Con The Great Perhaps Caligari Games, un piccolo studio indipendente russo che crea giochi story-driven, ha fatto del suo esordio una piccola opera d’arte, anche se con alcune mancanze. Per quanto i puzzle games non siano per tutti, in questo caso hanno realizzato un prodotto (anche abbastanza difficile, in certi punti) diretto a tutti i giocatori. Il gioco è disponibile su PC (via Steam), pubblicato da Daedalic Entertainment.
L’ultima persona
The Great Perhaps è un platform ambientato in un futuro distopico, in un mondo distrutto da una misteriosa esplosione. All’inizio del gioco il nostro personaggio (Kosmos), appena uscito dall’ibernazione, scoprirà che è stato addormentato a causa di un errore per 100 lunghissimi anni. Oltre al fatto che di rendersi conto che sicuramente non potrà rivedere la sua famiglia, scopre che sulla terra sono morti tutti. Ed ecco che entra in gioco il giocatore, che con l’aiuto di una lanterna speciale trovata in un cosmodromo russo, potrà vedere dei momenti del passato, quando ancora era tutto al suo posto, e cercare di scoprire cosa sia successo alla razza umana e cosa abbia fatto detonare quell’esplosivo che ha fatto finire il mondo in rovina.
Il potere della lanterna
Per quanto all’inizio possa sembrare inutile, la lanterna è la colonna portante del gioco, poiché essa ci permetterà di interagire con gli oggetti sia del presente e del passato, meccanica necessaria per superare alcuni stage, per esempio nel momento in cui dovremo portare della vodka dal presente per aiutare un clown nel passato.
Gameplay
Lo stile del gioco è molto semplice: un puzzle game a scorrimento laterale, dove la difficoltà maggiore si incontra quando bisogna scovare i vari punti di interesse in giro per la mappa e capire a chi, dove e quando portare i vari oggetti.
L”ambientazione è tanto affascinante quanto cupa. In The Great Perhaps ci ritroveremo in una Unione Sovietica ormai distrutta da una misteriosa esplosione. Lo stile grafico è molto peculiare, disegnato a mano, e ricorda in certe parti Scribblenauts. Lo stile “bambinesco” di questa ambientazione rende il tutto ancora più inquietante.
Una pecca purtroppo da evidenziare è la scarsa longevità del gioco: appena ho avviato la partita, vista la lentezza con cui si scoprivano le nuove parti di storia e tutti i vari plot-twist, sembrava che potesse portare via almeno una decina di ore. E invece è bastata un’ora e mezza. Un vero peccato, poiché gli sviluppatori hanno creato molte situazioni su cui si poteva approfondire la storia e renderla molto più intrigante e divertente. Invece sembra quasi che abbiano saltato delle parti creando buchi di trama per fare più in fretta a completare lo sviluppo.
Anche semplicemente cercare di capire a cosa servano le anomalie temporali, o magari rendere la lanterna esauribile e dover fare delle missioni per ripararla, oppure cercare di capire da dove viene, la sua storia e come sia possibile che ci permetta di interagire con gli elementi e i personaggi del passato. Avrebbero comunque aggiunto qualche ora di gameplay in più rispetto alle due ore scarse.
Sonoro
Il sonoro di The Great Perhaps è abbastanza deludente. La musica non rende il gioco più emozionante, anzi quasi ne inficia l’esperienza. Non ho idea di chi abbia composto i brani della colonna sonora, ma di sicuro si poteva fare di meglio. Stessa cosa vale per il doppiaggio: ho giocato il titolo sia in russo che in inglese (non presenta altre localizzazioni) e il doppiaggio risulta molto poco sentito. In scene cariche di emozioni, come quando Kosmos vede la sua casa distrutta, sembra che i doppiatori non provino niente, completamente apatici, senza neanche far trasparire un po’ di tristezza.
Comparto tecnico
Il gioco essendo disegnato non richiede chissà quali componenti per farlo funzionare a 60 FPS, anche se in alcuni punti dove c’erano più NPC, oggetti ed esplosioni su schermo ho riscontrato quale calo fino anche a 25 FPS. Non c’è da stupirsi però, perché il gioco è stato provato su un PC con montata una GPU 920mx con un i5 9500t.
Conclusione
In conclusione, The Great Perhaps è un titolo godibile, per quanto sia breve. Lo ripeto, mi dispiace molto per il sonoro, perché potevano fare molto meglio di così. Il gioco ha alcune mancanze a livello di storia e a livello di quest, in relazione alle quali avrebbero potuto creare anche delle missioni secondarie più complesse (perché gli obiettivi creati da loro come “missioni secondarie” sono solo dei passaggi necessari al proseguimento della storia, ecco perché non si possono definire tali). Nel complesso comunque il gioco mi ha divertito, anche se mi ha fatto storcere il naso in alcuni suoi elementi.