Se c’è una cosa che i giochi di puzzle in prima persona spesso non riescono ad avere ragione, è una bella storia. Quando i giochi di questo genere non tentano nemmeno di presentare una parte narrativa, non hanno qualcosa che lega il tutto in maniera armoniosa. The Spectrum Retreat, il primo gioco del giovane vincitore del premio BAFTA Dan Smith, supera questo ostacolo presentando una trama forte e non banale, insieme ad una prospettiva in prima persona magistrale che chiude questo elegante pacchetto.
In The Spectrum Retreat interpreti Alex, ospite presso l’art deco hotel “Penrose” che è gestito da automi senza volto che soddisfano ogni tua esigenza. Sembra il posto perfetto per rilassarsi e fare una pausa ma, essendo un videogioco, niente è come sembra e una misteriosa telefonata ti farà venire dei dubbi fino a farti voler scappare dall’Hotel. Ma.. Fuggire da cosa? E perché? Per chi? Tutte queste domande e altre ancora verranno risolte mentre svelerai i misteri del Penrose.
The Spectrum Retreat è suddiviso in 2 sezioni di gameplay molto distinte. All’inizio di ogni giorno, ci sarà un po’ di tempo da trascorre al Penrose. Ogni mattina inizia un ciclo, dovrai aprire la porta della tua camera per la sveglia mattutina e poi dovrai andare a fare colazione al ristorante. Una volta che hai mangiato, sei libero di esplorare l’hotel. Mentre procedete in giro per l’hotel e i suoi vari piani, vi imbatterete in enigmi ambientali per aprire determinate porte. Questi puzzle si evolvono semplicemente guardando in giro per trovare qualcosa che sembra fuori luogo. Sicuramente si respira una bella atmosfera old school mentre girovaghi per l’albergo per risolvere questi enigmi che sono una prova di osservazione più che altro. Non sono neanche troppo difficili, dato che vengono costantemente forniti dei segnali se sei giusta direzione tramite alcuni indizi audio.
Una volta risolto il “puzzle della porta” nel Penrose, verrai trasportato in una serie di stanze puzzle chiamate “Test di autenticazione”. Ogni giorno ne dovrai risolvere da un minimo di 1 a massimo di 10 stanze. In apparenza, queste stanze puzzle sembrano simili a quelle che troveresti in Portal o QUBE (senza dubbio ci sono somiglianze) ma ci sono alcune differenze che distinguono i vari titoli.
Durante la prima serie di sfide, l’obiettivo è passare attraverso porte colorate. Per fare ciò, devi “succhiare” il colore del cancello in cui vuoi passare da un cubo o da un oggetto nel mondo dello stesso colore così da trasferirlo sul tuo dispositivo telefonico (che può memorizzare solo un colore alla volta). Se hai il rosso sul telefono, non puoi passare attraverso le porte bianche, quindi in questo caso devi eliminare il colore inviandolo a un cubo bianco o ad un oggetto sempre bianco. Il gioco inizia in modo abbastanza semplice, ma in breve tempo, dovrai giostrarti con pannelli colorati che possono spararti attraverso le stanze, più colori da usare e, infine, pannelli a parete che cambiano la gravità.
Gli enigmi in The Spectrum Retreat sono tutti logici. Non c’è nulla di follemente difficile, ma il tutto richiede un po’ di tentativi ed errori. Gli enigmi più difficili in questo gioco sono quelli che richiedono di capire in anticipo cosa ti riserverà il livello poco dopo, per capire quali colore non sprecare e quali portare con te. Senza qualche intuizione, è possibile rendere irrisolvibili alcuni di questi enigmi (come mettere un colore di cui hai bisogno su un blocco che lo sovrascriverà), costringendo a ricominciare la stanza dall’inizio. Per fortuna, gli enigmi si ricaricano quasi immediatamente.
Gli enigmi diventano sempre più difficili mentre avanzi nelle varie stanze e segreti del Penrose però diventano anche più divertenti. Sono puzzle pensati per farti sentire intelligente, magari il livello ti sembrerà grande ed articolato ma la sua soluzione alla fine risulterà semplice. È un gioco che ti dà una pacca sulla schiena per i tuoi sforzi, ricompensandoti per il tuo successo districando maggiormente la trama.
Il racconto di The Spectrum Retreat all’inizio è criptico, difficile da descrivere senza rovinare la sorpresa della scoperta. La storia è narrata tramite stralci di testo (9 totali) che puoi trovare per la mappa e clip audio, è emotivamente potente all’inizio e diventa molto stimolante e politicamente rilevante verso il termine. Nelle fasi iniziali ti vengono fornite informazioni criptiche con il contagocce che ti spingeranno a domandarti ed a cercare di indovinare cosa è successo davvero. Per me, il gioco ha una trama potente e di impatto e 2 giorni dopo aver finito il gioco, sta ancora occupando i miei pensieri.
La storia stessa è composta anche da un’altra narrazione, la tua fuga dal Penrose, che è narrata e guidata da un eccellente lavoro vocale della doppiatrice Amelia Tyler che interpreta il personaggio di Cooper. Riesce a trasmettere una sensazione di verità nella sua voce che porta molto stress, emozione e mistero nel gioco.
Tutto il gioco è accompagnato da una colonna sonora sublime. Ci sono 2 canzoni in The Spectrum Retreat che sono tra le migliori che ho ascoltato quest’anno e riescono perfettamente ad essere a trasmettere la natura art-deco del Penrose Hotel.
È il Penrose Hotel, tuttavia, che si erge come un fulgido faro di mistero e bizzarria in questo gioco. Incapsula quella sensazione di perdersi in un hotel (se sei mai sceso da un ascensore al piano sbagliato di un hotel, capirai quanto sembra identico ogni corridoio) perfettamente, con le camere tutte uguali e i corridoi che ti fanno girare in tondo. Il tutto è “aggravato” dallo staff robotico dell’hotel che non si muove mai, ma che ti da sempre la sensazione come se ti stessero guardando. Ci sono alcuni momenti in cui The Spectrum Retreat ti fa sentire come Mario circondato da fantasmi, come se tutti si fermassero quando li guardi ma si muovono mentre sei voltato di spalle. Di certo è inquietante, dà una costante sensazione di disagio.
Ci sono pochissime cose negative che posso dire su The Spectrum Retreat. Durante le prime parti del gioco, c’è un bel po’ di backtracking. Quindi la prima parte del gioco sembra quasi essere riempita inutilmente di queste sezioni ripetute ma quando arrivi verso l’ultima parte del gioco, ho capito che è stato solo un espediente per farmi abituare al layout e alle meccaniche del gioco. The Spectrum Retreat non offre sicuramente un comparto tecnico di altissimo livello, ma lo stile artistico compensa la semplicità poligonale e tecnica. La mia unica vera lamentela riguarda due particolari 2 enigmi nel gioco in cui si sentiva la necessità di avere ulteriori indizi visivi su cosa fare. Questi puzzle sono quelli che introducono qualche nuova meccanica di gameplay e sarebbe stato meglio avere una rappresentazione visiva migliore su come procedere.
The Spectrum Retreat non è un gioco complesso e non ha bisogno di esserlo. Alcune delle migliori esperienze di gioco sono quelle che sono semplici e divertenti. Fortnite ad esempio è il fenomeno videoludico di quest’anno, ma il concetto alla base del titolo non è affatto nuovo. Tutto quello che fa lo fa davvero bene, e la stessa cosa avviene anche in The Spectrum Retreat. Puzzle creati da esperti, un ambiente altrettanto attraente e inquietante, una narrazione che stimola il pensiero, una musica eccellente e un doppiaggio di alto livello si uniscono per formare un puzzle game davvero divertente.
Sebbene fortemente ispirato da Portal, è in grado di tracciare il proprio percorso, ha una propria voce e prospettiva. Dan Smith ha messo il suo marchio sul genere. È chiaro che ha un futuro brillante. Sono sicuro che sentiremo ancora qualcosa da lui negli anni a venire.
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