È inutile negarlo: Red Dead Redemption 2 ha attirato su di sé tutta l’attenzione del mondo dei videogiochi, facendo parlare ogni singolo canale legato a questo universo. Ecco perché, per scelta, abbiamo voluto dare al gioco di Rockstar molto più tempo di quanto non serva per qualunque altro titolo, prima di dire la nostra.
Sono passati 8 anni ormai. 8 lunghi anni da quando John Marston è morto e risorto, per poi consegnarsi alla leggenda. Attenzione però. Perché quando una leggenda, si paragona ad una super-leggenda, beh, avete capito. È successo più o meno questo: può un gioco superare e, per certi versi, surclassare un gioco che sì ha 8 anni in più, ma è un capolavoro di “arte contemporanea”? Sì gente, la prova tangibile è a portata di pad. Che Rockstar lavori in modo esemplare si sapeva già, infatti eviterò frasi del tipo “meraviglioso”, “uno spettacolo per gli occhi”, o “l’attesa più ripagata della storia”. No, troppo facile, troppo banale, vista la firma dell’opera.
Rockstar ridefinisce il level-cap nell’Olimpo dei videogiochi. Trattandosi del seguito più atteso degli ultimi anni, era giusto aspettarsi molto, ma il rischio di non alzare sufficientemente l’asticella c’era. Infatti c’è stato anche chi (giustamente?) manteneva bassa la “febbre” da RDR2, per poi ricredersi dopo pochi minuti di gameplay. Si intuisce dall’inizio che si tratta di qualcosa che difficilmente scorderemo, a livello di gioco, atmosfere, personaggi e soprattutto varietà e quantità di cose da fare. La scena dei cavalli che attraversano la neve lasciadosi dietro la scia, sono il preludio al film diretto da Rockstar, che ha come missione quella di far innamorare il giocatore al primo istante. Sinceramente trovo che, a prescindere dai gusti, ci siano situazioni dove la bellezza diventa quasi oggettiva, per quanto sbagliato sia questo concetto, e RDR2 riesce a fare questo: ad uscire dai parametri ordinari della bellezza. Qui nasce il mito, la leggenda di un eroe solitario e coraggioso, un uomo violento e senza scrupoli, che con orgoglio ed irriverenza sfida la legge ed il fato. Qui l’uomo si confronta con una natura impietosa, selvaggia ed imprevedibile, cavalcando per giorni sotto un cielo meraviglioso.
Giocato sulle console performanti (One X e Pro) diventerà un vero e proprio film da ammirare per tutto il tempo di gioco, ma anche sulle versioni base non sfigura affatto, anzi. Il giusto mix tra la grafica, la musica (da sempre fiore all’occhiello della casa), la sceneggiatura, il gameplay e la scorrevolezza sono un’impronta indelebile che qualcosa è cambiato e, come spesso succede, i responsabili sono sempre loro, la banda dei Rockstar, per dirla in chiave western. Le citazioni e gli easter-egg sono un’altro aspetto che ha da sempre caratterizzato i lavori della software house: da Tarantino a Clint Eastwood, da Morricone a Leone, i legami con il cinema sono chiari e, come sempre, volutamente inseriti rendendo ancor più iconico anche il semplice ingresso in una villa, che ci farà dire: “Wow, è quella del film Django!”.
Molte delle cose che funzionavano bene in Red Dead Redemption sono state riportate in chiave migliorata ma, allo stesso tempo, molto è stato implementato, senza risparmiarsi su nulla: dal legame con il cavallo alla gestione degli accampamenti, passando per il concetto di sopravvivenza, mai così estremizzato da Rockstar. Parliamoci chiaro, non si tratta di un vero e proprio survival, ma di un gioco che prevede la cura di certi aspetti come la nutrizione, l’attenzione per il clima e la cura del cavallo, elementi che se trascurati potrebbero causare disagi durante il gioco.
Gameplay
Come accennato sopra, le meccaniche di gioco ricordano molto il primo RDR, ma allo stesso tempo ricordano anche GTA. Questo per dire che ormai Rockstar ha affinato le meccaniche, migliorandole sempre, ma rimanendo fedele a quell’idea di gioco che li ha portati fino a qui. C’è la possibilità di giocare sia in prima che in terza persona, oltre che di allontanare o avvicinare la telecamera, che in certi casi (nelle prime ore di gioco) può sembrare un pochino macchinosa, ma tutto sta nel prenderci la mano, vedrete. Tra le novità è stato introdotto un sistema di “auto-pilota” per il cavallo: è infatti molto soddisfacente, in termini di comodità e di godibilità, la visuale panoramica, che consiste nell’osservare il proprio Arthur mentre cavalca verso la meta da noi impostata sulla mappa. Una sorta di pilota automatico vero e proprio, che ci risparmierà di stare attaccati al pulsante preposto per far galoppare il nostro destriero, rendendo gli spostamenti (specie quelli lunghi) un vero e proprio cortometraggio, dove saremo liberi di osservare il meraviglioso paesaggio offerto dal gioco.
Il combat system, parte essenziale del titolo, rimane anch’esso fedele all’idea dei vecchi titoli Rockstar: come sempre è possibile scegliere l’auto-mira o la mira manuale e le armi saranno disponibili tramite la classica ruota di selezione, divise in categorie. C’è ovviamente il Dead Eye, meccanica che permette di rallentare il tempo e sparare dopo aver targhettato i bersagli. Anche se la svilupperete man mano nel gioco a livelli superiori, sarà un’abilità utilissima già da subito. I cavalli mai come stavolta ricoprono un ruolo di prim’ordine: legare col proprio animale permette di svilupparne le caratteristiche. Dovrete nutrirlo, pulirlo e scegliere sia selle che finimenti, renderlo più resistente e più performante, ma attenzione: se muore, dovrete ripartire da zero con un altro cavallo, quindi prestate attenzione. Non è una bella cosa trovarsi a piedi, a miglia di distanza dalla prima stazione del treno o dal primo centro abitato, ve lo garantisco. Per rendere più realistico il gioco, Rockstar ha inoltre aggiunto la pulizia delle armi, la pesca e la caccia, intesa come modo per ottenere sia pelli che carni, ma anche come modo per nutrire il nostro personaggio. Infatti come avrete intuito sarà necessario prendersi cura di Arthur anche in merito all’alimentazione, oltre che al sonno ed al clima circostante, tant’è che trascurare questi aspetti causerà diversi malus che riscontrerete in partita. E’ stata conferita molta più importanza al crafting e alla personalizzazione di tutti gli aspetti cosmetici, sia di Morgan che dei cavalli. Un’altra grande novità sta nel fatto che quando smonterete dal cavallo, dovrete necessariamente ricordarvi di prendere le armi dalla sella. Quindi adios alle 50 armi a portata di mano: le armi equipaggiabili sono 4, due pistole, e due armi lunghe, tutto il resto rimarrà sul cavallo, quindi ricordatevi di prenderle sempre!
Parlando di gameplay, nelle moltissime quest che affronteremo ci troveremo spesso ad essere spalleggiati da altri personaggi, cosa che rende le varie scene molto ben fatte e realistiche. Che il gioco preveda un consistente spargimento di sangue mi sembra naturale, trattandosi di Rockstar ed anzi, si raggiungono livelli di brutalità mai toccati fino ad ora, come le sequenze dove squoiamo animali o tagliamo la gola ad un Bambi, tanto per dirne una. Concludiamo questo paragrafo dicendo che è possibile guidare le canoe, le diligenze, oltre che il treno ed i già citati cavalli. In sostanza le cose da fare sono davvero moltissime, per evitare spoiler mi limito a dire questo.
Grafica
L’impatto visivo di Red Dead Redemption 2 è semplicemente mostruoso: tutto ciò che vedete è accessibile, gli spostamenti tramite la visuale dinamica diventano veri e propri momenti di cinema western d’autore, con giochi di luce sublimi, in grado di trasmettere emozioni e sequenze che trasudano epicità.
I piccoli difetti di framerate che a volte si percepiscono e qualche calo di risoluzione sono granelli di sabbia in un mare di colori spettacolari, ambientazioni che prendono per mano il giocatore e lo trasportano attraverso un’America riproposta in chiave Rockstar, dalle cime fredde ed innevate, ai campi di cotone e tabacco della Georgia, il tutto in una naturalezza ed una maestria difficili da paragonare ad altre opere.
Comparto Audio
Può un gioco di questa portata non avvalersi di un comparto audio di prim’ordine? La risposta è ovviamente no. Le musiche, i suoni, i dialoghi (fortunatamente in lingua originale) sono una vera e propria goduria per il giocatore. Il tema molto cupo e a volte malinconico della trama vengono accompagnati da note che risultano essere degne dei più grandi film del genere, note solitarie che parlano una lingua precisa: quella di una frontiera in grande espansione ed evoluzione. Ogni azione è accompagnata da un cambio di ritmo melodico e deciso, come il cinema western vuole, appunto.
Ma non sono solo le musiche ad impressionare. Cavalcare nel cuore della notte offrirà al giocatore un ampissimo campionario di versi animali che, come per magia, non troverete durante l’arco della giornata, per proporre un cambio nella fauna che segue ovviamente il ciclo del sole. Anche gli effetti sonori sono estremamente realistici, dal rumore di un bicchiere che si riempie di monnbean, al suono della miccia della dinamite pronta ad esplodere, tutto è realizzato in maniera sublime. Riesce a trasmettere emozioni che difficilmente proverete in altre opere.
Trama
Più che di trama, in questo caso è opportuno parlare di sceneggiatura. Questa non è la solita storiella western dove il buono vince e il cattivo muore: qui si ha da subito la sensazione di essere protagonisti di una storia che meriterebbe almeno una serie TV per essere raccontata e Rockstar ci dà la possibilità di viverla attraverso gli occhi di un uomo non più giovanissimo, ma che saprà farvi innamorare dopo poche ore di gioco. In tutta franchezza faccio fatica, guardando indietro, a trovare qualcosa che si avvicini alla pienezza narrativa di questo capolavoro.
Voi mi direte che i gusti sono soggettivi, e avrete ragione, ma prima di dire qualunque altra cosa riguardo la storia, vi consiglio di giocarla e approfondire i numerosissimi aspetti che questa trama racconta. Sono infatti presenti un mare di personaggi, ognuno con la sua testa, ognuno con i suoi perché e questo vero e proprio film ci racconta a suo modo un’America che non c’è più, un’America che stava spiegando le sue ali, un’America che non prevedeva ormai più una collocazione sociale per banditi fuorilegge e criminali di questo tipo. Una storia EPICA.
“Vedi, il mondo si divide in due categorie, chi ha la pistola e chi scava, tu scavi!” (Il buono, il brutto e il cattivo).
Conclusione
Questo, signori, non è un gioco come gli altri. Questa recensione comprende una piccola parte di quanto di eccezionale è stato fatto da Rockstar che, ancora una volta, dimostra di essere leader del settore. Scordatevi i bug che siete (purtroppo) abituati a sorbirvi nella maggior parte dei giochi moderni, qui si fa sul serio. Non che non ci sia qualche imperfezione, ci mancherebbe, ma è come voler trovare difetti su un quadro di Picasso o sulla Monna Lisa di Da Vinci: ci saranno anche, ma sono inezie in proporzione alla grandezza dell’opera. Mi sorprenderei se tra 2-3 anni questo titolo non si prendesse ancora come metro di paragone per tutti gli altri giochi, open-world e non solo.
Il livello di questa fatica durata 8 anni è semplicemente da 10, però si sa che la perfezione non esiste, quindi mi limito ad un 9,5 per rispetto di chi cerca e cercherà a tutti i costi di sminuire quello che verrà ricordato nei secoli come il più grande gioco della sua generazione. L’aspettativa era enorme, l’hype alle stelle e loro, come sempre, hanno fatto centro. Con una modalità online pronta ad essere lanciata, è lecito aspettarsi una longevità di un certo tipo per Red Dead Redemption 2, per non parlare della storia in single player che, come detto sopra, regala emozioni e divertimento oltre che una varietà di “cose” da fare senza precedenti.
Concludo con una frase tratta da un famoso film western (L’Uomo che Uccise Liberty Valance), che credo faccia proprio al caso nostro e recita così: “Qui siamo nel west, dove se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda…”