Uno dei titoli con il seguito più importante nel mondo eSports è senza dubbio Rainbow Six Siege, e il Team Pulsar Esports ASD ha da poco annunciato la nascita di un team specifico per il titolo Ubisoft che competerà su PC. A gestire la squadra c’è Damiano “Miller” Vannacci, che è il coach che si occupa della preparazione dei player ma anche di alcuni aspetti “manageriali” del tutto.
Abbiamo avuto modo di scambiare due parole con lui, che ci ha raccontato come è nata la sua collaborazione con Team Pulsar Esports ASD, condividendo con noi anche quelli che sono gli obiettivi della sua sqiiadra per i prossimi periodi e non solo.
Da quando comincia la tua collaborazione con Team Pulsar Esports ASD?
“Ho iniziato la collaborazione con Team Pulsar Esports ASD tramite due player che sono entrati a far parte del progetto dedicato a Rainbow Six Siege, che mi hanno presentato agli admin dell’organizzazione sapendo che avevano bisogno di un coach. La scelta è ricaduta su di me in quanto loro conoscono perfettamente il mio modo di lavorare, i miei metodi e c’è un rapporto molto buono. In realtà la conferma di questa collaborazione è arrivata solo due-tre settimane fa, quando ci siamo conosciuti in maniera diretta, però conoscevo già il loro progetto e ci siamo trovati subito”.
L’annuncio del team di Rainbow Six Siege su PC è stato abbastanza recente. Team Pulsar Esports ASD aveva già un team sul gioco su console, perché la scelta di lanciarsi nella competizione anche su PC?
“Non voglio offendere nessuno, ma diciamo che questa scelta è derivante dal fatto che lo scenario competitivo più importante per quanto riguarda Rainbow Six Siege si trova su PC. Su PC, rispetto a console, il gioco è completamente diverso proprio su un livello di gameplay. Giocare su PC richiede molta più strategia, non ti puoi permettere di giocare nel ‘chill’ come magari puoi fare su console, e a livello di dinamiche esportive richiede una maggiore impostazione, devi essere sempre sul pezzo e devi avere skill nel giocare di squadra. I tornei su console non sono considerati in maniera rilevante dalla stessa Ubisoft, che invece incentiva in maniera importante il gioco su PC specie nell’ambito competitivo”.
Rainbow Six Siege è un titolo che negli anni ha visto enormi trasformazioni, è cambiato tanto con patch e nuovi contenuti continui. Quanto ha influito sull’ambito del competitivo tutto questo?
“Rainbow Six Siege sotto quest’aspetto è molto simile a League Of Legends: negli anni il cambiamento è stato continuo e con le varie patch anche gli stessi operatori e le loro abilità sono state stravolte e modificate. Io ho iniziato a giocare il titolo dopo qualche tempo, quando il gioco è uscito ero ancora a scuola, e quindi ho visto già un gioco diverso rispetto all’inizio. Per me con Rainbow Six Siege è stato amore a prima vista. Una delle cose che più mi piace di Rainbow Six Siege è il fatto che è sempre stato collegato al mondo del competitivo, e in alcuni casi addirittura è stato grazie ad alcune azioni o alcune strategie dei giocatori professionisti hanno portato Ubisoft a modificare abilità e specifiche di alcuni operatori. Una delle cose che però non è mai cambiata è il fatto che è impossibile vedere due partite uguali: il gioco presenta talmente tante variabili che ogni partita è diversa, e questo lo rende così longevo ma soprattutto seguito nell’ambito del competitivo”.
Data la recente nascita del team, quali sono gli obiettivi nei prossimi periodi?
“Ho avuto modo in queste settimane di conoscere i ragazzi che compongono il team, e anzi abbiam già operato qualche cambiamento rispetto al team che era stato annunciato via social: alcuni giocatori ci siamo trovati costretti a sostituirli in quanto non ci siamo trovati. La cosa buona è che adesso si sta creando un buon gruppo di player: i ragazzi sono molto disposti all’ascolto, stanno seguendo i miei metodi di allenamento, e anzi io ho messo da subito in chiaro che se queste sono le premesse, con il mio aiuto e la loro collaborazione, possiamo andare tranquillamente a giocarci più di qualcosa anche in ambito nazionale e non solo. L’impegno da parte di tutti c’è, anche ogni tanto con qualche bella ‘mazzata’ se non mi danno ascolto, ma fa tutto parte del processo di crescita che vogliamo portare avanti tutti insieme. La mia fortuna è che sto lavorando con dei player bravi ed intelligenti, che sono aperti all’ascolto e ai consigli che gli sto dando, e questo devo dire che non è semplicissimo da trovare: più di una volta mi è capitato di confrontarmi con giocatori poco propensi a questo atteggiamento, e possiamo dire di essere stati fortunati ad aver trovato questa tipologia di players”.