Molti giochi ci insegnano che quello che conta non è tanto la meta, ma il viaggio. RiME, ultimo frutto del lavoro di Tequila Works uscito il 26 maggio, è uno di questi. Non sarà facilissimo scrivere di questo gioco evitando qualsivoglia spoiler che possa rovinare l’esperienza di gioco, ma ci proverò. In questo caso specifico, nella sua versione per Playstation 4.
Un non-luogo di sogno
Un bambino, Enu, si risveglia sulla spiaggia di un’isola, completamente solo. Il sole splende alto, il canto degli uccelli risuona, in sottofondo il rumore delle onde. Iniziamo a vagare. Ben presto verrà in nostro soccorso un amico: una volpe che ci indicherà la via. Ma verso cosa? Non è importante. Al centro dello scenario, come una presenza incombente, giganteggia una torre. Sarà quella la nostra meta?
Se qualcuno ha pensato alla montagna di Journey, non è l’unico. RiME infatti sembra molto ispirato dal lavoro di Thatgamecompany, anche nelle atmosfere. E in un piccolo mantello di colore rosso che caratterizza il nostro protagonista. Diversi altri elementi possono creare un filo di congiunzione tra questi due giochi, come ad esempio l’ambientazione in un luogo disseminato di edifici in rovina, che evocano una memoria forse perduta. E non a caso un altro importante paragone è stato fatto con i lavori di Fumito Ueda, Ico e The Last Guardian. Molto di quei titoli si respira in questo lavoro.
Cantare…
La nostra unica “arma” in questo viaggio sarà la voce. Sì, avete capito bene. Per interagire con determinati oggetti dovremo produrre un suono con la voce, premendo il tasto triangolo. Già solo questo elemento crea una suggestione profonda: il mondo circostante reagisce alle vibrazioni che provengono dal nostro personaggio. Così come la memoria delle rovine, e di conseguenza la nostra. Starà a voi scoprire qual è la vostra meta e dove si collocano le “visioni” che si manifestano a Enu, che sembra avere scordato ogni cosa. Passato, presente o futuro? O dimensione del sogno? La rivelazione, nel finale (dopo circa 7-8 ore di gioco), è poetica ed emozionante. Fossi in voi preparerei i fazzoletti.
…ri-suonare…
Colonna portante del gioco, insieme ad una grafica sì stilizzata ma efficace, è una bellissima e coinvolgente colonna sonora, composta da David Garcìa Dìaz. Questa si sposa meravigliosamente all’ambientazione costruita da Tequila Works, costituita da paesaggi molto ispirati, con dei colori bellissimi e vivi. E popolata da creature tutt’altro che statiche. L’esplorazione non è certamente il pezzo forte del gioco, ma viene comunque incoraggiata da un discreto numero di collezionabili da raccogliere. Giocattoli, statuette, parti di emblemi da ricostruire. E anche frammenti di ricordo.
…e giocare
Arriviamo allora a parlare dell’esperienza strettamente di gioco. Numerosi sono gli enigmi da risolvere, che ci permetteranno di proseguire nella storia. La difficoltà non è certo alta, ma sono studiati bene. In particolare il meccanismo che consente – in alcune postazioni – al “punto di vista” del giocatore di modificare la realtà che osserva. Ma lo scoprirete.
I comandi sono reattivi e semplici, non causano particolari problemi (qualcuno ha detto The Last Guardian?), anche se a volte la telecamera fa un po’ i capricci – ma capita di rado. Il level design è ottimo e le fasi platform sono piacevoli, ma non particolarmente complesse. La fluidità su PS4 non è il massimo e capita qualche calo di framerate, ma la cosa non inficia assolutamente l’esperienza di gioco. Si tratta quindi, a mio parere, di difetti minimi e trascurabili che non intaccano la bellissima atmosfera che gli sviluppatori sono stati in grado di creare.
Infine, i trofei sono un discreto numero e spingono il giocatore ad esplorare con attenzione il mondo di gioco, incoraggiando eventuali run successive.
Commento finale
RiME è davvero bello, nel senso estetico ed emotivo della parola. È un’esperienza consigliatissima a tutti, perché vi trasporterà in un mondo onirico ed evocativo che vi emozionerà e vi trascinerà fino alla fine. E la pelle d’oca dopo il finale non vi abbandonerà facilmente. Fidatevi: giocatelo. Anzi, vivetelo.