Nel mondo degli eSports è sempre più di vitale importanza la cura dei dettagli. Lo sa bene Team Pulsar Esports ASD, che pone sempre grande attenzione, nella sua organizzazione, anche ad aspetti quali la preparazione fisica ma anche mentale dei suoi player nei diversi team.
Per portare avantiquesto aspetto, Team Pulsar Esports ASD si affida a diverse figure, come Joshua Maggia, mental coach che segue molto da vicino i player del team che compete su Counter Strike 2. Siamo riusciti a raggiungerlo, e in questa intervista ci ha spiegato diversi aspetti del suo lavoro, ma anche dell’importanza che questo ricopre nella preparazione per le competizioni e le attività quotidiane che un player affronta.
Da quanto tempo collabori con Team Pulsar Esports ASD? Quale è il tuo ruolo?
“La nostra collaborazione si è avviata a Febbraio 2023, quando Scalamandra, leader e founder del team di CS:GO, ha assemblato la squadra. Per lui è stato un ritorno nell’ambito del competitivo, è statoo per anni un giocatore professionista, poi si era allontanato, ma a inizio anno ha deciso di riprovarci, aprendo la collaborazione con Team Pulsar Esports ASD. Lui mi ha chiesto di seguirlo in questo percorso, allargando il mio lavoro anche a tutto il team. Io sono un mental coach, e quindi il mio lavoro è quello di aiutare a migliorare le performance: questo non riguarda però un ambito prettamente tecnico, per la quale c’è una figura preposta, ma si rivolge ad altri aspetti che sono fondamentali, come ad esempio migliorare la comunicazione, sviluppare un atteggiamento professionale, lavorando anche sull’attitudine dei giocatori”.
Il lavoro del mental coach, declinato al mondo degli eSports, forse al momento viene ancora sottovalutato, quando invece in un ambito professionistico sportivo reale si sente spesso parlare di lavoro mentale. Quanto è importante anche negli eSports avere questo tipo di supporto?
“Personalmente reputo questo supporto non importante, ma fondamentale. Sviluppare delle capacità ‘manuali’, ossia diventare sempre più esperti con l’uso di mouse e tastiera, richiede un allenamento tecnico che tutti i giocatori fanno. La differenza però poi sta nell’aspetto mentale. Per me esistono tre categorie di giocatori: chi gioca for fun, chi invece lo fa come semiprofessionista, e chi invece è un professionista vero e proprio. Queste ultime due categorie sono quelle che hanno assolutamente bisogno di un mental coach: ci sono tantissimi esempi di team che, se perdono un torneo, si sciolgono, oppure durante le partite stesse hanno momenti di blackout emotivo. Il lavoro del mental coach si inserisce proprio in queste situazioni, per cercare di limitarle e per fare da supporto”.
Il team di Counter Strike 2 di Team Pulsar Esports ASD ha vissuto in pieno il cambiamento del titolo Valve, con le tante modifiche al gameplay che tutti conosciamo. Come hai gestito questa fase comunque piuttosto delicata dal tuo punto di vista?
“In questo frangente il team si compone di ragazzi ‘maturi’, quasi nessuno è più tanto giovane, e quindi gli ho lasciato spazio, per ricostruirsi e riuscire a comprendere i vari cambiamenti apportati al titolo e soprattutto farsi trovare pronti per i prossimi passi che dovranno affrontare nel loro percorso. La parola d’ordine possiamo dire che è stata ‘zero pressioni‘”.
Quali sono gli obiettivi sul breve-medio termine per il team?
“Sul breve periodo, come detto, l’obiettivo è quello di riuscire a riapprendere quanto più possibile su Counter Strike 2. I ragazzi quotidianamente stanno raccogliendo dati, studiando strategie, e stanno lavorando molto su tanti aspetti tecnici. Nel medio termine l’obiettivo è capire come si andranno a strutturare le diverse tipologie di torneo, e ovviamente in quel caso il target è quello di riuscire a confermarci ai massimi livelli”.