Il 31 agosto Devolver Digital ha pubblicato finalmente The Talos Principle su Xbox One. Il gioco, sviluppato da Croteam, è disponibile anche su PC via Steam e su Playstation 4. Ho quindi avuto la possibilità di provare approfonditamente questa versione, che in ogni caso non si discosta nei contenuti dalle altre precedenti, se non per il fatto che include anche l’espansione Road to Gehenna.
Di cosa si tratta quindi? The Talos Principle è un puzzle game, un gioco di rompicapi in prima persona, costituito da più di cento enigmi che dovrete risolvere per ottenere dei semplici oggetti che vi permetteranno di sbloccare zone successive e proseguire. L’aspetto però più spiazzante e sorprendente della creatura di Croteam è quello prettamente narrativo, che chiama in causa temi estremamente complessi e profondi, cercando di andare alla radice del senso dell’esistenza, della memoria e della tecnologia. Il tema portante è quello dell’intelligenza artificiale: noi stessi ne controlleremo una, senza però sapere da dove venga o quale sia il suo scopo, se non mediante indizi testuali, e una voce che ci parlerà dall’alto: la voce di Elhoim (il nome ebraico biblico di Dio). Il gioco è ricco di riferimenti alla religione e alla cultura classica, cita filosofi e autori, oltre che poeti.
Ma andiamo per gradi, poiché la complessa costruzione narrativa (non tanto relativamente alla vicenda narrata, quanto ai contenuti) potrebbe causare un po’ di confusione, soprattutto a chi non dovesse conoscere questo “gioco”, se di gioco in senso stretto si può parlare.
Genesi
La risposta che mi è più volte venuta in mente è stata il gioco. Ogni società umana nella storia documentata ha avuto giochi. Non ci limitiamo a risolvere i problemi solamente per necessità. Lo facciamo per divertimento. Anche da adulti. Lascia un essere umano da solo con una corda annodata, e lui la sbroglierà. Lascia un essere umano da solo con dei cubi, e costruirà qualcosa. I giochi sono parte di ciò che ci rende umani: noi vediamo il mondo come un mistero, un puzzle, perché siamo sempre stati una specie di risolutori di problemi.
Questa considerazione proviene da uno degli audio di gioco. Oltre ad essere una perfetta definizione del concetto di Homo Ludens, è sostanzialmente una dichiarazione, un manifesto di pensiero anche di chi ha creato questo titolo. L’uomo è giocatore, nella sua essenza. Risolve problemi, ne è portato. E così, noi stessi siamo posti in questo mondo – chiaramente di origine artificiale – e spinti a “giocare”, a risolvere problemi, per avanzare.
Ma verso dove? Non ci è in realtà dato saperlo, veniamo invitati da Elhoim ad avere fede, ad avanzare. Un luogo ci viene proibito però: la “torre”. Naturalmente, senza una spiegazione. Il riferimento al mito del Giardino dell’Eden è ben chiaro, e la prima cosa che ci viene in mente è che, entrando in quella torre, potremmo probabilmente avere accesso ad una conoscenza superiore, che però ci condannerà a qualcosa di inevitabile. È il destino dell’uomo, in un certo senso: portato a inseguire la conoscenza e raggiungerla, ma dopo averla ottenuta non farà altro che rendersi conto dell’insensatezza e dell’imperscrutabilità dell’esistenza. Ci sono cose che non è dato sapere, e che bisogna solo accettare.
Un non-luogo
Ci risvegliamo quindi in un luogo di cui possiamo comprendere immediatamente la natura artificiale. Il primo “mondo”, denominato semplicemente con la lettera A, fa riferimento a delle rovine romane, sembra di trovarsi in un luogo a metà tra Pompei e Ostia antica. Non ci vengono date spiegazioni, a parte il benvenuto di Elhoim, una voce incorporea che si riferisce a noi come “bambino“. Inizia così quello che è un viaggio di formazione, il nostro viaggio di formazione, che ci porterà a risolvere enigmi sempre più complessi con l’apporto di diversi strumenti, che sbloccheremo mano a mano.
Avanzando nei livelli avremo l’accesso ad alcuni portali informatici, i cui dati di archivio sembreranno essere corrotti. L’accesso ad alcuni file sarà tuttavia possibile: potremo consultare estratti di testi autoriali, come il libro di Osiride o trattati filosofici, oltre che poemi. Quella che sembra essere, in sostanza, una raccolta dello scibile umano, accumulato per secoli. Alcuni file saranno di natura diversa: lettere, mail, conversazioni in chat di persone che pare stessero lavorando (non si sa in quale tempo e in che luogo) ad un progetto molto importante, legato all’intelligenza artificiale.
Mi fermerò qui, perché da questo punto in poi il giocatore verrà spinto a raccogliere indizi testuali, ad elucubrare e a cercare di capire dove sia finito: ma soprattutto, perché si sia ritrovato in questo luogo, di che tipo di luogo si tratti, ed arrivare infine ad una conclusione, sia del gioco che personale.
Dubbi
Si tratta di un viaggio costruito per mettere in dubbio anche la più radicata certezza di chi si approccia ad affrontarlo. Esiste una particolare entità che interagirà con noi tramite i portali informatici: l’assistente di biblioteca Milton (riferimento al poeta John Milton, che viene citato con il suo Paradiso Perduto). Egli sembra essere progettato – o si tratta di un’anomalia? – per mettere in crisi la nostra consapevolezza, la nostra convinzione di essere un essere umano (perdonate la ripetizione) al 100%. Cosa che in realtà è evidente che non siamo, dato che stiamo controllando un essere chiaramente artificiale, una sorta di androide. O forse sì: cosa significa, in fin dei conti, essere umano? Avere una coscienza? Essere intelligenti? Amare? Giocare? Sognare? Forse tutte queste cose insieme, e molte altre in più. È quello che siamo o quello che facciamo che ci qualifica come tali? Non sono qui naturalmente per rispondere a queste domande. E nemmeno lo è il gioco, non direttamente almeno. Tuttavia, le risposte che noi daremo, avranno conseguenze più o meno dirette, sia nel nostro rapporto con “l’assistente”, sia nelle nostre possibilità di azione tramite i portali, e sia più avanti nella conclusione (anzi, nellE conclusionI). Ma lo scoprirete personalmente.
Ci troviamo davvero in un Paradiso Perduto? Forse perduto per sempre. E ciò a cui assistiamo è solamente una simulazione senza fine, abbandonata a se stessa. Un po’ come lo è il mondo, da un certo punto di vista. O forse no.
Il Principio di Talos
Il titolo del gioco fa direttamente riferimento ad un antico mito greco. Talos, o Talo, era un gigante di bronzo posto a guardia dell’isola di Creta, incaricato direttamente dal re Minosse. Il gigante possedeva un unico punto debole, come Achille: l’unica vena, visibile sulla caviglia, che conteneva il suo sangue. E fu proprio una ferita in quel punto a causare la sua morte.
Il cosiddetto “Principio di Talos” fa proprio riferimento a questo: possiamo impegnarci a raggiungere le vette più alte della conoscenza, ma ognuno di noi ha bisogno di sangue per vivere. Se il genio si scorda di mangiare, chi ascolterà mai le sue idee, dato che non potrà sopravvivere? Si tratta effettivamente di una questione umana più che attuale: circondati da sempre più tecnologia e concentrati sul raggiungere una conoscenza sempre maggiore, ci dimenticheremo di avere un corpo? Ma se ciò accadesse, la conseguenza sarà la medesima del gigante invincibile.
Prova
Una certezza, però, la possiamo avere: qualcuno ci sta mettendo alla prova. E quest’ultima consiste in una serie di puzzle ambientali da risolvere, che ci permetteranno di raccogliere pezzi “alla Tetris”, che una volta composti insieme ci daranno accesso ad oggetti o aree successive. Il mondo di gioco è diviso in “aree”, ognuna con un tema diverso, divise in A – B – C, più la misteriosa torre “proibita”. Ogni area è organizzata per “stanze” numerate, in ognuna delle quali troveremo molteplici enigmi da risolvere. Questi ultimi sono più di 120, ognuno unico e costruito con una difficoltà crescente. Mano a mano che avanzeremo, avremo più oggetti a disposizione, e in questo modo le cose diventeranno più complesse.
Ogni puzzle è ben costruito e più di uno richiederà diverso tempo e parecchio ingegno per essere risolto. Da questo punto di vista la realizzazione è magistrale, vista la quantità e la varietà degli elementi. Alcuni rompicapi saranno più brevi e semplici, altri più lunghi e complessi. A volte, sospendere per poi tornare in seguito, potrà avere effetti sorprendentemente benefici, specie dopo essere stati magari una ventina di minuti bloccati sullo stesso enigma apparentemente irrisolvibile.
Tasselli
Il comparto tecnico è probabilmente il lato che meno è da elogiare di questo titolo, e abbassa di qualcosina il voto finale. Ho testato la versione Xbox One, quindi sostanzialmente quella meno performante presente sul mercato. Si parla di un lato grafico non eccellente, una fluidità che a volte si perde, con cali notevoli di framerate in alcuni momenti, e una monotonia di base nei modelli, che però tutto sommato è coerente con l’ambientazione e il concetto narrativo di base.
Di contraltare, segnalo invece l’eccezionalità della colonna sonora (composta da Damjan Mravunac), che seppur forse “ingombrante” in alcuni momenti, crea un’atmosfera mistica, coinvolgendo ed emozionando il giocatore profondamente.
Chiusura
Cosa dire in conclusione di questa lunga analisi? Che The Talos Principle, seppur non tecnicamente eccellente, è un capolavoro. Su questo non si può discutere. Una rete narrativa in grado di sviscerare i dubbi sull’esistenza e la coscienza umana, in modo coerente e sensato, unita ad una sapiente costruzione di puzzle sempre diversi e vari, in grado di soddisfare enormemente il giocatore una volta che li avrà risolti. Un viaggio che diventa ben più di un semplice “gioco”, in grado di spiazzare il giocatore quando meno se lo aspetta, e nei modi più inaspettati. Giocatelo, non ve ne pentirete.
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