Nel 1995 esce Tales of Phantasia, il primo episodio di quella che sarebbe diventata una delle saghe più importanti dei J-RPG. Per celebrare i venticinque anni di questo titolo fondatore, Bandai Namco decide di celebrare l’occasione con la pubblicazione di Tales of Arise, un nuovo episodio presentato come una svolta nel franchise. Sfortunatamente, a seguito di molte complicazioni, il gioco non esce nel 2020 come previsto e finisce per arrivare all’inizio di settembre 2021. Ma mentre mostra grandi ambizioni, Tales of Arise sarà riuscito a mantenere la sua promessa di convincere sia i nuovi arrivati che i veterani del franchise?
Una storia classica ma che saprà stupirvi
L’universo di Tales of Arise è composto da due pianeti gemelli chiamati Dahna e Rena. Dopo secoli di pace, i Reniani finiscono un giorno per invadere il loro vicino per schiavizzare la sua popolazione. Trecento anni dopo, tutti i Dahniani sono stati ridotti in schiavitù e lavorano in condizioni disumane a beneficio dei loro invasori. È in questo contesto che incarniamo un personaggio misterioso con amnesia, insensibile al dolore e con un volto nascosto da una maschera. Mentre quest’ultimo sogna di continuo di rivoltarsi, un giorno incontra una giovane donna in fuga, alla quale nessuno può avvicinarsi per paura di essere fulminati. Insieme, si uniranno alla resistenza dahniana per porre fine a secoli di servitù. Per raggiungere questo obiettivo, dovranno sconfiggere i vari Signori Reniani che controllano ciascuno una regione di Dahna. Grazie alla loro posizione, questi ultimi partecipano tutti al Torneo della Corona, competizione organizzata per determinare il nuovo sovrano di Rena. Il vincitore è quindi determinato dalla quantità di energia astrale raccolta, energia prodotta … dagli sforzi dei Dahniani, da qui il loro lavoro forzato a cui sono sottoposti.
Superficialmente la trama di Tales of Arise può sembrare abbastanza classica. Un eroe smemorato, una rivolta contro un invasore, una giovane donna dal passato misterioso… Deja vù come se piovessero. Ma in realtà, il gioco rivela rapidamente che il suo universo è tutt’altro che manicheo e che le cose sono più complicate del “i Reniani sono cattivi e i Dahniani sono necessariamente gentili“. Senza rivelare troppo della storia, siamo piacevolmente sorpresi di vedere come questo mondo sia formato da sfumature più sottili di quanto sembri inizialmente. A ciò si aggiunge una trama ricca di rivelazioni e colpi di scena e abbiamo a che fare con un universo affascinante per la complessità che offre. Un aspetto ancora più rafforzato dai membri della squadra che condividono regolarmente pensieri interessanti sul mondo in cui vivono, un espediente che fa pensare il giocatore a sua volta.
Inoltre, i personaggi costituiscono l’altro grande punto di forza del titolo. Grazie ai tanti (troppi?) sketch, a queste discussioni collaterali tanto care alla saga di Tales of, conosciamo meglio questo team, composto da membri che provengono da ambienti diversi. Ognuno riesce ad essere accattivante a modo suo e si finisce davvero per credere nella chimica che esiste tra di loro. Sfortunatamente, questa enfasi sull’universo e sui personaggi tende anche a rendere il gioco troppo verboso a volte. Non è raro entrare in veri e propri tunnel di dialoghi, sicuramente interessanti e che si possono approfondire con tutti i bozzetti. Più e più volte, il gioco ripete gli stessi elementi della storia per assicurarsi che tutti i giocatori seguano. Un “difetto” che si può riscontrate anche in Persona 5 ad esempio e che alla lunga finisce per essere pesante.
Un vero j-rpg di nuova generazione?
Determinato a non fare affidamento esclusivamente sull’ottimo background e sui suoi personaggi, Tales of Arise è anche il gioco visivamente più completo della saga. Grazie al suo dettagliato cel-shading che fa risaltare i colori, spesso rimaniamo stupiti dai diversi panorami che danno davvero la sensazione di avere a che fare con un J-RPG di nuova generazione. Attraverso le varie ambientazioni che si percorreranno, possiamo ammirare questo rendering unico realizzato con l’aiuto di Unreal Engine 4, un motore di gioco già utilizzato da Bandai Namco per SCARLET NEXUS, l’altro suo Action-RPG uscito all’inizio della tenuta. Queste mappe sono molto più piacevoli da attraversare in quanto sono spesso accompagnati da una colonna sonora ispirata e che offre dei buoni brani, a volte anche epici.
Lo stesso si può dire della cura riservata ai personaggi, a cominciare dal loro design francamente riuscito. Questi ultimi beneficiano anche di alcune animazioni facciali e corporee davvero avvincenti durante i filmati più importanti. Lo stesso vale per le animazioni in combattimento altrettanto impressionanti, in particolare quelle dei Bonus Strikes, questi attacchi che permettono di finire i vostri avversari in modo spettacolare.
Dal punto di vista tecnico, il titolo riesce a mantenere costantemente 60 frame al secondo su Xbox Series X, anche nel pieno delle scene di azione. Nota che questa versione di nuova generazione offre anche due diverse modalità che consentono di dare la priorità al frame rate o alla grafica. Sempre sulle console di nuova generazione, sfruttiamo anche i tempi di caricamento praticamente istantanei che consentono di iniziare subito un combattimento o di teletrasportarsi velocemente in un’altra parte del mondo grazie al viaggio veloce. Tuttavia, il titolo non è privo di difetti visivi. Indipendentemente dal mezzo scelto, notiamo che molte texture appaiono in ritardo sullo schermo, un effetto chiamato clipping in termini più tecnici. Questo aspetto è tanto più visibile quando si attraversano i paesaggi.
E su old-gen come si comporta?
Su Xbox One S il gioco riesce a rimanere fluido senza raggiungere i 60 frame al secondo delle versioni next-gen. L’immagine rimane nitida anche se la risoluzione dell’immagine è ovviamente inferiore su queste vecchie console. Infine, la differenza maggiore riguarda soprattutto i tempi di caricamento che sono ovviamente più lunghi sulle console di vecchia generazione, soprattutto prima dei combattimenti, per mancanza di SSD.
Combattimenti dinamici e spettacolari
Al di là della trama e dell’aspetto tecnico, ciò che ha reso famosa negli anni la saga di Tales of è soprattutto il suo sistema di combattimento dinamico. A questo proposito, Tales of Arise fa onore ai capitoli precedenti. Una volta che vi siete scontrati con un nemico, avete diversi strumenti per aver la meglio. Oltre ai normali attacchi che possono essere concatenati, ogni personaggio ha una serie di Arti (nome delle tecniche nei Tales of) che possono essere combinate. La sfida è quindi quella di effettuare la combo più lunga per indebolire sufficientemente il nemico e finirlo con un assalto boost. Per allungare la tua catena, puoi anche chiamare un alleato per attacchi combinati; ciascuno dei vostri compagni è più o meno efficace contro un particolare tipo di nemico. Per non concentrare tutte le tue azioni sull’attacco da solo, è disponibile anche un pulsante di schivata e un indicatore PS (Punto di supporto) comune a tutta la squadra, che vi consente di curare o difendere i vostri alleati.
Il titolo si basa quindi su un sistema di combattimento solido e particolarmente dinamico grazie alla sua frenetica azione. E oltre ad utilizzare Alphen, il personaggio principale, potete passare in qualsiasi momento a un altro membro della vostra squadra che presenta un set di abilità molto diverso. Che voi preferiate giocare come paladino, mago o cecchino, ce n’è per tutti i gusti e ogni approccio ha il suo fascino. Ovviamente le abilità dei vostri personaggi si evolvono nel tempo grazie ai molteplici piccoli alberi delle abilità che vengono sbloccati nel corso dell’avventura, l’equivalente in questo episodio dei titoli tradizionali della serie. E anche quando non li controllate, è possibile influenzare il comportamento dei vostri alleati grazie al completissimo sistema di strategie che permette di dare loro indicazioni a seconda di ogni situazione. Una versione semplificata di quello visto in Final Fantasy XII.
Sfortunatamente, il lato spettacolare del sistema di combattimento tende a rendere l’azione confusa a volte, specialmente contro i boss. Tuttavia, è in questi momenti che la schivata è la cosa più importante, addirittura essenziale. Di conseguenza, alcuni combattimenti con i boss diventano davvero difficili solo per la mancanza di leggibilità sullo schermo. Inoltre, sulle circa quaranta ore minime necessarie per completare l’avventura principale, si può rimanere delusi dal bestiario. Regolarmente, ci troviamo di fronte a versioni diverse o più potenti di mostri incrociati in precedenza, il che finisce per essere ridondante.Possiamo anche rammaricarci dell’assenza di una modalità multiplayer, caratteristica ancora presente nella maggior parte dei titoli della serie. Una mancanza che dispiacerà soprattutto ai fan della serie, ma che possiamo comprendere vista l’ambizione di questo nuovo episodio.
Tiriamo le somme
Tales of Arise riesce brillantemente a dare nuova vita alla saga di Tales of. Con il suo universo e i suoi personaggi davvero ben caratterizzati e sfaccettati, il titolo offre un’avventura sorprendente che sfrutta ambientazioni superbe grazie a una resa grafica unica. Anche il gameplay non è stato trascurato poiché i combattimenti mostrano una grande intensità e spettacolarità, anche se a volte rendono l’azione poco leggibile. Seppur non sia privo di difetti come il lento caricamento di alcune texture, i moltissimi dialoghi o il suo bestiario ridondante, siamo rimasti ammaliati comunque dalle sue molte qualità che ci permettono di essere tranquilli e fiduciosi per il futuro della serie.