Ecco come il mondo è cambiato intorno alla videogamer.
“A parere mio le vere videogiocatrici ci sono sempre state, ma ora ci sono meno “pregiudizi”: prima, se eri femmina, dovevi giocare con le bambole e i trucchi ed il maschio giocava con l’actionman e i videogiochi. Ora, per fortuna, ognuno sceglie quello che gli pare. Penso che dalla mia generazione (92) sono cambiate molte cose nell’ambito videoludico per entrambi i sessi”.
Van Gamez – YouTuber – Uomo
Essere una videogiocatrice, nel 2017, sembra essere qualcosa di assolutamente normale alla vista di moltissima gente, ma non sempre è stato così. Secondo varie interviste fatte alle videogiocatrici, essere un’appassionata di videogiochi ha portato a discriminazioni da parte del genere maschile, che ha considerato la donna inferiore rispetto all’uomo anche in questo campo.
“La gamer italiana xLullaby dice: – In genere, le ragazze gamer, vengono un po’ discriminate. Non tutti lo fanno, chiaramente, ma molti se ne escono con frasi del tipo “puoi essere brava quanto ti pare, ma mai quanto un ragazzo”. Una cosa simile è successa a me, facendo poi un 1vs1 e vincendo. Mi è stato detto che altro non si trattava che di fortuna”.
Fino all’anno 2010, questo pensiero era instaurato anche nella mente di moltissime donne, che utilizzavano i classici stereotipi come modelli di vita. Tutto ciò, però, ha causato una lotta tra le videogiocatrici in grado di emanciparsi per uscire allo scoperto senza essere viste come nerd, asociali – stereotipate. Infatti, nel corso degli anni, il mondo videoludico ha visto una sempre più crescente affluenza di gamer femminili, tant’è che cominciarono ad uscire i primi giochi dedicati interamente alle ragazze. Purtroppo, però, nonostante le software house avessero avuto l’idea a fin di bene, tutto ciò non è stato molto apprezzato dalle giovani donne intente a giocare a giochi molto meno femminili. Il più conosciuto è, appunto, Giulia Passione: gioco partorito dalla Ubisoft per Nintendo, dove la protagonista svolge varie mansioni come arredatrice, baby sitter, ballerina, cuoca e tanti altri lavori prettamente femminili e stereotipati. Hanno avuto un grandissimo impatto sul mercato, essendo stati in voga per diversi anni prima di crollare definitivamente con l’ultima uscita: Giulia Passione Veterinaria in Australia.
Nel frattempo, la popolazione delle videogiocatrici è continuata a crescere contro le aspettative, finendo per arrivare ad essere il 42% della popolazione videoludica nel 2012. È stato un traguardo importante, e la percentuale è continuata a salire fino a raggiungere il 50% della community.
Mrs.Potato – “Negli ultimi anni, le videogiocatrici sono aumentate o si sono fatte avanti, abbattendo i muri che le teneva intrappolate in un mondo pieno di pregiudizi. Molte, anche, si sono buttate nello streaming di videogame. Cosa ne pensi?”
Nausica Federico, videogiocatrice – “Penso che sia importante dare voce anche alle donne, poiché nel contesto videoludico molto spesso vengono prese in giro o derise poiché considerate inferiori alla controparte maschile. Non è assolutamente vero ed è una generalizzazione. Di conseguenza, da donna, mi fa molto piacere che le mie “colleghe” si siano fatte avanti, e non posso fare altro che supportarle, ovviamente qualità del lavoro permettendo”.
Nello scorrere degli anni, quindi, le videogiocatrici hanno preso sempre più campo in questo mondo finendo per raggiungere obiettivi che, ancora oggi, fanno rimanere a bocca aperta i malpensanti. Basti pensare agli eSports con team formati tutti al femminile o videogiocatrici che sono riuscite a farsi un bel gruzzoletto con i propri videogiochi preferiti, o a molte streamer che riescono a fare visualizzazioni da capogiro. Molti considerano questi dati come un grande passo per la parità o almeno all’uguaglianza. Nonostante tutte queste note positive, c’è ancora molto su cui le gamer devono lavorare.
Molto spesso, queste informazioni, si sono rivelate delle vere e proprie armi in mano alle nazifemministe – termine che richiama il femminismo estremo, usate per attaccare ogni singola questione che potesse, anche lontanamente, appartenere a questo argomento. Basti pensare alla Game Developer Barbie, bambola Barbie creata a tiratura limitata seguendo l’andamento della moda, con jeans e maglietta casual, insieme ad un paio di grandi occhiali e capelli colorati; molte femmine hanno protestato contro la Barbie, creata nel 2016, poiché presentava abiti stereotipati. Infondo, una game developer può anche avere vestitino corto floreale e una margherita in testa, no?
E, come questa, ci sono state tantissime altre guerre, a cominciare dalle Gamer Girl.
Anni fa, prima dell’avvento dei video su internet, YouTube e Twitch, una gamer girl non era altro che una ragazza appassionata di videogame, una nerd, o al massimo un qualcuno che voleva ottenere favori in game. Al giorno d’oggi, “gamer girl” ha oramai guadagnato popolarmente una immeritata accezione negativa, rivolto a tutte quelle ragazze che streammano o registrano gameplay mostrando scollature vertiginose o atteggiamenti provocanti. Le attuali “gamer girl” hanno spaccato il mondo videoludico tra maschi e femmine.
Un gamer italiano scrive – “Mi irrita il termine “gamer girl”. Siamo uguali, quindi perché differenziare. Gamer basta e avanza e, riguardo alla scollatura, da uomo, in tutta sincerità è un bel vedere. Oggettivamente non trovo un motivo per recriminare se la giocatrice dimostra comunque una buona abilità”.
E non solo! La cosplayer Michelle Phoenix, nonché videogiocatrice, concorda con questo pensiero e rivela: Molte ragazze fanno appositamente le “oche” per fare visualizzazioni e sinceramente penso che facciano bene. Se si sentono a loro agio nel farlo fanno bene ad approfittarne, sono solo furbe e disinibite e sanno sfruttare il loro sex appeal per ottenere successo. Io non avrei il coraggio di farlo ma trovo sia ingiusto criticare una ragazza solo perché sa come gira il mondo e vuole usarlo a proprio vantaggio. Non è diversa da uno che, sapendo di essere molto alto, decide di sfruttare la cosa e giocare a basket.
Molte persone, tramite l’affluenza delle etichettate “gamer girl”, testimoniano che se una ragazza si presenta come tale in un gioco probabilmente lo farà per ricevere più attenzioni degli altri giocatori anonimi, e spesso anche per ricevere aiuti che non avrebbe ricevuto restando nell’anonimato. Infatti molti ragazzi cercano di attirare l’attenzione di queste autodefinitesi ragazze dando favori in game, tentando , nel concreto, di corteggiarle, ma più spesso finendo nell’ingloriosa e infamata “friendzone“.
Mrs.Potato – “Secondo te sono più avvantaggiate rispetto ad un videogiocatore?”
Alice Nero, cosplayer, disegnatrice e videogamer – “Basta dire che sei donna o far presumere di esserlo che un certo numero di pollastri ti si avvicinano e iniziano a fare favori per ricevere altro in cambio. Molte volte finiscono nella friend zone o peggio”.
Insomma, nel 2017, spesso dire “sono una videogiocatrice” non sembra facile, a causa dei molti pregiudizi che con gli anni si sono evoluti e trasformati. Secondo me, una vera videogiocatrice è una ragazza che è sé stessa ed evade dallo stress quotidiano divertendosi dietro un videogame, trasformandosi nel proprio eroe od eroina e vivendo avventure fantastiche.
Vuol dire essere persone normali con una grande passione – non il voler fare le veterinarie in Australia, a meno che non sia un vostro sogno.
Il mondo femminile lo vedo esattamente come quello maschile: ragazze a cui piace giocare e divertirsi, e DEVE essere una cosa normale, ormai, nel 2017.
Sergio Vincenzo Deriu aka Konfuso – videogamer & youtuber