Ci troviamo di fronte a SoulCalibur VI, l’ultima fatica di Bandai Namco appartenente ad una delle saghe picchiaduro più durature della casa nipponica, autrice anche di titoli del calibro di Tekken. È infatti Motohiro Okubo, proprio il producer di Tekken 7, che si è occupato dello sviluppo dell’ultimo capitolo della saga incentrata sulla spada maledetta: la Soul Edge. Questa volta l’ospite speciale del titolo è Geralt di Rivia, il Witcher protagonista della saga di CD Projekt.
Trama
In questo nuovo capitolo, Bandai Namco non ha voluto stravolgere la storia, anzi possiamo dire che abbia fatto l’esatto contrario: SoulCalibur VI riparte con l’inizio del mito della Soul Edge, ma al contempo non stravolge tutto ciò che è stato narrato nei 5 episodi precedenti. Il team di sviluppo ha solo fatto delle aggiunte alla storia originale. Kilik e Siegfried sono al centro della narrazione principale, ma a seguito della fine della main quest potremo approfondire gli eventi riguardanti tutto il roster di personaggi. Gli eventi dei personaggi non sono cronologicamente legati tra di loro, ed ogni storyline è a se stante, eccezion fatta per qualche incontro tra i personaggi in alcune occasioni. Chiaramente il filo conduttore è la Soul Edge che, come consuetudine, chiama a sé gli spadaccini più forti da tutto il mondo.
In realtà la story mode si divide in 2 modalità differenti: la prima, Cronache dell’Anima, è quella descritta poco sopra, mentre Bilancia dell’Anima è una campagna dedicata al proprio personaggio personalizzato, piena di missioni ed elementi GDR, in cui incontrerete praticamente tutti i personaggi del gioco. Progredendo nel gioco otterrete dei registri segreti che andranno a riempire i buchi lasciati nella narrazione delle “Cronache dell’Anima”. Questo vi permetterà di sentirvi parte del mondo di gioco in prima persona, rendendo il tutto il più coinvolgente possibile. Tutto ciò vi porterà, a seconda delle scelte fatte con il vostro alter ego, a combattere contro Azwel, il nuovo “cattivo” di questo capitolo.
Anche agli spadaccini piacciono i GDR
Nella modalità Bilancia dell’Anima il vostro alter ego potrà salire di livello, essere potenziato con armi sempre più potenti (cambiare arma potrebbe anche farvi cambiare lo stile di combattimento), potrà beneficiare di modificatori, assoldare mercenari, o persino rivolgersi ad un fabbro per potenziare il suo equipaggiamento.
Il tutto sembra funzionare bene, nonostante il livello di difficoltà iniziale forse troppo basso e qualche combattimento “inutile” di troppo. Le mini trame all’interno della narrazione sono abbastanza interessanti (non di certo le migliori trame di un videogame, ma si lasciano giocare ndr.) e le battaglie, anche grazie a vari modificatori, non sono quasi mai una uguale all’altra. La mappa è completamente esplorabile. Potrete inoltre fare ritorno in posti già visitati, anche se la trama non lo dovesse prevedere, scelta che sarà causa di incontri casuali e che garantirà un buon numero di missioni secondarie ottime per aumentare il livello del nostro personaggio. Una menzione va fatta all’editor di questa modalità, che vi permetterà di personalizzare il vostro alter ego con davvero tantissime opzioni, molte prese dal roster di personaggi, ma che consentiranno comunque di creare un bel mix senza correre il rischio di creare personaggi troppo simili tra loro o che dovessero peccare in originalità.
Gameplay
SoulCalibur VI ha uno struttura di gameplay molto solida. Gli anni di esperienza della saga sono serviti al team di sviluppo per perfezionare lo stile di combattimento e consolidarlo, e questo capitolo lo dimostra: sono stati recuperati più o meno tutti i personaggi classici della serie, a cui è stato fatto un semi-restyle della lista mosse. Questo ha permesso anche di non perdere la fan base che il titolo si è accapparrato durante gli anni, e allo stesso tempo di avere un titolo picchiaduro che non risultasse identico al suo predecessore. Consideriamo ad esempio la “Carica dell’anima”, un potenziamento temporaneo che porta effetti diversi a seconda del guerriero che lo utilizza: imparare ad utilizzare tutto il set di mosse, comprese la Carica dell’Anima e le Critical Edge (le super) diventa quindi fondamentale per ottenere il pieno del divertimento da Soul Calibur VI. In fin dei conti il combat system è veloce, non troppo difficile da padroneggiare, ma abbastanza profondo per mettere alla prova anche gli hardcore gamer più incalliti. C’è un’unica aggiunta che stona leggermente nel combat system: si tratta del Taglio Invertito, una specie di Quick Time Event che funziona in maniera molto simile alla Morra Cinese e serve principalmente per cercare di ribilanciare situazioni difficili, ma è molto legato alla fortuna ed è molto facile da schivare (basta un passo laterale, e tutto si risolverà con un nulla di fatto). Unico fattore positivo del Taglio Invertito è il boost di guadagno della barra della super.
Online
Le due opzioni di gioco online in Soul Calibur VI sono le classiche partite “amichevoli” e le partite classificate. Rispetto a Tekken 7 sembra che l’ultimo titolo di Bandai Namco riporti molti meno problemi con il matchmaking. I match, perlomeno se giocati contro giocatori europei, risultano essere fluidi e senza intoppi.
Comparto Tecnico
Qui forse andiamo a toccare il punto debole di Soul Calibur VI: il livello tecnico non è da cestinare completamente perché i personaggi, le loro animazioni e gli effetti speciali sono gradevoli, ma non di certo tirati al massimo delle possibilità che la generazione di console corrente possa offrire. Le arene sono piuttosto sfuocate e, seppur suggestive e ben ideate, non risultano gradevoli abbastanza per un gioco della serie Soul Calibur. Gli effetti scenici (deformazione delle arene, o danni sui personaggi) sono pochi e di bassa qualità. L’audio invece risulta essere ben fatto, il rumore delle armi che si scontrano, il doppiaggio dei personaggi, e le musiche epiche di sottofondo, sono tutti elementi davvero ben realizzati e sempre puntuali all’interno del gioco.
Conclusioni
SoulCalibur VI non è di sicuro il gioco che rivoluziona la serie, ma il suo gameplay solido, i parzialmente nuovi set di mosse, ed il gran numero di personaggi, lo rendono di sicuro appassionante per i fan di lunga data e abbastanza attraente anche per chi si sta approcciando alla serie per la prima volta. La sua curva di apprendimento è ben congeniata, e permette a gamer di diversi livelli di potersi approcciare al gioco senza correre il rischio di rimanere lontani dal divertimento. Peccato che le pecche del comparto tecnico finiscano con l’abbassare non poco la qualità generale del gioco che, se implementato al meglio, avrebbe potuto essere sicuramente uno dei migliori della saga.
Versione Provata: Xbox One
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