SpellForce III: Fallen God è la seconda espansione del terzo capitolo della saga omonima, SpellForce, nota per mischiare elementi degli RPG e dei RTS. Tutto è iniziato nel 2003 con la pubblicazione del primo capitolo e dopo un cambio di redini, nello sviluppo del gioco, si è arrivati a questa espansione, già preceduta da Soul Harvest nel 2019, primissima espansione del terzo capitolo canonico, uscito a fine 2017. Ebbene SpellForce III: Fallen God, allo stesso modo del titolo del 2019, è stato sviluppato da Grimlore Games e pubblicato da THQ Nordic come contenuto giocabile stand-alone. Di conseguenza, può esserci sicuramente una fetta di pubblico che non ha goduto del gioco base e della sua prima espansione. Quest’ultimi potranno comunque godersi le vicende narrate in questo gioco anche se inevitabilmente non comprenderanno alcuni rimandi ai capitoli precedenti.
Trama
La più grande differenza è che in questo titolo si dovrà impersonare degli eroi appartenenti alla razza dei Troll. Il giocatore si troverà davanti quella che a tutti gli effetti è una società tribale, anche se in certi ambiti comunque sviluppata. Ad ogni modo la conoscenza di questi particolari avverrà attraverso i dialoghi con i personaggi giocanti e non. In questo modo si andranno approfondire le usanze, i costumi e le credenze di una razza che nella serie appare per la prima volta assai caratterizzata. Ad ogni modo il giocatore vivrà le imprese di Akrog, nuovo capo tribù dei Lunanuova, il quale dovrà riportare alla gloria il suo clan ormai divenuto l’ombra di se stesso. Infatti la tribù, oltre ad essere decimata dai continui attacchi dei nemici, si trova a fare i conti con la piaga del Sanguesporco, originatasi dal già conosciuto Ardisangue e che uccide i giovani cuccioli e rende sterili i più grandi.
Tutto ha inizio durante il rito di passaggio in cui Akrog diverrà il nuovo capo. Infatti un gruppo di cacciatori di Troll attacca il clan che, dopo aver respinto parte degli aguzzini al costo di gravi perdite, si dà alla fuga. Durante il loro viaggio si mettono in contatto con un misterioso straniero, il quale sostiene che la panacea ai loro mali passi dal resuscitare un certo Dio caduto. Incomincia così la nostra storia, la quale può raggiungere differenti esiti in base alle scelte multiple che il giocatore compie nei dialoghi. In realtà, a volte tale scelte hanno un effetto più limitato dato che in alcuni punti si è costretti a intraprendere un percorso unico, potendo scegliere solamente come percorrerlo. Ad esempio, in un punto nella tribù cominceranno a scarseggiare le risorse e quindi si potrà decidere di ottenerle con la forza, saccheggiando un accampamento di umani oppure cercare una via più diplomatica.
L’armatura di ogni guerriero…
Oltre ad Akrog, il giocatore potrà controllare le azioni di altri tre personaggi: Zazka, Grungwar e il giovane “fratello” del capo tribù, Noag. Gli sviluppatori hanno deciso di strutturare un interessante meccanica attorno a quest’ultimo personaggio. Infatti, vista la sua giovane età non sarà possibile scegliere inizialmente per lui una classe, ma solo quattro delle cinque caratteristiche principali presenti. Inoltre, tutte le abilità, passive o attive, che per gli altri sono legate ad una classe specifica, verranno sbloccate in base a delle scelte compiute durante alcune conversazioni, influenzando anche la sua indole. Differentemente per gli altri è possibile fin da subito scegliere la loro specializzazione tra quelle possibili per questa razza. Infine, in maniera limitata viene offerta la possibilità modificare l’aspetto di tutti i personaggi, agendo solo sul colore della pelle, sulla forma delle zanne, sulla capigliatura e scegliendo dei segni distintivi come ad esempio tatuaggi.
L’uccisione dei nemici e il completamento delle missioni ripagherà il gruppo con dei punti esperienza, i quali sono strettamente legati all’aumento del livello di squadra. Una volta che quest’ultimo aumenterà sarà possibile sbloccare o potenziare un’abilità, presente nel corrispondente albero e in alcuni casi aumentare anche uno dei cinque parametri già citati. Tutto questo ha lo scopo, come in ogni classico RPG, di personalizzare il singolo personaggio, costruendo la propria build, comunque legata alla classe scelta inizialmente. A completare la caratterizzazione di un personaggio vi è la possibilità di modificarne l’equipaggiamento, ovviamente sempre che l’oggetto da indossare sia compatibile con la sua classe, razza e/o con i suoi parametri. Tuttavia, i molti strumenti inutilizzabili potranno essere smantellati dai fabbri per avere nuove risorse con cui costruirne di più adatti oppure essere venduti/scambiati con i mercanti.
L’anima dell’azione
SpellForce III: Fallen God, essendo un’espansione, percorre la stessa strada tracciata dal terzo capitolo canonico e da Soul Harvest. Di conseguenza ne eredita pregi e difetti, tra cui la semplificazione delle meccaniche strettamente da RTS. Queste vengono sfruttate principalmente negli scontri campali del gioco, dove due fazioni si sfidano con l’obiettivo una di prevaricare l’una sull’altra. A questo scopo sarà fondamentale il controllo delle aree in cui è divisa la mappa, ottenendo in questo modo risorse necessarie tanto ad espandersi quanto a costruire il proprio esercito. La loro raccolta avviene in maniera automatica, assegnando lavoratori all’edificio specifico per quel tipo di risorsa. A queste strutture se ne affiancano altre con differenti utilizzi, che vanno dalla difesa del territorio al reclutamento delle unità. Come in Soul Harvest, le costruzioni sono strettamente legate al tipo di razza dei personaggi controllati dal giocatore. Questo stratagemma dà un sapore leggermente diverso alla gestione degli accampamenti, nonostante le azioni siano fondamentalmente le stesse.
Multyplayer
SpellForce III: Fallen God dispone di tre modalità multigiocatore. Dal singolo scontro 1 vs 1 (casual oppure classificata) si passa alla modalità personalizzata che permette combattimenti a squadre, fino ad arrivare alla sezione sfida dove si possono affrontare delle partite classificate. Ognuna di queste modalità online offrirà la possibilità di servirsi di un matchmaking automatico alla ricerca di avversari umani oppure di sfidare dei nemici controllati dall’intelligenza artificiale. Insomma un qualcosa di assai classico, abbastanza apprezzabile anche se non innovativo e che si contraddistingue dalla modalità personalizzata poiché permette di controllare uno o due eroi appartenente ad una delle sei razze disponibili: Orchi, Umani, Elfi, Elfi Oscuri, Nani e Troll.
Sotto gli occhi di tutti…
Dal punto di vista estetico, il videogioco mantiene la classica visuale isometrica dall’alto tipica della serie, la quale regala un’ampia visuale su degli ambienti simili a quelli dei titoli precedenti, ma comunque coerenti con l’ambientazione fantasy. Tuttavia, può capitare che a causa della visuale dall’alto e della costruzione delle mappe, il giocatore non calcoli bene gli spazi e i personaggi finiscano per incastrarsi tra gli elementi dello scenario. Ovviamente si tratta di un qualcosa che non inficia particolarmente la giocabilità, ma che alla lunga può risultare fastidioso soprattutto nella frenesia dei combattimenti. Infine, ad un’estetica un poco basilare fa da contraltare un comparto tecnico solido, anche grazie ai bassi requisiti di sistema richiesti.
Conclusioni
SpellForce III: Fallen God si conferma per quello che è, ossia un’espansione di un titolo del quale non ne modifica il gameplay, ma ne espande la narrativa, offrendo il plus di poter essere giocata da sola. Di conseguenza, in primis il videogioco si rivolge agli appassionati della saga, i quali si ritroveranno a casa grazie proprio all’alternanza delle meccaniche dei giochi di ruolo e degli strategici. Tuttavia Fallen God rimane un titolo che può accogliere tra le sue braccia anche i neofiti che verranno cullati dalla semplificazione di alcune meccaniche e da una buona localizzazione in italiano. In conclusione, al netto dei suoi difetti il videogioco si mostra più che apprezzabile e si conferma, come i predecessori, come un buon compromesso per avvicinarsi ai generi a cui si ispira.