Vampiri, gargoyle, stregoni, sono tutti uguali.. Meglio se cotti bene
Con questa citazione del film Van Helsing vogliamo introdurvi allo speciale di Halloween. Questa notte particolare dell’ anno instilla nell’animo umano un irresistibile desiderio di contenuti horror. La festa di Ognissanti è vissuta all’insegna del sangue, delle streghe, dei vampiri ed ogni mostruosità che la mente umana può generare, anche per colpa di film come quelli John Carpenter e Wes Craven. La notte delle streghe è il momento giusto per vivere, con il joypad in mano, storie angosciose che al solo pensiero ci fanno venire i brividi. Ogni redattore di NBG ha deciso di consigliarvi un titolo horror che ha segnato la sua vita e che, nel caso in cui non lo avete giocato, fareste meglio a recuperare. Se non avete troppa paura scopriamoli insieme!
Thrill Kill – Gaetano “Morfeus” Deleo
Il mio speciale di Halloween è dedicato a uno dei giochi più violenti e perversi con cui abbia mai giocato nella mia lunga carriera da videogiocatore incallito. Il gioco in questione si chiama Thrill Kill. Questo picchiaduro fu sviluppato per PSX da Paradox Development (diventata poi Midway Studios) non arrivò mai sugli scaffali dei negozi in quanto Electronic Art decise di bloccare la vendita per l’eccessiva carica di violenza ma gli sviluppatori, dopo ben 4 anni di lavoro condivisero i file affinché il loro lavoro non venisse buttato. Ovviamente questo gioco arrivò tra le mie mani (non vi dico come).
La storia ruota attorno alle anime dannate di 8 personaggi finiti all’inferno rappresentati tramite la manifestazione delle perversioni e dei vizi che avevano in vita. Ognuna delle 8 anime lotta per vincere il torneo organizzato dalla Dea Marukka che concederà al vincitore la reincarnazione. I personaggi variano da un cannibale che usa la gamba di una delle sue vittime come arma a un nano con i trampoli (detto l’impalatore), da un chirurgo pazzo con una tagliola al posto dei denti a un Serial Killer senza braccia.
Il gioco si svolge in arene tridimensionali chiamate “prigioni”. Le ambientazioni sono di quanto più macabro e putrescente si sia mai visto in un videogioco, si passa dalla sala delle torture ad un orinatoio, dal forno crematorio alla cella imbottita di un manicomio. Thrill Kill fu uno dei primi giochi a permettere il gioco in multiplayer locale fino a 4 giocatori contemporaneamente nella stessa arena. A differenza di altri picchiaduro a incontri la barra dell’energia aumenta ad ogni colpo andato a segno permettendo così al primo che riesce a riempirla completamente di effettuare una fatality sanguinaria (ogni personaggio ne ha diverse a disposizione) eliminando nella maniera più brutale uno degli altri lottatori.
In conclusione, Thrill Kill è un gioco malato, perverso, viscido ma è anche dannatamente (è proprio il caso di dirlo) divertente soprattutto se giocato con gli amici in locale (al tempo non c’era il multiplayer online). Soffre senza dubbio dei limiti tecnici della prima console di casa Sony ma compensa con la sua originalità. Se fosse uscito ufficialmente sul mercato avrebbe dato filo da torcere anche a titoli più blasonati del genere. Chissà che qualcuno non si inventi una versione HD di titolo controverso (i tempi ora sarebbero maturi).
Dead Island – Alberto Manuel Pongitore
Il sogno non ancora avverato è di giocare ad uno dei primi horror mai creati: Sweet Home per NES, titolo a cui si è ispirato lo stesso Resident Evil. Vero, in rete è reperibilissimo e giocabile tramite emulatori, ma non renderebbe mai quanto giocato su cartuccia. Vedremo.
Fino a pochi anni fa, non trovavo un gioco che mi mettesse paura. Nemmeno i vari Resident Evil ci erano riusciti: gli zombi dei primi capitoli erano spaventosi ma lenti, Resident Evil 4 metteva l’ansia durante le prime fasi con i villaggi affollati di Ganados durante la notte, ma ci si abituava presto. Poi arrivò Dead Island.
Mi ritrovai in una città piena di zombi in cui, al primo rumore o vedendomi da lontano, mi venivano incontro in gruppo ed alcuni di loro mi correvano addosso, impedendomi la fuga ed obbligandomi ad affrontarli, con me armato di un remo o al massimo di un piede di porco arrugginito… forse non metteva davvero paura ma sentivo che il mio personaggio fosse davvero in pericolo, con la convinzione che non sarei mai uscito da certe situazioni, uno contro venti. Peggio ancora quando iniziavano alcune missioni nelle zone più buie del gioco tra cui fogne, edifici scientifici, carceri o villaggi in mezzo alle paludi, e cose simili. O quando la torcia iniziava a scaricarsi e si spegneva nel mezzo di una lotta all’ultimo sangue contro diversi zombi, con me completamente al buio a tirare sprangate alla cieca. Le urla cicliche e in lontananza degli zombi più grossi, che spesso facevano da capolino alla missione, facevano sempre più paura di quello che poi non fosse lo scontro effettivo col mostro di turno.
Dead Island e il suo “sequel” Riptide vanno al primo posto della mia classifica di giochi horror, prima ancora dei già citati Resident Evil e di un’altra grandissima saga horror, Silent Hill, di cui non ho mai finito un capitolo ma che ho intenzione di riprendere in mano molto presto. Col primo The Evil Within ho passato momenti di suspance nel tentativo di non farmi scoprire dal nemico di turno, ma finendo presto con l’essere beccato col facile Game Over; col secondo capitolo, al quale non ho ancora giocato per motivi di tempo, spero che le cose migliorino e che non sia come il primo in cui bisognava quasi sempre fuggire o nascondersi.
Per citare un gioco non horror ma che mi fece un po’ paura qualche anno fa, parlo delle ultime fasi di gioco di Final Fight Streetwise per PS2, con qualche spoiler d’obbligo. Una potente droga sta prendendo largo in città, contaminando nostro fratello Cody e gran parte della popolazione, trasformandoli in una sorta di zombi ma con piena forza ed agilità oltre agli occhi luminescenti. Risultato? Dopo averne incontrati occasionalmente alcuni durante le prime missioni, l’ultima vedrà i contaminati tutti assieme in mezzo ai vicoli stretti nel tentativo di fermarci, col nostro Kyle chiamato a pugni e calci come non mai. E il boss finale non potrebbe che essere lo stesso Cody, fuori di sé nonchè dopato a mille dalla droga che gli inietta il cattivone di turno lì presente… secondo voi chi dovremmo attaccare per risolvere la situazione? Il gioco avrà anche un gameplay ripetitivo, ma con un finale in netto crescendo.
Resident Evil 3 – Alessio “Link” Palmieri
Il gioco che mi ha spaventato di più nella mia “vita” videoludica è stato Resident Evil 3, giocato ovviamente sulla PSX. Nel 1999, anno di uscita di RE3, ero un ragazzetto che saltellava allegramente fra la 5° Elementare e la 1° Media.
Resident Evil 3 è un classico Survival Horror dove principalmente bisogna scappare dal disastro di Racoon City. La protagonista dell’avventura è Jill Valentine, che parallelamente alle vicende di Resident Evil 2, dovrà indagare sulla diffusione del Virus che ha infestato Racoon City e trovare un modo per sconfiggere Nemesis che sembra proprio averla presa di mira.
Ciò che mi ha fatto restare impresso questo gioco nella memoria è il fatto che il Boss finale (Nemesis) è sempre in agguato durante tutta l’avventura. Già subito all’inizio del gioco si capisce esattamente che si dovrà camminare sul filo del rasoio ad ogni passo sperando di non incontrare Nemesis. Molto probabilmente questa continua tensione mi portava poi a saltare letteralmente sul divano ogni qualvolta il suddetto Tyrant compariva all’improvviso sullo schermo, rischiando più e più volte di tirarmi dietro Dualshock e Playstation.
Il titolo non viene considerato il migliore della serie, ma per me rimane il più significativo a livello affettivo. Senza contare che Nemesis resta uno dei Boss con un design davvero splendido, che nel corso degli anni non ha fatto altro che migliorare.
Mogeko Castle – Giulia “MrsPotato” Spataro
I miei colleghi hanno parlato di Resident Evil, The Evil Within, Thrill Kill… tutti giochi degni di questo nome, ma forse non digeribili da tutti i player. Si sa: il genere horror è uno dei più difficili da ingoiare senza problemi, specialmente per i più sensibili, compresa la sottoscritta che, pur avendo questo piccolo problema, non rinuncia a giocarci. Ma come, chiederete voi?
Esistono giochi sul genere horror che cercano di essere meno pesanti del previsto, soprattutto indie, meno conosciuti sul mercato e apparsi solo negli ultimi anni. Parlo di giochi creati da Funamusea/Mogeko, conosciuta come Deep-Sea Prisoner, da Kouri o similari. Il primo Mogeko Castle, creato da Funamusea, venne rilasciato il 1° aprile 2012, creato con RPG Maker 2000 e ricreato, un remake, tramite VX Ace, e personalmente è stato uno dei giochi più profondi e shockanti che io abbia mai giocato riguardante questo genere. Nonostante la grafica non proprio di ultima generazione, Mogeko Castle riesce comunque a buttarti nel mondo dell’horror con scenari splatter e da incubo, conditi da suoni che possono mettere angoscia, ansia… ma non solo. Non mancano i tratti comici, i momenti seri o entrambi al tempo stesso; per chi non conoscesse il titolo, la trama è questa: una ragazza si ritrova in un mondo parallelo popolato da piccoli esseri gialli, di nome Mogeko, amanti delle liceali e del prosciutto. Ad un primo impatto sembra essere, per quanto mi riguarda, un classico titolo da giocare per noia, pieno di no-sense e terribilmente sessista per l’amore che questi esserini provano per queste ragazze. Ma, andando avanti, già dopo pochi minuti si comincia a capire che non è così banale come sembra: alla fine diventerà una lotta contro la nostra sopravvivenza per non essere uccisi o per non diventare degli schiavi al servizio di questi Mogeko. Personalmente, mi sono ritrovata più volte a urlare per correre via, con la speranza di riuscire ad arrivare al prossimo dungeon con la triste consapevolezza che, forse, la corsa sarebbe continuata. Le scariche di adrenalina sono presenti e si fanno sentire; Mogeko Castle non solo va a toccare questi punti, ma spinge per essere anche un gioco psicologico, dalla trama profonda, arrivando a mostrare il lato malato della mente umana e di cosa, una persona, sarebbe capace di fare in una situazione assurda come quella in cui si trova la protagonista.
Non solo Mogeko Castle e Funamusea; Mad Father, gioco detto stello stile e genere, venne pubblicato nel 2012, sviluppato da Wolf RPG Editor. Si tratta, anche qua, di un indie, in cui una ragazzina deve fare i conti con il padre che, costantemente, compie esperimenti macabri nel laboratorio sotterraneo.
Ma in tutto questo, tralasciando esserini gialli e padri pazzi, come possiamo non parlare di American McGee’s Alice e Alice: Madness Returns? Giochi che mi hanno fanno sbattere la testa più e più volte nel corso delle partite a livello mentale, per via dei rompicapo e delle sfide sempre più difficili. Ma in tutto ciò, ho sempre trovato il modo in cui vengono mostrati i personaggi alquanto geniale, specialmente per quanto riguarda la riadattabilità dei personaggi della classica storia Alice Nel Paese delle Meraviglie, andando a toccare il genere steampunk e horror senza mai esagerare. E, ultimamente, è stato rilasciato l’annuncio in cui viene dichiarato che, se i fan si dimostreranno interessati, verranno mostrati i progetti per un futuro terzo capitolo. E’ possibile leggere di più a riguardo direttamente sul sito.
Questi, però, sono giochi da single player; se siete un gruppo di persone e, durante la notte di Halloween, volete starvene in casa a giocare tutti insieme online con un gioco a tema, posso consigliare Dead by Daylight. Negli ultimi mesi ha spopolato tra i player, sgomitando tra vari titoli come Left4Dead e simili, tant’è che non serve neanche una presentazione. Ma, per chi non lo conoscesse, si tratta di un survival online dove è possibile fare la parte del killer e della vittima che cerca di sfuggire, insieme ai compagni, alla morte. E’ un horror, ovviamente, e sotto certi aspetti risulta essere pesante, come il modo in cui l’assassino uccide le vittime andando sempre più nello splatter, ma forse, giocato insieme ad altri amici, potrebbe fare meno paura di quanto si possa immaginare.
Nightmare Creatures II – Rocco
Halloween si avvicina, così ho pensato di deliziarvi con una chicca del passato che mi ha fatto passare notti insonni: Nightmare Creatures II.
Nightamare creatures II è un gioco degli anni 2000 e sviluppato da Kalisto, ed è uno dei giochi più violenti che abbia mai provato: sangue, decapitazioni, mutilazioni, urla strazianti, e chi ne ha più ne metta.
Per farvi capire cosa intendo guardate il video:
Bellissima e inquietante è anche la trama: il nostro protagonista è Herbert Wallace, un uomo rinchiuso in un ospedale psichiatrico.
La sua immagine ricalca in pieno quella di un pazzo violento, che sente le voci, ha incubi catastrofici e che non vede l’ora di evadere per poter menare la sua ascia contro il malefico Adam Crowley, colui che lo ha imprigionato fin dall’infanzia, infliggendogli innumerevoli torture ed esperimenti.
Se non sapete cosa fare ad hallowen seguite il mio consiglio: buio, PSX, cuffioni e NIGHTMARE CREATURES II.
Chiller – ilDagnele
Il gioco che presento per Halloween è un vecchio arcade degli anni ottanta. Mi sembra d’obbligo andare molto indietro nel tempo visto che, anagraficamente, sono il più anziano della redazione.
Il titolo in questione è Chiller. Shooter in soggettiva a schermo fisso della Edixy. Il cabinato si presentava ovviamente con un fucile ottico ed il semplice obbiettivo del gioco era quello di crivellare prima dello scadere del tempo dei corpi imprigionati in strumenti di tortura e presumibilmente infestati da presenze demoniache. Qualche bersaglio particolare elargiva l’accesso allo stage bonus mentre un colpo a vuoto decurtava il tempo rimanente. Una tetra ambientazione dopo l’altra, quattro stages in totale selezionabili nell’ordine desiderato e fiotti di sangue da tutte le parti.
Ai tempi ero un ragazzino delle medie e, in un’epoca dove concetti come censura nei VG e politically correct non erano di certo sulla bocca di tutti, non mi capacitavo di come il cabinato fosse tranquillamente presente in mezzo agli altri. Ancora oggi, su di Chiller su Wikipedia, si possono leggere passaggi come “…violenza e la brutalità contenute”, “…violenza a tratti gratuita”, “…un videogioco così truculento”.
Tutto lo schermo intriso di rosso, macchinari per la tortura… Certo, la giocabilità era molto limitata, ma quel gioco mi rimase impresso per molto tempo! Per concludere aggiungo soltanto che del gioco fu realizzata anche una conversione per NES, totalmente edulcorata, e che, per chi volesse provarlo oggi, la rom è tranquillamente scaricabile e utilizzabile con il MaMe.
Clock Tower (Versione Super Famicom del 1995) – Mad
Uno dei capostipiti del genere survival horror nel mondo dei videogames. Pur avendo avuto numerosi seguiti, anche per Playstation, qui vi presenteremo la prima versione, uscita in Giappone per Super Famicom alla fine del 1995.
Clock Tower, seppur con una grafica 2D, era perfettamente resa l’atmosfera angosciante e di impotenza della protagonista, una giovane ragazzina tutta sola nel classico maniero. Manco a dirlo la serie Bio Hazard/Resident Evil avrebbe poi attinto a piene mani da queste atmosfere.
Peculiarità era l’assoluta assenza di armi in possesso alla protagonista, già di per sé fragile ed indifesa. Niente muscolosi protagonisti scalzi e con la maschera da portiere di hockey, niente armi propriamente dette. Gli unici modi per sfuggire ai vari mostri, ricordo ancora un nano armato di forbici giganti, era scappare, rinchiudersi o sfruttare l’ambiente circostante. Causare la caduta di una pesante libreria e far sì il nano di cui sopra ne rimanesse schiacciato non costituiva soltanto una soddisfazione, ma si percepiva in prima persona un vero e proprio senso di liberazione!
La rom del gioco è di facile reperibilità e può essere tranquillamente giocata con uno degli innumerevoli emulatori di Super Nintendo disponibili per PC.
Dead Space – Riccardo “Fratto” Ferrari
La recente e triste notizia sulla chiusura da parte di Electronic Arts dello studio Visceral Games mi ha fatto propendere per consigliarvi di giocare Dead Space. Uscito quasi 10 anni fa ha dato nuova linfa vitale agli horror game. Visceral è riuscita a calibrare la giusta dose di tensione psicologica e splatter, regalando al mondo uno degli horror game più belli di sempre. Nonostante il doppiaggio scadente di Dario Argento, coinvolto nel progetto più per motivi pubblicitari che per effettive qualità, questo gioco del 2008 è ancora oggi un’esperienza da cucirsi addosso, decisamente più coinvolgente dei due seguiti, che hanno virato verso un’eccessiva dose di azione.
Dead Space è ambientato nel 2500 e l’umanità è riuscita a colonizzare lo spazio per sfruttarne le infinite risorse. Una delle navi spaziali, Ishimura, perde i contatti con la terra e sul luogo della scomparsa viene inviato un secondo equipaggio per indagare. Ma una volta sbarcati, i due tecnici Kendra e Isaac Clarke si accorgono che la situazione è ben diversa e più pericolosa di quanto ci si potesse aspettare.
Un gioco pregno di angoscia, mostri terrificanti che sembrano essere usciti da La Cosa di John Carpenter e l’atmosfera spaziale rendono questo Dead Space uno dei migliori videogiochi horror mai realizzati.
Una vera manna per gli appassionati di squartamenti e amenità simili che troveranno in questo titolo carne per i loro denti, senza dimenticare una bella dose di sana paura come pochi altri giochi sono riusciti a trasmettere e una trama ben scritta. Insomma che aspettate? Se ancora non avete provato questo gioco correte a recuperarlo e mi raccomando, tenete una mazza da baseball nella stanza mentre ci giocate.. Non si sa mai..
Halloween è il giorno in cui ci si ricorda che viviamo in un piccolo angolo di luce circondati dall’oscurità di ciò che non conosciamo. Un piccolo giro al di fuori della percezione abituata a vedere solo un certo percorso, una piccola occhiata verso quell’oscurità.