Project Cars 2 apre ufficialmente l’autunno d’oro dei giochi di guida. Assieme agli imminenti Forza Motorsport 7 e Gran Turismo Sport, il fine anno del 2017 sarà probabilmente ricordato come la più grande stagione di tutti i tempi per i giochi di guida. Il lavoro di Bandai-Namco, sviluppato da Slightlymad Studios, è dunque il titolo che apre ufficialmente le danze e, l’unico dei tre, ad essere disponibile sin dal suo esordio in formato multipiattaforma: PC, Playstation 4 ed XBOX ONE.
E’ bene ricordare come il nome Project Cars sia significativo delle sue origini. Il concepimento di questo gioco nasce infatti da una raccolta fondi indipendente, effettuata a suo tempo sulla nota piattaforma Kickstarter. Un vero e proprio progetto che, come recita il suo slogan, è “fatto dai piloti per i piloti”. Forse, anche per questo motivo, gli sviluppatori non hanno mai fatto mistero di voler attribuire alla loro creatura i connotati di autentico gioco simulativo. Tutto ciò a scapito dei prodotti concorrenti, considerati più arcade, meno impegnativi e, in ultima analisi, più adatti ai giocatori (piloti) occasionali. Prima di illustrare le nostre impressioni a riguardo, ci soffermeremo sugli aspetti estetici del gioco, dal momento che…
Anche l’occhio vuole la sua parte, eccome!
Come prima cosa vorremmo parlarvi della confezione o, come va di moda adesso, del package delle Limited Edition di Project Cars 2. I riflessi ed i colori del cofanetto metallico esaltano a meraviglia le tinte del paesaggio innevato scelto per la copertina. L’aurora boreale che si staglia sopra gli alberi sembra quasi prendere vita; davvero un ottimo lavoro.
Restando in tema meteo paesaggistico, l’intro ci regala una passerella di vetture sotto un’ampissima gamma di condizioni climatiche. Nuvoloso, pioggia, temporale, neve, bufera… Una delle principali innovazioni annunciate dagli sviluppatori era infatti la gestione dinamica delle condizioni meteo e del ritmo diano giorno-notte. Promesse mantenute: la varietà di condizioni climatiche è vastissima e le transazioni tra di esse sono gestite perfettamente. Nelle gare libere è poi possibile impostare quattro distinte condizioni climatiche, oltre naturalmente all’orario di partenza. Non aspettatevi possibilità pazze: in base alla location del tracciato alcuni fattori climatici non saranno, coerentemente, disponibili. Quindi… niente bufere di neve a Dubai.
In Project Cars 2 la varietà degli ambienti è notevole, sono infatti quasi cinquanta le location presenti, che spaziano dal classico circuito della F1, ai grandi ovali della velocità americani, ai circuiti urbano/cittadini. Ciascuna ambientazione presenta poi diverse varianti, per un massimo di tre. Ottimi gli effetti della luce del sole ed i riflessi sul terreno, in particolare quando è bagnato, e sulle carrozzerie. Un po’ meno convincenti gli effetti legati al bagnato, molte volte poco credibili. Le nuvole d’acqua sembrano una sorta di chioma attaccata al retrotreno delle vetture e lo stesso bagnato sulla carrozzeria si comporta, con l’aumentare della velocità, in maniera non del tutto realistica. Le goccioline d’acqua sembrano infatti scorrere lungo invisibili ma immutabili solchi, e, sopra i 60/70 Km/h si muovono a velocità e direzione costanti, in rettilineo così come in curva.
Uno sguardo fuori dal finestrino
Numerose le imperfezioni ed i bug grafici che abbiamo riscontrato. Naturalmente siamo fiduciosi ed immaginiamo che i futuri aggiornamenti andranno a risolvere gran parte dei problemi, ma attualmente dobbiamo segnalare che è presente un tearing decisamente vistoso, soprattutto nelle curve strette che implicano cambi di prospettiva particolarmente repentini. Altro aspetto decisamente fastidioso è costituito dall’asfalto appena visibile oltre il cofano della propria autovettura. Con la velocità si ha l’impressione di osservare una sorta di “nuvola” grigiastra che si muove senza soluzione di continuità con il prosieguo della pista. E’ un problema comune a molti altri giochi di guida, ma qui risulta alquanto evidente e vistoso.
Nulla da eccepire circa la modellizzazione delle vetture in condizioni perfette; forse qualche cosa in più si sarebbe potuta fare circa i danni estetici, troppo standardizzati. Basta un colpetto sulla portiera per generare un danno, preimpostato, su tutta la fiancata. In ogni caso, le quasi duecento auto, dal go-kart a quelle più estreme, saranno uno spettacolo per gli occhi di tutti gli appassionati delle quattro ruote. Medesimo discorso per gli interni, davvero dettagliati e minuziosamente curati.
In conclusione, molto è stato fatto, ma altrettanto resta da sistemare, in termini di pulizia grafica. A parziale spiegazione, non giustificazione, resta il fatto che, decidendo di sviluppare il titolo per più piattaforme, si è probabilmente dovuto a scendere a compromessi con gli hardware meno performanti.
Prima di allacciarsi le cinture
Uno degli aspetti di Project Cars 2 che più ci ha stupiti, in positivo, è la vastità delle opzioni messe a disposizione nelle varie voci e sottovoci del menù principale. Pur rimanendo intuitivo e molto ben organizzato, offre la possibilità di personalizzare praticamente ogni cosa. Solo i settaggi della difficoltà del gioco prevedono la possibilità di gestire separatamente danni, abilità piloti avversari e loro aggressività, customizzare le visuali sia dell’hud sia dei comandi. Ancora più dettagliate le opzioni riguardanti gli aiuti alla guida, suddivisi a loro volta tra quelli presenti nelle vetture reali e quelli possibili solo in un videogame. In queste righe ci siamo limitati a riassumere i principali, ma è davvero presente una miriade di parametri per differenziare la propria esperienza di guida. Precisiamo inoltre che i valori di default proposti sono tutti abbastanza elevati: è l’impronta voluta dagli sviluppatori e si riflette chiaramente anche in questi aspetti.
Riguardo alle modalità di gioco, le opzioni disponibili non sono numerosissime, ma indubbiamente ben concepite. Abbiamo già parlato degli infiniti settaggi disponibili nella “gara veloce”, ma anche la modalità carriera è stata implementata in maniera funzionale e per quanto possibile innovativa. Si potranno infatti creare e gestire più piloti e, soprattutto, decidere da quale livello partire, con la sola esclusione dei tre gradi più avanzati.
Una nota che per molti può essere negativa è costituita dal parlato esclusivamente in lingua inglese. Sia le spiegazioni fornite ad ogni ingresso in un nuovo menù, sia le comunicazioni dai box saranno tutte nella lingua di Shakespeare. Magari sentire bofonchiare una raccomandazione in inglese fa molto atmosfera GP, ma dover obbligatoriamente prestare attenzione a quel che ci viene detto mentre si è in piena bagarre può rappresentare una difficoltà aggiuntiva del tutto gratuita.
Con il volante tra le mani…
Project Cars 2 è un gioco volutamente impegnativo: lo abbiamo già ripetuto più volte e gli autori stessi non ne hanno mai fatto un mistero. Anche alla luce di queste premesse, rimaniamo tuttavia non del tutto convinti della bontà delle sensazioni che si provano mentre si è al volante.
Personalmente non condividiamo l’assolutezza dell’equivalenza simulativo = difficile. Una simulazione è semplicemente un tentativo, il più possibile fedele, di ricreare artificialmente le sensazioni di un’esperienza reale. Spesso, ma non sempre e non necessariamente, tutto ciò si traduce in un fisiologico incremento della difficoltà. Qui, al contrario, il gioco ci è apparso più meramente difficile che simulativo. Di seguito vi spiegheremo meglio quali siano state le nostre sensazioni e cosa ci abbia portato a dichiarare le affermazioni appena sostenute.
…e il piede sull’acceleratore
Gran parte dell’attenzione e della maestria che ci vengono richieste riguardano la gestione della trazione. In frenata, curva e accelerazione, la preoccupazione principale (e costante) è quella di non far trasformare la macchina in una sorta di saponetta impazzita. Si avverte tuttavia che tutto ciò avviene in un contesto quasi esclusivamente “bidimensionale”. Le auto slittano, sbandano, vanno in testacoda alla prima frenata sbagliata o accelerazione prematura ma, di contro, restano puntualmente quasi sempre “incollate” al suolo. Anche nelle situazioni sotto controllo, ad esempio nei curvoni più veloci, si avvertirà molto poco il maggior carico sulle gomme del lato esterno.
Medesimo discorso per le diverse superfici, che si comportano in maniera pressoché uniforme. Unica eccezione il passaggio sulle pozze d’acqua, che fanno perdere un po’ di trazione, ma che si sviluppano trasversalmente alla pista per tutta la larghezza della carreggiata, come una sorta di rallentatore/dosso artificiale.
Anche il comportamento da vettura a vettura non appare così ben differenziato come ci si aspetterebbe. Per tutte queste ragioni e per il feeling di guida generale, ci sentiamo di affermare che il gioco non è difficile perché simulativo. E’ – volutamente – difficile in quanto tale.
Il verdetto della pista
Project Cars 2 è un titolo fiero e risoluto, che non scende a compromessi e si fa apprezzare, o disprezzare, per ciò che decide di offrire, senza preoccuparsi minimamente di apparire diversamente da ciò che è. Offre moltissime personalizzazioni e una grandissima varietà di ambienti, ma, alla fine, costringerà inesorabilmente il videogiocatore ad adattarsi a giocare con lo stile che lui stesso gli impone. In ultima analisi il particolare feeling di guida e le sensazioni ricevute inducono a doversi preoccupare ossessivamente ed in maniera totalizzante soltanto di alcuni aspetti.