Tutto cominciò circa due anni fa ai The Game Awards del dicembre del 2017. Dopo aver concluso l’ormai leggendaria saga di Dark Souls con il terzo capitolo, la celebre azienda FromSoftware si presentò un po’ a sorpresa con il teaser trailer di un nuovo titolo misterioso che recitava: le ombre muoiono due volte (Shadows die twice). Rivediamoci insieme il filmato in questione che non fece altro che incuriosire milioni e milioni di fan in tutto il mondo:
Quasi tutti gli appassionati di Miyazaki e delle sue creature, me compreso, avevano collegato subito il breve filmato ad un ipotetico Bloodborne 2 dato che l’originale aveva avuto nel 2015 un grande successo, e avendo una fan base già formata ed impaziente sembrava la scelta più ovvia e plausibile. Tuttavia, fin dai mesi successivi si capì che non era questo il caso, ed invece il team FromSoftware era al lavoro su un’ip del tutto nuova che si è poi rivelata essere Sekiro: Shadows Die Twice appunto, un nuovo titolo ambientato nel Giappone tormentato della famosa epoca Sengoku: un setting che ricorda abbastanza da vicino quello di NiOh, un altro esponente del genere uscito nel 2017 e sviluppato però non dalla medesima casa sviluppatrice, ma da quella di Team Ninja. Bloodborne 2 probabilmente si farà prima o poi, ma avremo ancora da pazientare un bel po’. In compenso, noi fan sfegatati abbiamo potuto cimentarci in un titolo del tutto nuovo, che pur riprendendo molti canoni della formula resa famosa dalla saga di Dark Souls compie molti passi in avanti, arrivando ad avere un’anima propria. Nel gioco impersoneremo Sekiro, uno shinobi decaduto che ha giurato di proteggere l’Erede Divino al trono della sua terra a costo della propria vita, in quella che si configura come una storia di sconfitta e di redenzione in un mondo di guerra, morte, e strani poteri di resurrezione. Il nostro sfuggente ninja è stato sin da piccolo indottrinato al rigido codice di ferro che obbliga uno shinobi a proteggere il proprio signore a tutti costi, ma nel corso dell’avventura la situazione del mondo sarà più chiara, e i nostri due protagonisti forgeranno da soli, attraverso le loro scelte, il proprio destino. I presupposti per una trama interessante, insomma, c’erano tutti, e c’è da dire che al contrario delle precedenti produzioni del team, Sekiro narra attivamente la propria storia attraverso non solo la classica lore profonda e dettagliata, ma anche tramite dialoghi tutt’altro che banali e scene di intermezzo davvero ben fatte ed epiche all’interno di in una trama che magari non farà gridare al miracolo, ma che comunque costituisce un piacevole plus. L’avventura, tra l’altro, può concludersi in ben 4 finali diversi più o meno positivi, che dipenderanno dalle vostre azioni e dalle vostre scelte. Le impressioni di uno stile davvero ispirato, e di battaglie cariche di tensione e di significato che si erano tratte nei tanti trailer successivi rilasciati (specialmente nel launch trailer che potete vedere sotto) sono state decisamente confermate in un gioco che è davvero un susseguirsi di scontri senza esclusioni di colpi, inframezzati da appaganti esplorazioni e subdole infiltrazioni stealth.
La sconfitta è l’origine della vittoria
A livello di gameplay però, è doveroso sottolineare chiaramente che Sekiro non è esattamente il Dark souls ninja che magari molti si potevano aspettare ma, nonostante alcune importanti differenze, porta ancora molti elementi del DNA della saga più famosa di From Software. Il gioco si presenta come un hack ‘n’ slash action che semplifica parecchio la struttura della formula classica, senza però allontanarsi completamente: non sono più presenti infatti la barra della stamina, la durabilità delle armi, o la maggiorparte degli elementi RPG tanto cari ai fan della saga delle anime come ad esempio le classiche statistiche da incrementare o le armi da potenziare, le magie delle varie scuole, o le tante armi disponibili e potenziabili tra cui quelle dei boss. D’altro canto, i giocatori esperti di questo genere troveranno molte altre caratteristiche decisamente familiari come ad esempio il sistema dei falò (qua chiamati idoli) per curarsi e riavere gli oggetti ricaricabili, andando però anche a ripristinare anche i nemici, le care vecchie fiaschette curative, nonché la perdita delle risorse alla morte quali in questo caso esperienza e denaro. Non perderete parte della vostra barra della vita come accadeva nei souls, ma data l’importanza delle barre di exp e dei soldi accumulati c’è decisamente da stare attenti: a questo proposito, qualche consiglio che ci sentiamo di dare è quello di non affrontare un boss difficile con una barra quasi piena (quando morirete perderete esperienza, ma mai punti abilità già guadagnati e non ancora investiti), e di investire il denaro accumulato comprando in caso di dubbi i vari borselli di sen del gioco per conservarli e riutilizzarli in seguito piuttosto che perderli. Ovviamente comprare i borselli vi farà perdere nella transazione parte di quando accumulato, ma senza dubbio è meglio che perdere tutto!
Sin dalle prime ore di gioco appare chiara per questa nuova IP l’intenzione degli sviluppatori di puntare su uno stile di combattimento molto improntato sul corpo a corpo, sulla velocità e soprattutto sulla parata. Sicuramente parliamo di un combat system con una curva di apprendimento parecchio ripida, specialmente all’inizio, ma in ogni caso molto appagante e profondo: dare il colpo di grazia ad un temibile boss attraverso l’esecuzione Shinobi sicuramente sarà una grande soddisfazione. Rimanendo in tema, è da sottolineare che spesso la barra della vita dei vostri avversari non sarà il vostro focus principale: contro molti nemici è infatti più importante rompere la loro guardia (riempiendo la barra apposita), per poi finirli con la suddetta esecuzione piuttosto che danneggiarli normalmente. Proprio qui sta la complessità e la profondità particolare del titolo: ogni boss e ogni nemico in sé può essere sconfitto o ucciso in maniera classica, o cercando di superare le sue difese. Quale che sia la strategia scelta, ogni boss farà storia a sé e avrà come sempre punti di forza, debolezze, e vi darà finestre da sfruttare per mandare a segno i vostri attacchi: il consiglio che ci sentiamo di darvi è quello di non trascurare nessun particolare, e provare sempre un po’ di tutto; in alcuni combattimenti proprio il potere o l’oggetto che meno considerate potrebbe fare la differenza tra la vittoria o la sconfitta. Al contrario dei precedenti lavori di FromSofware, comunque, la morte a volte non fermerà necessariamente la vostra corsa, dato che avrete la possibilità di rinascere una volta (anche di più in alcune situazioni, e andando avanti nel gioco), ma c’è comunque da tenere presente che anche i boss dovranno essere uccisi più volte, in quanto potranno quasi sempre contare su 2 o anche 3 vite. Ricordate comunque di non abusare troppo di questa possibilità, dato che dopo tante morti e resurrezioni nel mondo di gioco inizierà a diffondersi il morbo del Mal del Drago, che a lungo andare potrebbe significare la morte dei vari mercanti NPC che incontrerete lungo il cammino; in caso siate nei guai ricordatevi che potrete sempre offrire una goccia di sangue di drago (dopo aver ottenuto un certo talismano) per curare tutti gli infetti, almeno in attesa di ulteriori numerose dipartite. Come da tradizione, il vostro personaggio si troverà quasi sempre ad essere più debole dei vostri avversari, e sarà importante avvantaggiarsi con qualsiasi oggetto consumabile, abilità o tecnica, e in alcune situazioni anche fermarsi a “farmare” alcune risorse invece che proseguire nella storia potrà rivelarsi una scelta vincente.
Un’altra importante parte del gameplay di Sekiro risiede nello stealth molto presente in questo titolo che, se eseguito bene, potrà darvi grande vantaggio in molte situazioni, non solo nei livelli ma anche contro alcuni miniboss o addirittura durante combattimenti contro boss importanti. Va sicuramente sottolineato che, a volte, lo stealth in questo titolo risulta abbastanza terra terra ed inconsistente, dato che i nemici a volte non vi sentiranno anche se passerete a pochi centimetri, mentre a volte al minimo rumore scopriranno la propria presenza. Nonostante qualche problemino, è un elemento di gameplay forse non esplorato pienamente, ma comunque reso abbastanza bene e che di certo rinfresca l’esperienza, dando al giocatore una degna arma in più da provare a sfruttare per avere un vantaggio. Ma non illudetevi: nonostante la sua grande utilità, se pensate di sconfiggere la maggior parte dei boss semplicemente attaccandoli alle spalle siete fuori strada, dato che fortunatamente gli sviluppatori hanno bilanciato bene questo aspetto, e contro diverse nemesi non sarà così determinante, ma dovrete piuttosto rimboccarvi le maniche. Il gioco infatti è, in pieno stile souls, molto difficile ed è importante sottolinearlo specialmente per chi si avvicina per la prima volta ad un titolo FromSoftware. Non aspettatevi, insomma, una passeggiata nel parco solo perché vi trovate di fronte ad un titolo che tecnicamente non fa parte della saga di Dark Souls: ci sarà da avere molta, ma molta pazienza. Cercate sempre di avvantaggiarvi quando potete eseguendo almeno un’esecuzione alle spalle, dopodiché cercate di mettere sotto pressione il nemico facendo attenzione al suo moveset, in particolare dei boss più importanti e pericolosi.
Vale la pena infine parlare del sistema di progressione di questo titolo, molto diverso dai predecessori e dagli altri esponenti del genere. Non sono presenti livelli o statistiche da aumentare, ad eccezione di vitalità e postura che potrete incrementare spendendo quattro preziosi grani di rosario (trovabili in alcuni luoghi segreti e soprattutto dai vari miniboss), mentre ogni boss maggiore vi donerà un ricordo che potrete rivivere brevemente per aumentare permanentemente la vostra forza d’attacco. Ancora una volta si è optato per la semplicità: non si parla quasi mai di build, parametri da scegliere o altro, e potrete in sostanza migliorarvi solo sconfiggendo nemici temibili. Nonostante – come si può capire – non sia presente nel gioco una struttura ruolistica di livello, sarà possibile incappare in una discreta varietà di strumenti prostetici da montare fino ad un massimo di tre alla volta sul vostro braccio artificiale (con tutti i relativi potenziamenti), e anche scegliere da una vasta gamma di abilità sbloccabili durante l’avanzamento del gioco – soprattutto grazie al ritrovamento di speciali tomi esoterici. Gli amanti della ruolistica tanto cara della saga Dark Souls potrebbero senza dubbio storcere la bocca, ma reputo che, pur essendo il gioco caratterizzato da un sistema semplice, sia comunque innegabile la vasta varietà a livello di scelte e potenziamenti, nonostante spesso ci si trovi costretti a buttare via preziosi punti abilità solo come prerequisito per accedere alle skills realmente desiderate. Il bilanciamento dei suddetti elementi di ruolo è gestito abbastanza bene, nonostante gli strumenti prostetici a volte, specialmente coi boss maggiori, non si dimostrino utilissimi (anche perché consumano emblemi spiritici) ed una abilità (un’arte di combattimento) che troverete avanti nel gioco risulti talmente forte da rendere buona parte dei miniboss quasi uno scherzo. Diciamo che, in conclusione, si poteva forse fare ancora meglio, ma possiamo ritenerci piuttosto soddisfatti anche in condizione del fatto che siamo passati ad una nuova ip, che quindi non necessariamente è costretta a riprendere le caratteristiche principali dei suoi illustri predecessori.
Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero
Mentre sarete messi a dura prova dai nemici, avrete naturalmente l’occasione di godervi le ottime musiche (specie durante una battaglia) e di esplorare la bellissima ambientazione del titolo in un Giappone feudale spesso sanguinario o in fiamme a causa della guerra, ma a volte anche misterioso, silenzioso e affascinante. Ogni mappa, ogni locazione, ogni livello è stato sviluppato con la massima cura, e ripagherà degnamente tutti i giocatori che si sforzeranno di cercare segreti e vie nascoste: level design, insomma, come da tradizione FromSoftware – molto ispirato. Si respira sicuramente una grande libertà in questa produzione: porte chiuse o fossati troppo profondi potrebbero non essere necessariamente la fine della vostra corsa anche grazie al vostro pratico rampino, che senz’altro utilizzerete a più non posso. Dopotutto Sekiro, rispetto ai classici Dark souls, è caratterizzato da una maggiore verticalità, e questo aspetto è molto ben accetto dato che è oltretutto presente non solo nelle varie locazioni, ma anche durante molte boss fight. Dal punto di vista tecnico comunque, nonostante la varietà e la bellezza delle locazioni, la nuova creatura del maestro Miyazaki non è purtroppo del tutto un capolavoro, dato che il frame rate balla parecchio (anche se mai sotto i 30 fps) e anche le texture non sempre sono impeccabili; le animazioni, al contrario, sono fatte molto bene, e va sottolineato che la bellezza dei paesaggi sarà comunque in grado di catturare anche il più esigente dei giocatori. Stando sempre in tema di difetti, anche a livello di gameplay non mancano ovviamente i classici problemi che hanno sempre accompagnato i precedenti lavori della casa giapponese: dalla compenetrazione dei poligoni (per la verità qui è meno evidente e problematica rispetto al passato) ad altre piccole magagne come la telecamera, che in alcuni frangenti farà fatica a seguirvi specie in spazi stretti, e soprattutto il classico sistema per evidenziare il vostro bersaglio tra i nemici. Come già si era riscontrato specialmente in Bloodborne, spesso il suddetto lock salterà da solo quando il nostro target passerà ad esempio dietro un muro o quando farà un movimento rapido in avanti o un salto, quindi ricordatevi sempre di “aggiornarlo” per evitare di ricevere colpi indesiderati! Un veterano del genere potrebbe anche non avere particolari problemi in tal senso, ma sicuramente un nuovo giocatore potrebbe riscontrare non poche difficoltà: niente che comunque non possa essere arginato con un po’ di pratica.
Se sei preparato bene, non c’è niente da temere
In conclusione, Sekiro: Shadows Die Twice si è rivelato senza dubbio una scelta vincente da parte degli sviluppatori di FromSoftware e, nonostante l’hype e i rischi dovuti al cambio di ip con annesse nuove caratteristiche da introdurre, ci sentiamo di dire che l’esperimento sia decisamente riuscito, visto che quasi tutti gli elementi nuovi che si è deciso di inserire sono quasi sempre davvero performanti e adattati bene. Non mancano, come detto, alcune magagne come i classici difetti che la saga giapponese si porta dietro da davvero troppi anni, oltre a qualche leggero problema di bilanciamento dello stealth e delle abilità, ma nel complesso il titolo risulta molto divertente, profondo, ben sviluppato da tanti punti di vista e coinvolgente. Ci teniamo a sottolineare però, in chiusura, che chiunque si avvicini a questo prodotto è importante che lo faccia con tanto entusiasmo e una forte volontà, preparandosi allo stesso tempo a cominciare un gioco che richiederà molta pazienza, costanza e buoni riflessi, ma che saprà decisamente ricompensare ogni sforzo profuso e ogni frustrazione del giocatore. Sekiro: Shadows Die Twice è in grado sicuramente di dare tante tante soddisfazioni, ma solo se chi intraprenderà il viaggio saprà a cosa andrà incontro: nonostante le tante diversità e la storia più narrata, si tratta comunque di un titolo difficile come un Dark Souls – anzi, probabilmente anche di più. Come da tradizione, non è presente una modalità facile (anche se su PC con una mod è possibile averla) e oltretutto, al contrario di prima, non sarà nemmeno possibile evocare spiriti per ricevere assistenza: preparatevi quindi ad un Giappone favoloso, spietato e mistico come mai l’avete visto prima d’ora. Se ve la sentite, e siete pronti alla lotta, gettatevi nella mischia: ne vedrete delle belle.