Princess Peach Showtime! Intro e storia
La Principessa Peach è nota nel mondo dei videogiochi per non aver mai fatto praticamente nulla, se non farsi salvare da Mario. I tempi però sono cambiati ed ecco che, durante una visita ad un teatro e la comparsa del consueto cattivo di turno che mette tutto a gambe all’aria, decide di intervenire in prima persona. Come spesso accade, ecco che per salvare il teatro degli Splendì, delle strane creature con un nasone luminoso, la nostra principessa avrà l’aiuto di Stella: una sorta di “anima guida” del teatro stesso.
La malvagia Uva Spina, con velleità teatrali tanto forti quanto immancabilmente disilluse, ha preso il controllo di tutti i piani del teatro, rapendo per giunta tutte le Splendì protagoniste dei vari spettacoli in locandina. Presa da un’improvvisa voglia di fare, la Principessa Peach dovrà avventurarsi di stage in stage teatrale, con varie ambientazioni e vari costumi di scena che le conferiranno di volta in volta specifiche abilità o poteri speciali.
Realizzazione (tecnica e artistica)
Tutti gli ambienti sono ricostruiti come una perfetta coreografia teatrale, e sono decisamente vari e divertenti. Non dovendo rispettare alcuna coerenza di fondo, si potrà saltare senza soluzione di continuità dal uno scenario western ad un’avventura spaziale ad un B-movie sulle arti marziali. In tutto vi sono una dozzina di ambientazioni, e rispettivi costumi per Peach, perfettamente coordinati. Alcuni sono più da combattimento, mentre altri richiedono la soluzione di semplici enigmi, come quello legato al mistero con il costume da detective.
Una nota di merito al comparto sonoro. Tutte le musiche si adattano perfettamente a ciascun ambiente, con motivi che enfatizzano la tipologia di ogni specifica coreografia aggiungendo una perfetta “drammatizzazione” teatrale. Naturalmente potendo spaziare tra contesti così diversi è estremamente varia e non verrà mai a noia con il rischio di risultare ripetitiva o stucchevole.
Gioco e giocabilità
A ben vedere Princess Peach Showtime! si propone di offrire un mix di più generi, anche se l’action prevale su tutti. Non mancano però sezioni di sparatutto 2D, platform, picchiaduro ed avventura ad enigmi, quasi sullo stile dei punta e clicca. Spessissimo il gioco fa ricorso a sequenze ad avanzamento fisso, in cui occorre far ricorso a sequenze di comandi praticamente predeterminate. Fortunatamente sono ben distribuite e non risultano pesanti. Il limite maggiore è costituito dal fatto che questa varietà di stili non viene fusa, ma, così come per le coreografie, messe in fila l’una all’atra senza alcuna pretesa di coerenza.
A livello di giocabilità tutto è gestito in maniera convincente, con comandi precisi e puntuali. Probabilmente per scelta e per non confondere i giocatori, il titolo è palesemente concepito per un pubblico molto giovane, fa uso di solo due tasti. Uno generalmente corrisponde al salto, l’altro assume di volta in volta funzioni diverse a seconda del costume di scena e delle abilità che ne derivano.
Pro e contro
Un gioco che non fa nulla di veramente male o di sbagliato, ma che appare costantemente senza molto mordente. La longevità non è particolarmente estesa, sia per il numero dei livelli che per l’intrinseca facilità della sfida. Per ogni ambientazione vi sono solo due livelli più un terzo, finale, dove libererete la corrispondente Splendì. Se non ci si vuole concentrare su tutti i collezionabili, le minisfide o le attività post endgame, una decina di ore saranno più che sufficienti per portare a compimento l’avventura. Tutti i livelli sono comunque giocabili per recuperare eventuali extra di cui sopra che ci saremo potuti perdere.
Bene i boss, che offrono una discreta varietà di situazioni e modalità di scontro. Nessuno di loro è impegnativo ma il divertimento è assicurato. La storia invece è ovviamente abbastanza scontata e i dialoghi piuttosto banali, anche se assolutamente adatti allo stile “recitativo” che il titolo ha ovviamente deciso di utilizzare.
Giudizio
Princess Peach Showtime è il primo titolo dedicato ad un personaggio che, seppur centrale, non ha mai avuto un ruolo da protagonista. Si ha però la sensazione che al di là dell’operazione (anche commerciale) di spingere un personaggio femminile, il gioco non abbia saputo trovare una precisa identità e dimensione. Pur restando gradevole, giocabile e senza cadere in topiche particolari; l’impressione finale è quella di una produzione un po’ troppo piaciona, che non ha saputo, o voluto, prendere una direzione precisa.