Per riassumere in parole povere questo gioco possiamo dire che siamo davanti ad un simulatore di rivolte. Ma, dato che qui su NBG non possiamo limitarci a commentare un gioco in tre semplici parole, abbiamo sviscerato e guardato a fondo questo RIOT: Civil Unrest, come da me anticipato nell’ultima uscita della rubrica Weekly Release.
Il gioco, prodotto da Leonard Menchiari, la Ivan Venturi Production e distribuito da Merge Games, è un simulatore molto particolare, che unisce grafica a 8-bit e la storia dei nostri giorni. Questo “esperimento”, se così possiamo definirlo, nasce dalla mente del designer Leonard Menchiari, che ha potuto vivere con mano le proteste che infiammano il nostro Paese, quelle legate alla costruzione della linea TAV Torino-Lione.
Ma, senza spoilerare troppo, andiamo a scoprire nel dettaglio RIOT: Civil Unrest.
Giocabilità
Come detto in fase di introduzione, il gioco vi renderà protagonisti di una rivolta, che sta a voi decidere come condurre. La prima cosa che notiamo sono le modalità di gioco: abbiamo la modalità Global, che è molto simile alla Campagna, ma con una diversa gestione: nella Global infatti, oltre a svolgere le missioni, sbloccherete potenziamenti e nuovi alleati, ma soprattutto dovrete scegliere una fazione tra i Ribelli e la Polizia e le vostre azioni andranno ad inficiare sull’andamento delle missioni successive.Questo sistema si basa sul gradimento dell’opinione pubblica: una condotta troppo violenta vi penalizzerà. E qui entriamo nel gameplay vero e proprio: il gioco vi pone davanti a degli obiettivi, che possono essere ad esempio sfondare una barricata, distruggere oggetti, oppure mantenere una posizione – questo se siete Ribelli, altrimenti gli obiettivi saranno inversi se impersonerete la Polizia. Il gioco principalmente si basa su due approcci: potete scegliere di essere aggressivi, e quindi attaccare la fazione opposta, oppure essere pacifici, puntando a non attaccare attraverso la protesta silenziosa da un lato ,oppure cercando di disperdere i ribelli dall’altro.Il gioco tiene conto, come detto, di come condurrete le vostre azioni, e questo avrà un peso nella valutazione finale della missione.
Le fazioni in guerriglia che si affrontano sono divise in più gruppi, che dovrete gestire singolarmente decidendone le azioni: ad esempio potete lasciare qualche squadra a difendere la posizione mentre altre attaccano, oppure potete stare tranquilli e attaccare da lontano, la scelta è la vostra. Il gioco vi lascia piena libertà, l’unico limite è dato dal tempo delle missioni. I gruppi inoltre sono in grado di compiere azioni speciali, quali lanciare petardi, oppure alzare cori, lanciare potenziamenti e così via. Queste azioni speciali possono essere decise dal giocatore prima dell’inizio della missione. Nella modalità Global vengono sbloccate a mano a manoche si procede nel gioco, nella Campagna invece sono tutte disponibili. Nella Global inoltre si sbloccano dei personaggi speciali, che forniscono aiuti extra, ma possiamo dire che il loro effetto in battaglia è molto limitato. Questo è dovuto al fatto che il gameplay risulta davvero molto caotico. Si tratta certamente di una scelta voluta, atta a riprodurre in maniera fedele le fasi concitate di una guerriglia, ma quando l’azione entra nel vivo molto spesso lo sguardo del giocatore rischia di perdersi, in un ammasso di sprite pixellati che si aggrovigliano tra loro. Si tratta di un elemento che è la classica croce e delizia, ma che inficia davvero molto sull’esperienza, rendendola di difficile interpretazione.
Un elemento che ho trovato però molto interessante è la scelta di inserire e contestualizzare storicamente gli scenari delle rivolte. In RIOT: Civil Unrest vi troverete a ripercorrere rivolte conosciute in tutto il mondo, quali ad esempio, il movimento NO-TAV italiano. Ma ci sono anche altre ribellioni molto importanti, che hanno sconvolto gli assetti geo-politici mondiali, come ad esempio la Primavera Araba del 2011, che ha segnato un momento di guerra civile importante per l’Egitto, oppure il movimento Karatea in Grecia, o gli Indignados spagnoli.
Per chi vi scrive, parlare di questi contesti grazie ad un videogioco è un sogno che si avvera, data la mia (quasi) laurea in Storia e Società, e giocarlo mi ha permesso di scoprire dettagli di queste situazioni molto delicate a me finora sconosciuti (ad esempio il fatto che il movimento NO-TAV protesta dal 1992 per un’opera che sarà completata solo nel 2035).
Comparto tecnico (Audio, video)
Come detto quindi il gameplay risulta immediato e semplice da comprendere, ma spesso risulta molto caotico. Questo arriva da un comparto grafico altrettanto semplice e spartano. Gli ambienti riprodotti, che vedono la presenza di città come Roma, Madrid, Il Cairo e altre grandi capitali sono riprodotti molto bene ma sono ambienti abbastanza scarni, in quanto spesso o ci si ritrova a combattere in spazi aperti, oppure sotto dei palazzi, come ad esempio il Campidoglio, sede del Comune di Roma. Per quanto riguarda i modelli dei personaggi invece possiamo forse permetterci di avanzare una critica, ma anche questa è comunque parziale e legata all’idea del gioco: semplicemente i modelli dei personaggi a schermo “non esistono”. Si tratta di piccoli sprite bidimensionali in 8-bit che si muovono, ma che non hanno la minima caratterizzazione. Anche in questo caso è certamente legato al fatto che non è necessario, in un gioco del genere, vedere dei personaggi super definiti, in quanto l’azione caotica coinvolge tutti, ma la scelta di inserire dei personaggi speciali che invece hanno una caratterizzazione in questo marasma di forme non emerge. E questo non permette di sfruttarli a dovere e quindi si crea un problema di gameplay. Si tratta di un problema minore, ma che comunque si fa sentire.
Per quanto riguarda il comparto audio le pecche sono parecchie: non ci sono musiche, se non una nel menu, e per quanto riguarda l’audio di gioco molto spesso i volumi spesso sono mal regolati, ad esempio quando si lanciano i cori parte un suono fortissimo, che se non siete preparati potrebbe farvi sobbalzare. A parte questo comunque i rumori della battaglia sono ben riprodotti, come il lancio dei petardi, il rumore generico dei colpi che viene dato o il rumore ambientale. Un reparto audio non proprio eccelso, ma nemmeno così inascoltabile.
Conclusioni
Per tirare quindi le conclusioni su questo RIOT: Civil Unrest, di cui abbiamo provato la versione PS4, posso dire da giocatore non troppo appassionato di questo tipo di titoli che si tratta di un esperimento particolare che, data la sua natura indie, riesce a cogliere nel segno. Si tratta di un videogioco certamente di nicchia, che non tutti saranno capaci di apprezzare, ma è un titolo adatto alla giocata mordi e fuggi, per chi vuole quei giochi immediati e coinvolgenti.
Il prodotto mostra il fianco a dei problemi tecnici importanti, ma è un titolo “caciarone”, che riesce a rendere in pieno le situazioni di guerriglia e rivolta. Soprattutto l’idea di contestualizzare a livello storico il titolo mi è piaciuta, sia per dare un senso al gioco, ma anche per trasmettere un qualcosa che nel mondo videoludico non era mai arrivato.
Perciò se volete un titolo senza impegno di gameplay, facile da capire e giocare, immediato, senza badare troppo alla grafica o all’audio, RIOT: CIvil Unrest fa decisamente al caso vostro.
[review]