Gli anni ’90 hanno visto arrivare su console tantissime nuove Ip di cui oggi giochiamo volentieri sequel e remake. Tra questi c’è StarFox, uno dei titoli che sul Super Nintendo sfruttava benissimo il motore grafico della console, quel Mode 7 che permetteva effetti di rotazione mai visti prima, grazie al quale fu possibile realizzare altri grandi successi come ad esempio il primo Super Mario Kart. Oggi viviamo un nuovo capitolo della saga con Starlink: Battle for Atlas, che sbarca in grande stile sulle attuali consoles con tantissime novità. Il lavoro fatto da Ubisoft sarà soddisfacente?
Versione provata: Switch.
Mi è atterrata una nave sul controller
La novità più interessante di Starlink: Battle for Atlas è l’introduzione dei toys-to-life sui controllers. Lo Starter Pack include la base del joy-con, le action figures di Mason Rana e, in esclusiva per la versione Switch, Fox McCloud e la sua Arwing. Nave e pilota vanno montati sul joy-con seguendo l’apposito videotutorial del menù principale del gioco. Nonostante l’iniziale perplessità, la navicella appena montata non dà fastidio ed il joy-con così creato non è per niente pesante. Possiamo rimuovere navicella e personaggio in qualunque momento, per cambiare armi o scambiare Mason con Fox (e viceversa) a seconda dei nostri gusti.
Navi, personaggi ed armi vengono vendute separatamente. Quella dei toys è senz’altro di una novità interessante e i collezionisti non perderanno l’occasione di comprarli tutti per provarli in-game, magari dopo la prima run, per avere un gameplay più vario con una nuova nave e relativo personaggio. Occhio però al budget a vostra disposizione. Al momento di questa recensione, una singola nave con arma e personaggio viene venduta attorno ai 30 Euro; contando che lo Starter Pack si aggira attorno agli 80, consigliamo l’acquisto dei packs separati soltanto a chi voglia davvero investire in questo gioco per vederne tutte le sfumature, comprese navi e piloti a disposizione, a fronte di una spesa non da poco.
A livello di gameplay, le nostre scelte sui toys avranno un peso non indifferente. Acquistando alcuni packs possiamo interscambiare le varie parti della nave a seconda di missione e tipologia di nemici da affrontare. Ad esempio alcuni nemici sono deboli alle armi termiche come il lanciafiamme, altri invece lo sono alle armi criogeniche come i missili di ghiaccio. In alcuni casi è un membro della nostra squadra a consigliarci quale di queste usare, avvisandoci se un nemico o un bersaglio di altro tipo siano immuni o più resistenti all’arma che stiamo usando.
Il controller viene sfruttato bene, con tanti pulsanti ad uso specifico. Con l’analogico sinistro ci spostiamo, mentre con quello destro viriamo in modo deciso inclinando la nave. Abbiamo un pulsante per ognuna delle due armi montate, uno per usare l’abilità del pilota. E’ possibile schivare con una rapida rotazione in aria verso un lato, utile in caso di fuoco nemico. Un altro pulsante ci dà invece un’accelerazione extra che consuma una barra di energia, che per fortuna si ricarica alquanto rapidamente. Un elemento davvero utile è lo scudo, che per alcuni secondi può bloccare o addirittura riflettere i colpi nemici e distruggerli sfruttando i loro stessi colpi; lo scudo è però di durata molto limitata, e richiede alcuni secondi per essere ricaricato e poterlo usare nuovamente.
StarFox in salsa open world
Iniziamo il gioco sulla Equinox, nave madre dei protagonisti che pian piano conosceremo durante il gioco. Tra questi vi sono Mason Rana e la sua squadra, oltre al leggendario Fox McCloud ed il ritorno della mitica squadra StarFox con i vari Falco, Slippy e Peppy. Entrambe le squadre possono fornirci supporto in battaglia su nostra richiesta, premendo un apposito pulsante. Mason fa sparare un potentissimo colpo dalla nave madre, che colpisce i nemici in un’area circolare; Fox può invece chiamare in aiuto uno dei membri originali della squadra StarFox, che lo aiuterà per qualche decina di secondi per poi abbandonare il campo di battaglia. Per quanto riguarda questi ultimi, in caso di supporto non disponibile, uno di loro ci risponde frasi come “Proprio no!” o esprime il suo dispiacere per non poter intervenire. L’abilità del pilota è disponibile quando il logo è completamente pieno, e dopo averla sfruttata bisogna attendere un po’ per ricaricarla e poterla usare di nuovo.
Un ottimo supporto può venire da un amico che gioca con noi. Pur non essendo presente il gioco online, c’è un’interessante modalità co-op a 2 giocatori in split-screen. Giocando in co-op è possibile dividersi i compiti per sconfiggere più facilmente i nemici e distruggerne gli avamposti, cercare tesori e materiali da rivendere, oppure separarsi tra Spazio e pianeta. Il gioco in co-op è senz’altro divertente, ma chi scrive ha passato molte più ore nel gioco single player per sfruttare a tutto schermo la vastità e la bellezza artistica con cui sono stati creati gli scenari. Ogni pianeta è diverso dall’altro, sia nel clima che per flora e fauna; lo Spazio è pieno di gruppi di immensi meteoriti, da schivare soprattutto quando si usa l’Iperguida. Sì perchè Starlink non è soltanto immenso, è soprattutto una vera gioia per gli occhi.
Essendo uno dei generi più in voga di questa console generation, gli sviluppatori hanno pensato di rendere open world anche questo Starlink: Battle for Atlas per offrire tante ore di gioco grazie ad un’intera galassia da esplorare. Atlas è infatti piena di pianeti, di cui alcuni conosciuti ed altri sconosciuti, in cui ci sono mille cose da fare con lo scopo di respingere i nemici della Legione ed aumentare la percentuale di alleanza fino al massimo. Il gioco acquisisce così tanti elementi rpg in cui le side quests e il commercio con gli avamposti dei pianeti diventa essenziale per proseguire nell’avventura, fornendo alla nostra nave potenziamenti come armi, scudi e boost vari. Questi ultimi sono numerosi e vari sui parametri che forniscono: ad esempio alcune armi fanno più danni ma con minore gittata o cadenza di fuoco rispetto ad altre, idem le corazze che possono fornire più difesa contro una precisa tipologia di arma. Spendendo soldi e nuclei, è possibile fondere tre armi o corazze uguali per crearne una più potente, scegliendo saggiamente i parametri che più ci interessa potenziare. E’ possibile potenziare anche le abilità del pilota, tra cui un maggior numero di danni in condizioni critiche o un miglior attacco iniziale accanto ai membri della squadra.
In ogni pianeta siamo chiamati a combattere la Legione, distruggendo alcuni avamposti (di cui parliamo più avanti) e difendendo dai loro attacchi quelli presenti sul pianeta e nostri alleati. Sono proprio questi avamposti ad offrirci la maggior parte delle attività disponibili. Troviamo osservatori, raffinerie, laboratori o armerie, a cui possiamo offrire il nostro aiuto completando una breve missione e guadagnarci così la loro fiducia. Alcune di questi sono già esistenti, ma distruggendo i nidi nemici possiamo costruirne altri scegliendone la tipologia. L’osservatorio ci mostra vari elementi sulla mappa di gioco, la raffineria ci consegna carichi di Electrum (la moneta del gioco) da spendere per acquisti e potenziamenti, il laboratorio sviluppa nuove mods per potenziare la nostra nave, mentre l’armeria manda vari robots in giro per difendere il pianeta in nostra assenza.
Possiamo potenziare ciascuno di questi avamposti consegnando diversi tipi di materiali: nuclei ottenibili dopo aver sconfitto alcuni potenti nemici o dopo la decodifica delle navicelle Drake schiantate sul pianeta, tecnologie trovate sulla superficie o materiali grezzi ricavati dai minerali sparsi qua e là. Ogni avamposto è potenziabile fino al livello 3, aumentandone l’efficienza in base ai compiti da svolgere: quindi un osservatorio di livello 3 ha sensori per tutto il pianeta, una raffineria ci dà carichi di Electrum più cospicui, il laboratorio crea mods d’avanguardia e l’armeria ha difensori più forti. Specialmente all’inizio, con la maggior parte del pianeta infestato dai membri della Legione, non ci è possibile spostarci in volo ed il solo tentativo danneggia il motore fino a farci cadere; siamo quindi costretti a spostarci sul terreno come se avessimo un’auto, sfruttando l’accelerazione nei tratti privi di ostacoli.
Viaggiando per Atlas
Guidare la nostra nave è un’esperienza davvero piacevole non solo a livello di gameplay, ma anche quello visivo. Si può decollare da un pianeta premendo un pulsante per attivare il volo, puntare il cielo ed uscire dall’atmosfera del pianeta con una forza d’attrito che davanti la nave crea un effetto infuocato ben realizzato. Il tutto, altra nota positiva, senza alcun caricamento che spezzi l’azione. Raggiunto lo Spazio, la feature più interessante è l’Iperguida, di cui gli amanti di Star Trek avranno notato una certa analogia con la Curvatura delle serie tv. Una volta attivata, la nostra velocità aumenta esponenzialmente e possiamo attraversare Atlas molto velocemente per raggiungere un pianeta, una base nemica o semplicemente per esplorare la galassia alla ricerca di rottami ed altri posti esplorabili dai quali recuperare materiali di ogni genere. Per alcuni pianeti già esplorati è anche possibile il viaggio rapido premendo un pulsante.
Purtroppo è principalmente nello Spazio che faremo conoscenza dei Predoni, le cui basi sono inizialmente nascoste ma che possiamo scoprire durante il gioco. I Predoni attaccano spesso in formazione di tre, quattro o cinque navicelle, col capo propenso a minacciarci con una comunicazione vocale poco prima di attaccare. Ma come si incontrano i Predoni? Con l’Iperguida attivata, dobbiamo fare attenzione alle loro trappole iperspaziali: si tratta di barriere violacee simili a ragnatele, difficilmente evitabili perchè ci compaiono davanti all’improvviso e sono molto estese. Il modo migliore per scamparla è passare attraverso i buchi della trappola stessa, cosa possibile con un po’ di abilità nel virare tempestivamente ma non sempre possibile a causa dell’alta velocità della nave. Nel caso si sbatta contro la trappola, essa scompare per lasciar posto alle navi dei Predoni, che ci attaccano subito in modo aggressivo. Ovviamente dobbiamo distruggerle, stando attenti a non farci accerchiare o agli attacchi da dietro, sfruttando al meglio lo scudo per riflettere i colpi e cercando allo stesso tempo di attaccare una nave a tiro con l’arma adatta, ad esempio i missili a ricerca.
Nello Spazio sono anche presenti diverse e potenti navi nemiche, i Dreadnought, che nel corso dell’avventura dobbiamo attaccare e distruggere durante specifiche missioni. Queste navi possono inviare nei vari pianeti i Prime, potenti ed enormi nemici che ricordano lontanamente i ragni. Un Prime può sparare potenti fasci di energia da varie parti del gioco e chiamare rinforzi della Legione, ma la tattica principale è quella di scappare quando messo in difficoltà, raggiungendo specifici punti della mappa in cui potenziarsi attinendo energia da fonti vicine. Una volta sconfitto, possiamo estrarre il nucleo del Prime e rivenderlo a qualche avamposto per potenziarlo in un colpo solo, migliorandolo ulteriormente con soldi o materiali fino al raggiungimento del livello massimo.
Come accennato in precedenza, oltre al Prime saremo chiamati a distruggere gli Estrattori, torri nemiche situate sui vari pianeti e sempre protette da Cyclops. La battaglia si suddivide in diverse fasi: inizialmente dobbiamo distruggere alcuni Nodi dell’Estrattore lì vicino, colpendoli nel punto focale ed evitandone i vari fasci energetici; una volta distrutti, l’Estrattore apre il suo punto focale lasciandolo senza protezione e dobbiamo colpirlo a più non posso evitando i vortici di fuoco sul terreno. Nel caso non dovessimo finirlo al primo tentativo, il cuore dell’Estrattore si richiuderà e dovremo distruggere nuovi Cyclops e Nodi prima di poter continuare con l’Estrattore vero e proprio.
A dover cercare il pelo nell’uovo, possiamo evidenziare un backtracking non indifferente per cercare di rendere sicuro ogni pianeta. Saremo costretti a tornare su ciascuno di essi per controllare che qualche avamposto non sia stato conquistato dal nemico, sostituendo eventuali avamposti poco utili con armerie che mandino i loro difensori in giro a proteggere il pianeta. Alla lunga può risultare un po’ ripetitivo dover sempre ricontrollare che nei vari pianeti non siano scesi nuovi Prime a diminuire la percentuale dell’alleanza, obbligandoci ad affrontare il prima possibile non solo gli stessi Prime, ma anche i vari Dreadnought nello Spazio che li mandano sui pianeti. Alla lunga, anche il farming su ogni pianeta può risultare noioso, ripetendo decine se non centinaia di volte la ricerca di materiali vari e nuclei per potenziare gli avamposti, oltre che distruggere i vari Estrattori della Legione o nidi di Imp sparsi in ogni pianeta.
A livello di trama, Starlink si presenta subito pieno di azione con l’incidente iniziale della Equinox e il rapimento di un membro della squadra, per poi evolversi mostrandoci l’antagonista di turno ed altre fasi importanti della storia. Ben realizzati i filmati, con un doppiaggio italiano di buon livello comprese le buffe voci di alcuni personaggi storici. Giusta la scelta di non mettere soundtracks durante l’esplorazione del pianeta, che finirebbero col ripetersi troppe volte ed innervosire. Molto meglio avere soltanto gli effetti sonori, con jingle e qualche breve traccia audio a seconda di cosa accade in quel momento: chiamare gli alleati della StarFox farà partire la soundtrack del primissimo capitolo, mentre ad esempio le battaglie contro Dreadnought e Prime hanno una musica molto più cupa, e così via.
Il gioco vale la candela?
Starlink: Battle for Atlas è un ottimo open world, con una trama interessante ed un gameplay molto coinvolgente. Può frenare il fatto di dover farmare a lungo sui vari pianeti, oltre al rischio di farvelo piacere così tanto da comprare non solo lo Starter Pack ma anche altri packs a suon di decine di Euro. I toys-to-life riprendono l’idea degli Amiibo con la possibilità di combinare i vari elementi montabili per personalizzare di continuo l’esperienza di gioco, a discapito però del portafogli. Vi consigliamo l’acquisto iniziale del solo Starter Pack, per valutare il gioco in tutto e per tutto; se poi vi dovesse far impazzire al punto di fare altre 2-3 run una volta finito, allora valuterete con calma l’acquisto dei pacchetti extra.
Per quanto riguarda il gioco in sè, Starlink: Battle for Atlas ci è piaciuto molto per diversi motivi: pianeti e Spazio ben realizzati e pieni di cose da fare, alta customizzazione in-game della nave ed una trama che non annoia. Se per voi non è un problema passare ore ed ore a potenziare avamposti e il vostro stesso mezzo spaziale, oltre a combattere di continuo i nemici che invadono sempre gli stessi pianeti, allora è il gioco che fa per voi. A chi di voi avesse in casa non solo la Switch ma anche PS4 o XBO, si consiglia di scegliere la versione Switch in quanto un rispolverato Fox McCloud potrebbe piacervi di più del solito eroe umano un po’ troppo scontato. Questione di gusti, s’intende.
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