Era il lontano 1999, addirittura il millennio scorso, quando Capcom era pronta a rivelarci qualcosa per cui noi non eravamo pronti. O forse sì, almeno stando all’entusiasmo con cui veniva accolto il nuovo titolo di una serie che stava già riscuotendo la sua bella dose di riconoscimenti e di attenzione all’interno del panorama videoludico, allora ancora ristretto. La software house giapponese portava sotto le luci della ribalta Jill Valentine, una delle eroine al pari di Lara Croft, apprezzata per la sua forza e per il suo coraggio, facendosi largo in un mondo infestato da zombi e creature piuttosto ripugnanti. Se avete provato l’originale Resident Evil 3, capirete bene di cosa stiamo parlando, ma sapete già cosa vi attende nel remake previsto il prossimo 3 aprile?
I non-morti vivono ancora
Come saprete, il prossimo Resident Evil 3 Remake comprende sia l’episodio Nemesis, di cui è uscita il 19 marzo la demo che andiamo a raccontarvi, sia il capitolo Resistance, previsto una settimana prima della release definitiva. In questa prima parte del gioco, facciamo ritorno (o arriviamo per la prima volta, a seconda della vostra esperienza) a Raccoon City, una cittadina americana nella zona medio-occidentale, dove si sono succedute alcune strane sparizioni. Qui la S.T.A.R.S., ossia la squadra specializzata delle forze di polizia è stata incaricata per mandare avanti le indagini, stabilendo così che la Umbrella e la sua arma biologica, il virus T, sono la causa dell’incidente che ha provocato la scomparsa di alcuni membri.
Non una delle migliori situazioni da descrivere, considerando il periodo particolare in cui ci troviamo, ma non caliamoci troppo nei panni di questi personaggi e proviamo a divertirci, guidando Jill Valentine e gli altri sopravvissuti S.T.A.R.S. tra episodi di cannibalismo, creature davvero raccapriccianti e oggettivamente inguardabili, mentre la nube malefica aleggia sopra l’intera città. Jill è davvero determinata a sopravvivere, e voi siete pronti a depistare il suo inseguitore misterioso?
Detto questo, non esitiamo oltre e cominciamo questa breve, ma intensa prova in anteprima guidando la nostra Jill all’interno di un vagone della metropolitana, in compagnia di Carlos e di Mikhail Victor, comandante di un plotone ormai decimato, che ci dà alcune spiegazioni in merito a quanto sta succedendo là fuori. Ma come fare ad affrontare un’emergenza da gestire? Abbiamo a disposizione due armi con cui equipaggiarci, ossia il nostro coltello e una pistola G19 con non troppe cartucce previste. Detto questo, ci aspetta un breve viaggio verso la superficie…
L’inferno in terra
I non-morti sono ovunque, ormai padroni di una città in fiamme e piena di sangue ovunque ci voltiamo, senza lasciarci alternativa: impugniamo la pistola e ci facciamo largo, mietendo una vittima dopo l’altra e affrontando questo scenario apocalittico per raggiungere la torre di trasmissione, dove siamo diretti. Sul percorso però dovremo scrollarci di dosso parecchi zombi comparsi dal nulla, di cui abbiamo notato una certa ricorrenza non solo nel pattern di comportamento, ossia l’effetto sorpresa del nemico che ci aggredisce all’improvviso, ma anche nel design di questi, a tratti non realizzato con cura meticolosa dei dettagli e ripetendo anche solo la fisionomia e l’abbigliamento degli individui.
La spedizione viene supportata da una serie ristretta di oggetti che andiamo a racimolare e raggruppare nell’inventario del menu, il quale prevede anche i documenti che abbiamo con noi, al momento davvero pochi, tra cui il rapporto di Jill circa il T Virus e la mappa, che ci segnala non solo la nostra posizione, ma anche i vari oggetti ritrovati, ma non raccolti. In questo modo possiamo orientarci in un breve percorso, di circa mezz’ora solamente, se saremo veloci a sbrigliare i vari passaggi, per avere una panoramica ristretta del gioco, dettata dall’alternanza di combattimenti e momenti di risoluzione di misteri per proseguire, fino ad arrivare a un finale troncato sul più bello e lasciandoci con un cliffhanger abbastanza prevedibile, ma comunque ad effetto.
Silenzio in sala
Osservando il comparto tecnico di Resident Evil 3 Remake, siamo soddisfatti dalla risposta del motore di gioco e della sua fluidità, consentendoci di giocare liberamente senza interruzioni scomode e di un tempo di risposta ai comandi perfetto. Non possiamo però esprimerci molto sulla colonna sonora, essendoci una predominanza di assenza di musica, per lasciare spazio allo scoppio delle pallottole e dei lamenti gorgoglianti delle nostre vittime. Rimanendo però nel campo del sonoro, una questione di non poco conto è la differenza che abbiamo riscontrato nella traduzione della versione italiana, rispetto a quella originale inglese.
Disponendo di diverse lingue nel menu impostazioni, abbiamo deciso di dare un’occhiata a entrambe e, oltre ad aver notato alcune imprecisioni nei sottotitoli in italiano, si è fatta sentire anche la differenza tra le due versioni, a partire dal nome del comandante russo, oppure nelle più “banali” e comuni interpretazioni di alcune espressioni dialogiche.
Da un mero punto di vista stilistico invece non ci ha convinto la scelta delle voci di doppiaggio, come quella di Victor, così diversa e forse poco appropriata per la figura che rappresenta e che viene abbastanza sminuita dalla voce attribuitagli. Da un altro lato, guardiamo con un certo compiacimento alla grafica di Resident Evil 3 Remake, pressoché perfetta, fatto salvo qualche piccolo glitch nella definizione delle linee nei contorni di strutture e di edifici, dove l’imprecisione del design fa capolino. Aggiunge però una nota di realismo non solo la grande cura scenica con cui è stato confezionato questo prodotto, ma soprattutto la rappresentazione dell’elettrocardiogramma in basso a sinistra nel menu, grazie al quale possiamo tenere sotto controllo i battiti di Jill, e di conseguenza la sua condizione psicofisica.
In conclusione…
Non lasciatevi ingannare; per certi aspetti, la dicitura a inizio demo di Resident Evil 3 Remake secondo la quale “il prodotto finale potrebbe subire variazioni” è quanto di più auspicabile ci possiamo augurare, per via dei vari difettucci che abbiamo notato. Al netto di questo, se le fiamme che osserverete nella demo ci ricordano quelle di un’altra prova recente, Final Fantasy VII Remake, è altrettanto vero che non spunterà Sephiroth, ma solo altri “comuni” morti viventi. Questo per dirvi che la qualità di queste due demo è abbastanza diversa, per quanto il lavoro svolto da Capcom sia notevole e di rilievo, più che sufficiente per somministrarci la giusta dose di hype che verrà soddisfatta fortunatamente a breve.