In sala solo dal 4 all’8 dicembre in cinema selezionati e dal 9 dicembre su Netflix esce Pinocchio, scritto e diretto da Guillermo del Toro che decide di prendere un classico dell’immaginario italiano e mondiale e farlo suo, sconvolgendo la storia del burattino più famoso del mondo.
Trama: la potenza della fiaba
Il regista premio Oscar® Guillermo del Toro e il premiato genio della stop-motion Mark Gustafson reinterpretano l’iconica storia di Carlo Collodi facendo intraprendere al leggendario burattino di legno una serie di avventure bizzarre e fantastiche che spaziano tra vari mondi e rivelano il potere vitale dell’amore.
Personaggi e tematiche: vita, morte, amore
La prima domanda che viene in mente è: c’era bisogno di un altro film su Pinocchio? La risposta è sì! Personaggio iconico e ben riconoscibile, ha già all’attivo molte versioni cinematografiche – di animazione e non – più o meno recenti, soprattutto in Italia. Il classico animato Disney, il più recente live action di Robert Zemeckis, quello iconico di Roberto Benigni, la versione cupa di Matteo Garrone, la miniserie di Luigi Comencini e tutti con grandi nomi ad interpretare mastro Geppetto. Nell’ordine: Tom Hanks, Carlo Giuffré, Gigi Proietti, Nino Manfredi.
Guillermo del Toro è riuscito a prendere una storia nota e stravolgerla facendola del tutto sua. Innanzitutto usando la tecnica della stop-motion (la stessa di film come Nightmare Before Christmas e La Sposa Cadavere per intenderci) per un prodotto che narra le vicende del burattino più famoso di sempre. Questo tipo di animazione regala ancora più spessore ad una storia che ha tanto da offrire proprio per la sua natura: pupazzi manovrati per creare narrazione, diversamente da Pinocchio che nasce come “oggetto” da comandare e che invece – con grande indipendenza – decide delle sue azioni in maniera del tutto arbitraria. Un meta-racconto che già pone delle solide basi a tutta la vicenda.
Una storia che crederete di conoscere, ma non è così!
Pensate di conoscere la storia di Pinocchio? Bene. Spazzate via ogni nozione sul personaggio e la storia e spazzatela via. Del Toro racconta la sua versione, quella localizzata in un tempo ed in uno spazio: un paesino italiano durante l’epoca fascista. E non è la solita faccenda del falegname solo che si crea una compagnia, indifeso e gentile. Qui un uomo che ha perso la sua ragione di vita – il figlio che non a caso si chiama Carlo – in un momento di poca lucidità cerca di riavere indietro ciò che il destino gli ha levato per sempre. Uno spiraglio nella disperazione più totale, che in un primo momento non sembra comunque dargli sollievo.
Una favola dark all’interno di un contesto storico ben definito e significativo per un Paese ed il mondo in generale, in un momento di terrore e confusione. Pinocchio rappresenta più che mai il faro di gentilezza e spensieratezza che il mondo sembra aver perso.
Ed è così che tutti i personaggi vengono ripensati per dare intensità al corso degli eventi: il grillo (forse il personaggio più simile al racconto classico) che prende il posto del cuore, un fedele consigliere che decide di proteggere la sua casa; Mangiafuoco, Gatto e Volpe uniti in un unico personaggio – il Conte Volpe – avido e senza empatia, un uomo che pensa solo al suo guadagno anche a discapito del suo devoto compagno Spazzatura (una scimmia che ha molto più da offrire del suo semplice malandato aspetto), la Fata Turchina sdoppiata in due affascinanti “spiriti” che insegnano il significato della vita e della morte al protagonista.
Vivere diventa il focus di tutto il racconto, la morte una dolce conclusione di un viaggio in compagnia delle persone che ami, facendo ciò che più ti appaga. Del Toro crea una sua personale visione sull’importanza della consapevolezza della morte e del suo inevitabile arrivo, rendendola armoniosa nel grande gioco della vita. Pinocchio, col suo fare incosciente, arriva dove tante persone non riescono, aiutando anche chi ha subito un lutto a vederne gli aspetti più teneri.
Il film si mostra da subito audace, senza la paura di mostrare sin da subito la crudeltà della Guerra, la morte innaturale, l’angoscia della perdita. Pinocchio è audace, crudo e allo stesso tempo sensibile nonostante il pubblico a cui è originariamente rivolto, i bambini. Si mostra infatti adatto a persone adulte, che con fare fanciullesco possono entrare in una zona d’ombra della vita, aiutando a comprendere aspetti di essa oscuri e che si tenta di allontanare ma inevitabili. Una fiaba per grandi che hanno bisogno di emozionarsi come fanno i bambini.
A coronare questo sogno ad occhi aperti – seppur tutta la narrazione sia pienamente ancorata alla realtà più tangibile – le musiche di Alexandre Desplat (premio Oscar per le colonne sonore di La forma dell’acqua e Grand Budapest Hotel) che aggiungono poesia ad un’opera già così profonda e ben calibrata.
Conclusione: non il solito Pinocchio
Guillermo del Toro con il suo Pinocchio usa un personaggio emblematico e facilmente identificabile come pretesto per raccontare il senso della vita e della morte, riuscendo a non banalizzare nessuna delle due. Un’operazione complessa, che è riuscito egregiamente a mettere in atto dando dignità a tutti i personaggi del romanzo di Carlo Collodi ed anzi, omaggiandoli. Scordate tutto ciò che sapete su questo iconico personaggio e lasciatevi trasportare da un racconto inedito e che ha tanto da offrire, con una giusta dose di malinconia.
Una storia che appassiona, emoziona, fa riflettere e sognare ben intrecciata ad una tecnica e un’immagine studiata e curata.
Pinocchio, diretto da Guillermo del Toro e Mark Gustafson, prodotto e distribuito da Netflix uscirà in cinema selezionati dal 4 all’8 dicembre e dal 9 dicembre su Netflix.
Data di uscita: dal 4 all’8 dicembre al cinema, dal 9 dicembre su Netflix
Durata: 114 minuti
Paese: Stati Uniti D’America, Messico
Anno: 2022Distribuito da: Netflix
Produzione: Netflix Animation, Jim Henson Productions, Pathé, ShadowMachine, Double Dare You Productions, Necropia EntertainmentGenere: Animazione, Fantastico
Regia: Guillermo del Toto, Mark Gustafson
Sceneggiatura: Guillermo del Toro, Patrick McHale
Fotografia: Frank Passingham
Montaggio: Ken Schretzmann
Musiche: Alexandre Desplat
Voci originali
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David Bradley
Tilda Swinton
Christoph Waltz
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Ron Perlman