Dopo mesi chiusi in casa, ad illuderci che Netflix e qualsiasi altra piattaforma digitale fossero in grado di placare il nostro incessante desiderio di tornare al cinema, ce l’abbiamo fatta. Le multisale hanno riaperto, rispettando tutte le norme anti Covid-19 e lo hanno fatto in grande stile, con la speranza di recuperare tutto il tempo e gli incassi perduti. Affidano queste speranze, per adesso, all’ultima fatica di uno dei registi più visionari degli ultimi anni: Christopher Nolan. Il regista britannico, dopo tre anni dal suo ultimo film (Dunkirk), torna al cinema con un progetto, un’idea, che teneva chiusa nel cassetto da diversi anni in attesa che si manifestasse il momento giusto.
Tenet, prodotto dal regista stesso e da sua moglie Emma Thomas, è un film maestoso, in classico stile Nolan. Intrattiene con scene d’azione ed effetti speciali mai visti prima, senza risparmiarsi dall’ingarbugliare la mente di ogni spettatore e di mettere alla prova la sua intelligenza. Ma andiamo con ordine.
Trama
La storia ruota attorno ad un agente che si presenta ai nostri occhi senza una storia e senza un nome, ma con la consapevolezza di essere il Protagonista della vicenda. Il suo compito è quello di sventare una minaccia per la sopravvivenza globale nelle mani del temibile e dispotico oligarca russo Andrei Sator, che crede di avere il pieno controllo su tutto il genere umano. La sua corsa contro il tempo però non si esaurisce nel tempo reale: attraverso un parola, Tenet, e un gesto della mano entrerà in contatto con un misterioso progetto, che studia come invertire l’entropia dei corpi che può condurre ad una vera e propria inversione temporale.
Sceneggiatura e montaggio
Ci troviamo di fronte all’undicesimo lungometraggio di Nolan e al quinto film in cui è stato utilizzato il sistema di proiezione IMAX e, dopo una breve ma premiata deviazione verso il genere storico con il già citato Dunkirk, l’innovativo regista torna ai suoi classici di fantascienza e azione cimentandosi anche nel suo primo film di spionaggio, un genere da lui sempre amato. La storia di base infatti non ha nulla di nuovo rispetto ad un qualsiasi altro film del genere. Il nostro eroe è un agente, di cui non ci è dato sapere né il nome né per quale intelligence lavori e il cui antagonista si ritrova in un folle e crudele magnate russo privo di qualsivoglia sensibilità, che vuole sterminare il mondo intero. Il tutto contornato da memorabili scene di combattimento così ben strutturate da sembrare coreografie di ballo, lussuosi abiti di sartoria e una smisurata etica lavorativa.
La sceneggiatura di per sé non ha nulla di nuovo e contiene al suo interno tutti i cliché dei maggiori film di spionaggio. La percezione della minaccia globale, per di più, non credo sia stata adeguatamente trasmessa e sembra essere solo un piccolo e trascurabile dettaglio nella storia, funzionale solo all’aprire la strada al vero nocciolo del film: il progetto Tenet e l’inversione temporale. Non c’è da confondersi con i viaggi temporali, non ha nulla a che fare con questi, e Nolan è stato estremamente abile nel centellinare le informazioni, disseminandole nella pellicola come piccole briciole e conducendo lentamente lo spettatore a comprenderne gli aspetti principali.
Ottimo si è rivelato sopratutto il montaggio di Jennifer Lame. Considerando il fatto che le riprese si sono svolte in ben 7 paesi differenti, con continui salti temporali tra il passato, presente e futuro, la montatrice statunitense, già nota per i suoi precedenti lavori come l’horror Hereditary e i drammatici Manchester by the Sea e Storia di un matrimonio, è stata molto abile nel rendere fluida e scorrevole la narrazione trasmettendo anche una certa sensibilità nei dettagli.
Ma allora cosa manca? Anima, pathos, emozione. Tenet si dimostra essere un progetto ben realizzato: impeccabile nei ritmi, negli effetti speciali e in tutti quegli aspetti tecnici che lo rendono stilisticamente perfetto. Al suo interno si ritrovano dettagli riconducibili a quasi tutti i film del regista: la manipolazione temporale basata su concetti fisici come in Interstellar, una struttura semi-stratificata quasi ai livelli di Inception e il tema del paradosso etico come in The Prestige. Ma se in tutte queste pellicole il regista ha dimostrato un’incredibile delicatezza e sensibilità rappresentando i drammi e la complessità dei rapporti umani, concentrandosi sul background alle spalle di ogni personaggio, nel suo ultimo lavoro ciò non avviene. Tenet è perfetto ma freddo, impersonale e superficiale nella caratterizzazione della maggior parte dei personaggi, che non sono altro che pedine che si muovono su percorsi prestabiliti, senza domandarsi troppo quale ruolo abbiano nella storia.
Cast
Un punto di forza del film è stato il cast di attori, eccezionalmente bravi, nonostante le sopracitate critiche. Il ruolo di protagonista è ricoperto dall’astro nascente Jhon David Washington che riconferma nuovamente, dopo BlacKkKlansman, le sue ottime doti recitative. Con il poco materiale che ha avuto sul suo personaggio – per scelta del regista che ha voluto costruire intorno a lui un alone di mistero affinché ogni spettatore potesse immedesimarsi in lui – è riuscito a trasmettere la sua forte etica lavorativa e la sua propensione al sacrificio in nome di un bene superiore come la sopravvivenza del genere umano. Al suo fianco troviamo un sorprendente Robert Pattinson nel ruolo di Neil, un personaggio ambiguo e misterioso quanto quello di Washington, che però sarà suo fidato alleato in questa missione. Pattinson, che ad oggi sembra quasi non sbagliare un colpo, ha portato alla luce tutti gli aspetti principali del suo straordinario personaggio: una letale combinazione di esperienza, intelligenza e carisma che ha messo in ombra anche il vero protagonista della storia portando anche un po’ di ironia e leggerezza che non guastano mai.
Kenneth Branagh invece veste i panni dello spietato e crudele antagonista Andrei Sator. Di lui il regista ha voluto accennare qualcosa del suo passato e ne ha enfatizzato i lati più brutali e disumani per creare quello che lui ha definito: “un pezzo spaventoso di umanità”. L’attore britannico, eccetto per un non molto convincente accento russo, ha rappresentato elegantemente l’egocentrismo e l’amoralità di un uomo che, con le sue conoscenze unite ad un profondo disinteresse per il genere umano, è pronto ad azioni mostruose non provando alcun tipo di rimpianto.
A sorpresa, ma forse non troppo, al fianco dell’oligarca russo troviamo una moglie: Kat, interpretata dalla splendida ed elegante Elizabeth Debicki. Il personaggio di Kat è forse il migliore nella pellicola: una donna grintosa e perspicace, che reclama libertà ed indipendenza da un’uomo che la controlla e la ricatta con quello che è il loro unico legame: un figlio. Elizabeth Debicki ha interpretato alla perfezione un personaggio in realtà già presente nel suo curriculum, con la serie televisiva The Night Manager, portandolo però ad un livello successivo: la sua Kat è umana, sarcastica e consapevole delle sue debolezze e di quanto è corruttibile l’animo umano. Lei è l’anello che congiunge il Protagonista e il diabolico Sator, ma non si limiterà a vivere passivamente ciò che le accade intorno: sarà agente attivo nella ricerca della sua emancipazione e anche nell’azione contro i piano del suo stesso marito.
Conclusioni
Tenet è certamente un’eredità importante nello scenario cinematografico moderno, cambierà il modo di far film e anche di vedere il tempo e il suo scorrere ma non riesce del tutto a smuovere gli animi. È indubbiamente un film da vedere al cinema per gli effetti e il sonoro ma non colpisce del tutto. Al termine della proiezione una sola domanda sorge quasi spontanea: ma Zimmer dov’è? Il giovane compositore Ludwig Göransson, per quanto sia promettente e già vincitore di un premio Oscar, non ha saputo creare una colonna sonora al passo con l’andamento del film, anzi a volte sembra quasi invadente e ruba completamente l’attenzione… ma non in positivo.