Quando tuo nipote fa perdere le sue tracce dopo aver aderito ad un culto non ben identificato, allora è tuo dovere fare di tutto per capire cosa sta succedendo. Basterebbe questa breve frase per spiegarvi, molto velocemente, la storia di The Church In The Darkness, titolo action/stealth con visuale dall’alto pubblicato qualche giorno fa da Paranoid Productions e Fellow Traveller,
La storia di questo gioco è stata sviluppata da Richard Rouse III, conosciuto nel mondo videoludico per aver contribuito allo sviluppo di The Suffering, ma anche State Of Decay, Rainbow Six e Quantum Break. Questa volta però si è messo in proprio, con questo titolo indie che fa di esplorazione, stealth e rigiocabilità i suoi punti di forza.
Abbiamo provato per voi la versione PS4.

Trama e gameplay
Come detto, in The Church In The Darkness il vostro obiettivo sarà ritrovare vostro nipote, diventato irreperibile da molto tempo. Il gioco è ambientato negli anni ’70 e vi farà entrare nel fittizio mondo della Collective Justice Mission, una setta comandata dai coniugi Isaac e Rebecca Walker. Questa setta di fanatici, dopo essere stata cacciata dagli USA, ha deciso di spostarsi in Sud America e qui ha fondato Freedom Town, città delle libertà dove tutto si è tranne che liberi. Tra i vari adepti della setta ci sarà Alex, il nipote del nostro protagonista Vic, che, misteriosamente, non si capisce che fine abbia fatto.
A questo punto Vic decide di andare a cercare Alex, infiltrandosi dentro Freedom Town e tutta la zona che il culto sta controllando. Chiaramente questo tentativo di infiltrazione non sarà così pacifico in quanto, prima di arrivare alla città, dovrete passare sul corpo della milizia del culto. Il gioco però, essendo impostato sullo stealth, vi permetterà di scegliere: affrontare il gioco in modalità Tank, eliminando tutti gli avversari, oppure giocandola a non farsi vedere, optando per un atteggiamento pacifico anche con i nemici, atterrandoli piuttosto di eliminandoli. In The Church In The Darkness, come detto, sarà fondamentale l’esplorazione in quanto, oltre ad esservi utile per trovare loot, vi permetterà di scovare file e documenti che vi sveleranno i segreti più reconditi della setta.
L’altro importante elemento di questo titolo è la rigiocabililtà. E voi direte, a ragione, che quasi tutti i giochi sono rigiocabili. Vero, ma The Church In The Darkness è un titolo in cui ogni partita sarà diversa dalla precedente. Il gioco infatti terrà conto di come agirete e si adatterà per mettervi in difficoltà. Questo avrà anche dei risvolti sulla trama. Esempio: se adotterete un approccio stealth, qualora veniste beccati dai leader della setta questi non vi uccideranno, ma vi lasceranno andare. Ad ogni modo, questo ampio spettro di possibilità si traduce anche in un ampio numero di finali possibili. The Church In The Darkness ha 19 possibili alternative finali e starà a voi cercare di scovarli tutti.
Per quanto riguarda il gameplay, come detto il titolo è un action con visuale dall’alto. Sono presenti vari livelli di difficoltà, che vi daranno accesso o meno ad una visuale che vi permetterà di conoscere i movimenti e il cono visivo dei nemici. Questo ovviamente vi servirà per pianificare al meglio le vostre azioni. Potrete decidere infatti di distrarre le guardie, lanciando il canonico sasso per poi aggirarle, oppure potrete puntarle ed eliminarle con un’arma da fuoco. Data la visuale dall’alto, posso dire però che la tecnica del lancio del sasso non è molto efficace, perché non si può, ad esempio, definire la traiettoria del lancio e la potenza di quest’ultimo, dandovi più grane di quelle che potrà risolvere. Per quanto riguarda il feeling con le armi, la mira è praticamente automatica ed è ovviamente impossibile mirare a parti specifiche del corpo del nemico. Una cosa che ho trovato un po’ scomoda, perché spezza troppo il ritmo dell’azione, è il fatto che non esista un menu rapido ma, qualora si voglia utilizzare un oggetto, bisognerà necessariamente aprire l’inventario e scegliere l’oggetto da usare.
Comparto tecnico
Ovviamente da un gioco del genere non ci si poteva aspettare moltissimo per quanto riguarda la grafica. Ma sono rimasto piacevolmente colpito perché, data l’ambientazione “amazzonica”, la visuale dall’alto viene sfruttata bene per dare un senso di spazio stretto, elemento da tenere assolutamente in considerazione quando si pianificano le proprie azioni. Su un livello meramente tecnico, il titolo è abbastanza fluido, ma nelle situazioni più concitate ogni tanto si nota qualche leggerissimo calo di frame, cosa che si nota anche, ma molto raramente, durante le fasi di corsa. Abbastanza curate anche le animazioni, ma anche qui non stiamo di certo gridando al miracolo.
Per quello che riguarda il comparto audio, mi permetto di definirlo confusionario. Mi spiego meglio: durante le vostre partite, quando vi muoverete di villaggio in villaggio, ci saranno in ogni dove degli altoparlanti che vi urleranno nelle orecchie tutti i dogmi che Isaac e Rebecca Walker vanno impartendo ai propri adepti. Qualora doveste far scattare un allarme, che attirerà verso la vostra posizione molti nemici, il suono di questo si unirà alla voce dei due santoni. Non consigliato per i giocatori da cuffie, pena un bel mal di testa. Quasi del tutto assenti le musiche.
Conclusioni
Per chiudere questa nostra recensione, se siete alla ricerca di un action game leggermente diverso dal solito, dove lo stealth, la rigiocabilità e l’esplorazione sono degli elementi fondamentali, allora The Church In The Darkness è il titolo che fa per voi. Se siete pronti a scendere a patti con un gameplay abbastanza basico, che però mostra il fianco a degli elementi non sviluppati in maniera eccelsa, e se per voi gli elementi citati sopra superano in importanza tutto questo, procedete immediatamente.
Per gli altri invece, il mio consiglio è comunque di dargli una possibilità. Ho molto apprezzato questa sua natura quasi da casual game, cioè da gioco con cui ti fai una partita ogni tanto, cerchi di scoprire qualcosa di nuovo, magari ti capita di morire e poi si ricomincia da zero. Mi è sembrata una bella idea, che punta non su una trama lunga e articolata ma su una storia che, esplorando a dovere, assume diverse interessanti sfaccettature.