Prima di tuffarci nella recensione del terzo ed ultimo capitolo della trilogia, ci sembra corretto ripercorrere le tracce lasciate dai primi due The Banner Saga. Iniziamo quest’oggi con il primo “episodio” di un trittico che potrebbe segnare questo quinquennio. The Banner Saga uscì a gennaio del 2014 e dette il via ad un racconto di guerra, famiglia, amore e odio. Tre titoli basati su combattimenti strategici, una trama che riprende i miti nordici e un’ampia gamma di scelte. Tuffiamoci allora nel primo capitolo, quello che ha dato il via a tutto, The Banner Saga.
L’inizio della fine
Il racconto che i ragazzi di Stoic Studio hanno deciso di narrare nel primo Banner Saga è quello dell’inizio della fine, ma soprattutto del viaggio. Nel corso dell’avventura interpreteremo due diversi personaggi, anche se alla fine non c’è un vero protagonista. In partenza impersonificheremo un Varl di nome Ubin. I Varl sono delle specie di giganti che vivono in pace insieme agli umani in seguito all’armistizio firmato durante la Seconda Grande Guerra per sconfiggere i Distruttori. In queste poche ore scopriremo che le due fazioni hanno combattuto contro nella Prima Grande Guerra per poi allearsi contro un nemico comune, creato dagli dèi stessi. Per rafforzare quest’intesa il principe degli umani farà visita alla capitale dei Varl. Il nostro personaggio iniziale, però, è un semplice delegato per riscuotere i vari tributi delle città umane. Nel villaggio di Strand incrocerà la carovana diretta a Grofheim, capitale dei giganti, con a capo un Varl ultracentenario. Al suo seguito, oltre a numerosi guerrieri, anche il principe umano Ludin e la sua scorta. Da qui decideremo di unirci a loro per tornare insieme alla capitale.
A questo punto si passa al secondo, e quasi vero, protagonista, un cacciatore umano di nome Rook. Costui abita dall’altra parte del mondo esplorabile in The Banner Saga, ma ben presto sarà costretto a marciare anche lui, con il villaggio al seguito, verso Grofheim. Questo perché i Distruttori sono tornati. Più avanti si scoprirà anche il perché e non sarà una bella sorpresa. Lui, sua figlia Alette, il suo fidato amico Varl e chiunque sarà sopravvissuto al primo scontro partiranno per un viaggio che sembra non finire mai. Faremo la conoscenza di molti eroi, bugiardi, banditi e traditori. Ma saremo noi a scegliere cosa fare, di chi fidarci e invece chi affrontare a viso aperto. E’ tutto nelle nostre mani.
Una partita a scacchi magnifica
Il gameplay di The Banner Saga si basa su tre fattori: scelte multiple, uso ragionato delle risorse e combattimenti strategici. Partendo dalle varie opzioni che avremo nei dialoghi possiamo affermare che quasi ogni scelta influirà sullo sviluppo della trama, nel bene e nel male. Nel mio caso ho letteralmente fatto morire un personaggio per delle scelte sbagliate. Cambiandole sarebbe sopravvissuto e avrebbe potuto fare la differenza in alcuni scontri. Quindi pensate bene prima di dare una risposta o di scegliere cosa fare.
Passando alla gestione delle risorse si devono fare due discorsi. Il primo riguarda le scorte di cibo. Come detto, infatti, saremo in continuo movimento, con numerose persone (grandi, o giganti, e piccoli) da proteggere. Per questo l’uso intelligente dei viveri determinerà una partita buona da una pessima. Ogni giorno trascorso diminuirà le vostre scorte e anche il morale del gruppo, sarete quindi costretti a fermarvi qualche giorno per rifiatare e per rialzare lo stato emotivo se si vogliono evitare ammutinamenti. Questo però implica uno “spreco” di cibo enorme. Starà a noi, quindi, risucire a gestire bene le risorse e le varie opportunità che ci capiteranno per evitare morti inutili. Anche perché più combattenti abbiamo e meglio è. C’è poi la Fama, la currency del titolo. Questa servirà per alzare di livello i nostri combattenti e per acquistare razioni e oggetti. Diventa quindi fondamentale pensare bene ogni nostra mossa.
Infine passiamo ai combattimenti. Come già detto stiamo parlando di un combat system strategico a turni. Il campo di battaglia è una scacchiera e i vari personaggi, buoni e cattivi, sono le pedine. All’inizio di ogni scontro potremo decidere il nostro party, composto da un massimo di 6 NPC, per poi schierarli a nostro piacimento nelle zone colorate di blu. Ogni combattente appartiene ad una classe e avrà un’abilità speciale. Le due specie hanno caratteristiche differenti ma complementari. I Varl occupano quattro caselle, possono muoversi in un raggio più ristretto ma hanno più vita e forza. Al contrario gli umani sono più agili ma meno potenti. E’ fondamentale, soprattutto se si gioca a livello Normale o Difficile, allenare ogni combattente e potenziarlo il più possibile. Questo perché l’IA dei nemici è di primissimo livello e vi darà del filo da torcere fin dai primi scontri. In alcuni accampamenti e città è disponibile un’area di training proprio per livellare ogni nostro personaggio.
Tutto disegnato a mano
The Banner Saga è bellissimo da vedere. Non c’è molto altro da aggiungere. Nel corso del viaggio la grafica sarà in 2D e tutta disegnata a mano, così come nelle varie inquadrature per i dialoghi. Nei combattimenti diventa 3D e vengono aggiunte animazioni fluide e d’impatto. Vedere un Varl brandire la propria ascia e lasciarla cadere al suolo, creando un’onda d’urto, è uno spettacolo per gli occhi. Il titolo è sottotitolato in italiano in maniera superba. Peccato solo per qualche errore, ma nulla ditrascendentale. Una colonna sonora da brividi vi butterà addosso ogni sentimento che vuole trasmettere. Epicità, risolutezza, felicità, tristezza. Non manca nulla. E non serve nient’altro.
In conclusione il primo capitolo della trilogia The Banner Saga è un titolo imperdibile, che per 10/12 ore vi saprà intrattenere nei migliore dei modi. Anche coloro che non sono amanti dei combattimenti a turni dovrebbero dare una possibilità a questo gioco e ai suoi successori. L’inizio della fine aspetta solo voi e le vostre scelte. Una colonna sonora di primissimo livello, un lavoro di traduzione di pregevolissima fattura e una storia che si farà ricordare. Sappiate che, una volta comprato e giocato il primo, non potrete fare a meno degli altri due. Un applauso a Stoic Studio che da un crowdfunding sono riusciti a tirare fuori una perla di inestimabile valore.
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