con idee differenti. D’altronde l’uso di una struttura già collaudata fa sì che il gioco possa incontrare i favori dei fan dalla bocca più buona e meno esigenti. Insomma un titolo che si dimostra abbastanza classico e più che discretamente valido senza riuscire a distaccarsi dal fantasma delle produzioni più grandi.