Un piccolo gatto randagio a caccia di un antico mistero. Questa è la premessa narrativa di Stray, titolo di esordio per lo studio francese BlueTwelve e pubblicato da Annapurna, nel quale andremo ad interpretare un inconsueto protagonista per un adventure game ambientato in un mondo cyberpunk, ossia un simpatico e tenerissimo gatto arancione, che si troverà coinvolto in una avventura molto particolare.
Il titolo era stato annunciato nelle primissime presentazioni legate alla nuova generazione di console, e in particolare a PS5, in quanto si tratta di una esclusiva console Sony, che è contestualmente sbarcata anche su PC. Il gioco ha saputo immediatamente attrarre la mia attenzione, sia per le atmosfere cyberpunk, genere di cui sono particolarmente amante, ma anche per la presenza di questo micio come protagonista, in quanto padrone di due gatti di cui uno particolarmente somigliante al nostro felino virtuale.
Stray rappresenta certamente un titolo molto importante per quanto riguarda Sony, anche a causa della scelta di averlo introdotto, sin dal giorno del lancio, nei tier Extra e Premium del nuovo PlayStation Plus, permettendo così, a mio modo di vedere, di raggiungere il massimo bacino di utenza possibile.
La prova di Stray è avvenuta su PS5, ed ecco a voi la nostra recensione!

Teneri gatti cyberpunk
Stray si apre con il nostro protagonista che, si trova a vivere in un mondo decadente ma tutto sommato tranquillo all’interno di una colonia per gatti. Essendo questi gatti randagi dei girovaghi, nelle prime fasi di gioco, che ci servono anche per prendere confidenza con i due tasti principali, ossia la X e il cerchio, uno dei quali serve per saltare e l’altro per miagolare, i nostri mici si avventurano in quella che sembra un’enorme discarica a cielo aperto. Zompettando e saltellando di qua e di la, ad un certo punto il nostro protagonista, dopo un salto non riuscito, si trova a cadere all’interno della discarica.
Questi, ferito e spaventato, si trova ad esplorare così le fogne e i Bassifondi, scoprendo in realtà un nuovo mondo vero e proprio, pieno zeppo di robot e di una civiltà robotica nata dalle ceneri di quella umana. Ma non solo: i Bassifondi e le fogne sono abitate anche dagli Zurk, dei mostriciattoli davvero poco teneri e coccolosi, che hanno come unico scopo quello di cancellare ogni forma di vita gli si avvicini. Incontreremo ben presto questi che saranno i nostri principali nemici, e capiremo che potremo fare solo una cosa: darci alla fuga. Durante una di queste fughe entreremo però in contatto con B12, un simpatico robottino multifunzione, che però ha qualche piccolo problema di memoria: aiutare a ricomporre la sua memoria sarà uno dei nostri obiettivi primari.
A mano a mano che andremo a progredire nella storia però i nostri obiettivi diventeranno sempre diversi: la storia di Stray può essere tranquillamente terminata in 5/6 ore, e sebbene non risulti essere una durata particolarmente alta, specie considerando la rigiocabilità pressoché nulla, ritengo che sia giusta per questo titolo. La trama viene articolata e raccontata molto bene, e sebbene il nostro protagonista genera empatia solo per il fatto di essere una simpatica palla di pelo, lo sviluppo dei comprimari risulta molto buono. Un elemento che risulta quasi ipnotico è lo stile grafico: le ambientazioni presentano un livello di dettaglio semplicemente superlativo, e l’esplorazione anche delle zone più elevate vede la presenza di scorci bellissimi. In generale il livello del dettaglio grafico raggiunge vette molto alte, specie se andiamo a considerare il fatto che il titolo è la prima produzione del team francese.
Quello però che mi ha lasciato l’amaro in bocca, a fronte di questi pregi, è il gameplay. Stray è un adventure con elementi platform, con la presenza di diversi enigmi, dei quali riusciremo a venire a capo quasi sempre esplorando e scovando piattaforme che ci porteranno alla soluzione. Questo è un elemento che potrebbe far storcere il naso: Stray non mette praticamente mai in difficoltà il giocatore. Ma anche per quanto concerne il gameplay tutto compreso, Stray presenta una vera e propria “accozzaglia” di elementi già visti in questo genere di giochi, con delle meccaniche particolarmente rodate che non presentano innovazione alcuna. Indubbiamente lo studio ha voluto puntare sul sicuro in questo ambito, ma ha lasciato davvero indietro qualcosa, non sfruttando a pieno il fatto che il protagonista del gioco è un gatto, che in pratica così viene quasi derubricato ad una mera skin di un personaggio particolarmente agile, ma che si comporta e ragiona come un umano a tutti gli effetti. Il tutto viene corredato da una pessima gestione della telecamera, che spesso e volentieri diventa più un impedimento che un aiuto, in quanto si “incastra” negli angoli, oppure va per conto suo e ci mette in difficoltà. Le fasi action sono relativamente poche e come detto quasi tutte comprendono la fuga a zampe levate dagli attacchi degli Zurk: solo in una fase possiamo rispondere a queste iniziative utilizzando un’arma, ma anche in questo caso non siamo davanti a nulla di memorabile.
Come già detto, il vero punto di forza di Stray è rappresentato dalla realizzazione grafica, che risulta essere semplicemente magnifica. Non appena ci troveremo nei Bassifondi, la decadenza dell’atmosfera cyberpunk vi colpirà molto forte, in un tripudio di colori accesi e fortissime luci al neon. Le varie ambientazioni risultano vive e spettacolari, e gli effetti di luce vengono esaltati al meglio grazie all’ottimo utilizzo del ray-tracing. Qualche piccolo neo lo si trova nella performance grafica del titolo: il frame rate risulta abbastanza stabile, ma in alcune sezioni specifiche tende a impazzire totalmente, diventando molto ballerino, con anche qualche problema di pop-up e di caricamento texture. Un plauso, sotto il profilo tecnico, va fatto anche al comparto audio: le musiche sono davvero ben realizzate ed orecchiabili, in pieno stile electronic.
In conclusione
Stray rappresenta un ottimo titolo di esordio per uno studio indipendente, ma rappresenta anche un esordio convincente a metà. La presenza di alcuni elementi particolari ed innovativi, come la scelta di un protagonista così, e con una narrazione articolata in questo modo e con un’ambientazione così ben realizzata. Il gameplay però rappresenta un tallone d’Achille non di poco conto, che poteva essere davvero sfruttato meglio. Sta di fatto però che Stray, nella sua durata esigua e pur con questi difetti, resta comunque un titolo piuttosto valido, valevole di attenzione, e che sicuramente farà la gioia di coloro che sono particolarmente amanti dei gatti, e che può essere provato se si è abbonati ai tier Extra e Premium di PlayStation Plus.
Stray è disponibile su PC, PS4 e PS5.